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Dolce & Gabbana: "Se ci condanneranno noi costretti a chiudere"

I due stilisti accettano l’invito pacificatore di Pisapia ma precisano: "Siamo stufi di essere trattati da evasori"

Dolce & Gabbana: "Se ci condanneranno noi costretti a chiudere"

Domenico Dolce e Stefano Gabbana accettano l’invito del sindaco di Milano Giuliano Pisapia a un incontro per chiudere le polemiche dopo i tre giorni di serrata delle attività in città decisi dai due stilisti come forma di protesta per le parole dell’assessore al Commercio Franco D’Alfonso, contrario a dare spazi ad "evasori celebri".

In due interviste, rilasciate a Repubblica e Corriere della sera, Dolce e Gabbana spiegano le ragioni del loro gesto: "Non ci rassegniamo ad essere crocifissi come ladroni. Perché non lo siamo". Ancora più diretto Dolce: "Siamo stufi di essere trattati da evasori. Noi siamo delle persone perbene. Viviamo in Italia, paghiamo le tasse in Italia, non facciamo finta di vivere all'estero".

I due stilisti ripercorrono la vicenda giudiziaria, proclamano la loro innocenza da tutte le accuse, ripetono che andranno in appello per la condanna penale di primo grado (a un anno e 8 mesi), e in Cassazione per la multa per infedele dichiarazione dei redditi e spiegano che se saranno confermati i 400 milioni di multa dovranno chiudere.

"Chiudiamo, non saremmo in grado di resistere".

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