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Oggi l'assalto finale dei pm, Ruby smonta i teoremi di Ilda: "Mai prostituita nella vita mia"

Oggi la Boccassini chiederà la condanna del Cav. Ma Ruby la smentisce: "Mai avuto rapporti intimi". Il Cav a Canale 5: "Contro di me intenti malevoli"

Oggi l'assalto finale dei pm, Ruby smonta i teoremi di Ilda: "Mai prostituita nella vita mia"

I pm di Milano si preparano a un nuovo, durissimo attacco a Silvio Berlusconi. A cinque giorni della sentenza con cui la Corte d’Appello ha confermato i quattro anni di carcere già inflitti in primo grado per il caso Mediaset domani, salvo colpi di scena, dovrebbe arrivare una nuova richiesta di condanna per il Cavaliere. Sarà proprio Ilda Boccassini a chiedere la condanna in quello che si configura come l'epilogo di uno scontro iniziato nel 1995.

Domani mattina, intorno alle 9 e 30, riprenderà, dopo una lunga pausa dovuta prima a motivi elettorali e poi all’istanza di rimessione respinta una settimana fa, il processo sul Rubygate nel quale il Cavaliere è imputato per concussione e prostituzione minorile. In realtà, l'intera impalcatura con cui la Boccassini ha costruito il teorema per incastrare Berlusconi. Nel corso dello speciale intitolato La guerra del 20 anni: Ruby, ultimo atto, andato in onda questa sera su Canale 5, Karima El Mahroug ha negato di essersi mai prostituita: "Era contro i miei principi". Non solo. La giovane ha anche spiegato di aver "sempre fatto grande sacrifici" e di essersi privata di cose che avrebbe desiderato. Cose che a suo dire sarebbe più facile raggiungere "con quella strada". Nonostante Ruby abbia più volte ribadito di non aver mai avuto rapporti intimi con Berlusconi, domani la Boccassini chiederà ai giudici della quarta sezione penale del tribunale la condanna dell’ex premier. L'accusa è, appunto, quella di aver organizzato "festini a luci rosse" nella residenza di Arcore ai quali avrebb partecipato anche Karima El Mahroug, quando era ancora minorenne. "Non c’era nulla di differente rispetto alla normalità - ha spiegato lo stesso Berlusconi - si è favoleggiato e ironizzato con intenti malevoli nei miei confronti".

Nell'inchiesta di Canale 5, le telecamere sono entrate per la prima volta proprio nella Sala del Cinema, nella sala della Musica e quella da pranzo di Villa San Martino. Tutti i luoghi che sono finiti al centro del processo Ruby. "Non ho mai chiesto a nessuno di lasciare il telefonino, non l’ho mai chiesto in vita, nemmeno nei rapporti politici", ha spiegato il Cavaliere assicurando di non aver nulla da nascondere. "Nonostante sia il primo a dire che uno Stato non è democratico se non c’e possibilità di parlare al telefono - ha insistito - continuo a farlo perché non ho nulla che non possa essere ascoltato". Così, ai microfoni di Canale 5, l'ex presidente del Consiglio ha raccontato come ha conosciuto Ruby: "Da parte mia ci fu un atto di cortesia e generosità donandole 57mila euro per aprire un centro estetico teso a non costringerla a qualche cosa che non avrebbe certamente fatto bene a lei e al suo futuro". Karima El Mahroug diceva a tutti di avere 24 anni: anche in udienza ci sono stati testimoni dalla Sicilia che hanno raccontato come la ragazza era solita dire di di avere di più degli anni che in realtà aveva.

La Boccassini intende accusare Berlusconi anche per la telefonata fatta tre anni fa ai funzionari della questura per ottenere, stando alla ricostruzione degli inquirenti, il rilascio della giovane marocchina che era stata fermata per un furto. "Mi dicevano che la ragazza piangeva e quando l’ho sentito per me è abituale correre in soccorso di chi in è in difficoltà", ha raccontato Berlusconi spiegando i motivi che lo spinsero a interessarsi dell'affidamento di Ruby a Nicole Minetti. Nel corso dello speciale su Canale5, il leader del Pdl non nasconde di essersi sentito preso in giro perchè la ragazza aveva raccontato di essere parente di Mubarak e, appunto, di avere 24 anni. "Io non avevo mai avuto dubbi che queste cose fossero vere - ha continuato il Cavaliere - anche per quello che mi aveva detto Mubarak". Proprio per questo, entrò in campo quella Nicole Minetti, allora consigliera regionale Pdl che, rileva oggi Berlusconi, "era ancora la Minetti di Don Verzè, con le treccine, non quella 'esplosiva' che si sarebbe appalesata qualche tempo dopo".

Dopo la requisitoria il collegio dovrà fissare un’altra udienza per dare la parola agli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo, difensori del leader del Pdl e poi un’altra ancora per le repliche e la camera di consiglio.

Se tutto dovesse procedere senza più intoppi il verdetto potrebbe arrivare entro fine maggio o al più tardi entro metà giugno.

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