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Disastro aereo, il pilota era un pivello

Non sarà un termine tecnico, ma uno dei piloti del Boeing 777 dell'Asiana Airlines schiantatosi sulla pista dell'aeroporto di San Francisco, era un «pivello». L'espressione corretta sarebbe «ufficiale di volo in fase di formazione», ma la precisazione risulta nient'affatto consolatoria. Soprattutto per le famiglie delle vittime dell'incidente, che ieri hanno scoperto un «particolare» certo non irrilevante: il pilota Lee Kang-Kuk, 46 anni, aveva all'attivo appena 43 ore di esperienza sul modello di aereo venuto giù tre giorni fa. Va precisato che nel suo curriculum Lee Kang-Kuk poteva vantare un totale 9000 ore di «guida», una «dote» professionale maturata però su aerei di categoria «inferiore» rispetto al 777 della tragedia.
Ciò non significa che la colpa del dramma sia da attribuirsi esclusivamente alla presunta impreparazione del comandante Lee, ma di sicuro la circostanza non depone a suo favore. Concetto ribadito - non si sa quanto convintamente o solo per dovere d'ufficio - dal responsabile del ministero dell'aviazione Choi Jeong-Hoper: «Al momento non è ancora possibile dire se l'incidente è stato causato dall'inesperienza del pilota».
Sta di fatto che secondo il National Transportation Safety Board che ha analizzato i primi dati delle scatole nere, l'aereo avrebbe avuto una velocità troppo bassa in fase di atterraggio: sette secondi prima dell'impatto con la pista dell'aeroporto di San Francisco i comandanti infatti provarono a «riattaccare» (dare gas per riprendere quota). Vanamente. Effetto del terrificante impatto al suolo: due studentesse cinesi morte e 182 feriti. Intanto gli esperti, dopo aver visionato decine di volte le immagini della sciagura, tendono a individuare quantomeno un «concorso di colpa»: tra le cause dell'incidente potrebbe infatti anche esserci il sistema di atterraggio strumentale dell'aeroporto (Glide path system), fuori uso da settimane. «Fuori uso». Scrive proprio così Der Spiegel che ha intervistato alcuni piloti tedeschi, atterrati di recente nell'aeroscalo americano teatro del dramma.
«Un atterraggio guidato a San Francisco è diventato praticamente impossibile - ha detto un pilota che è voluto rimanere anonimo - un incidente era solo una questione di tempo». Parole pesantissime. Che potrebbero ora mettere nei guai più di qualcuno dei responsabili dell'aeroporto di San Francisco.
Quanto denunciato da Der Spiegel trova conferma anche nel rapporto scritto dall'ente federale statunitense per la sicurezza del volo: «Al momento dell'atterraggio la guida elettronica per l'approccio alla pista era fuori servizio».
Interessante dare conto anche della posizione presa dal Ministero dei Trasport sudcoreano: «Date le ottime condizioni meteo il pilota poteva quindi effettuare un atterraggio visuale (pratica peraltro obbligatoria ad intervalli regolari per poter conservare il brevetto). Il comandante Lee era ancora in addestramento sul B777 (al trentesimo atterraggio, il primo a San Francisco) ma era accompagnato da un capitano-istruttore con oltre tremila ore di volo su quel modello di apparecchio, e sul quale ricadono legalmente le eventuali responsabilità».
La torre ha autorizzato l'approccio visuale, l'equipaggio ha ricevuto il messaggio e ha abbassato il carrello ed estratto gli ipersostentatori («flap», che danno maggiore portanza alle basse velocità); la velocità era di 137 nodi (circa 250 km orari), e nessuna anomalia o allarme era stata segnalata in cabina di pilotaggio.
Secondo quanto ricavato dai registratori audio in cabina sette secondi prima dell'impatto uno dei piloti ha chiesto maggiore velocità, e tre secondi dopo si è attivato il segnale di stallo (velocità insufficiente); un secondo e mezzo prima dell'impatto è stata chiesta la «riattaccata» («go around», ovvero l'aumento della spinta per poter riguadagnare quota e provare un nuovo approccio). Manovra fallita.
Stando ai dati ricavati dalla scatola nera le manette dei motori erano in posizione «idle» (spinta nulla) e la velocità era caduta significativamente sotto i 137 nodi previsti (il valore esatto non è stato accertato); le manette sono state spinte in avanti e i motori sembrano aver risposto normalmente, ma evidentemente troppo tardi - data l'inerzia e il peso dell'aereo - per poter riprendere quota prima dell'urto. Un attimo dopo il dramma.

Che in queste ore si è arricchito di un particolare beffardo riferito a una delle due giovani vittime: il suo cadavere infatti è stato ritrovato a una distanza sospetta dalla carcassa del velivolo in fiamme, alimentando l'ipotesi che la giovane, già scesa dal velivolo, potrebbe essere stata investita da uno dei mezzi di soccorso giunti sulla pista a tutta velocità.

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