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I parlamentari del Pdl davanti al tribunale di Milano. Alfano: "Intervenga il Colle"

Alfano accusa: "Emergenza democratica". I 150 parlamentari del centrodestra a Milano. Oggi saliranno al Colle

I parlamentari del Pdl davanti al tribunale di Milano. Alfano: "Intervenga il Colle"

Dalla sede dell’Unione del Commercio, dove si è tenuta la riunione con il segretario Angelino Alfano, i 150 parlamentari del Pdl hanno raggiunto a piedi il tribunale di Milano. Una marcia verso il palazzo di Giustizia per manifestare contro l'assalto giudiziario nei confronti del Cavaliere. Una manifestazioni "silenziosa" interrotta solo dalle note dell'Inno di Mameli, intonate davanti alla scalinata del Tribunale. Durissimo il messaggio lanciato dall'ex guardasigilli: "Noi abbiamo un interlocutore di cui ci fidiamo, è il presidente della Repubblica. A lui affidiamo la nostra preoccupazione per questa emergenza democratica". Adesso toccherà a Giorgio Napolitano trovare una soluzione. In un crescendo di agguati e colpi bassi, la procura di Milano ha preso nuovamente di mira Silvio Berlusconi: l'obiettivo dei pm è quello di decapitare il centrodestra, attraverso un fuoco incrociato di condanne, prima di tornare alle urne. Nonostante il Cavaliere abbia bloccato la protesta anti giudici, il Pdl non è disposto a rimanere a guardare (immobile) mentre la magistratura porta avanti l'attacco finale. Così martedì, prima di far scattare una protesta decisiva, Alfano salirà al Colle insieme ai capigruppo uscenti del Senato, Maurizio Gasparri, e della Camera, Fabrizio Cicchitto, per mettere alle strette il capo dello Stato.

Il Pdl fa quadrato attorno a Berlusconi. L'attacco giudiziario ha valicato qualsiasi regola democratica e ha spinto il Pdl a riunire i propri parlamentari per decidere come reagire all'emergenza giudiziaria e ai nuovi assalti della magistratura rossa. Mentre a Milano il pm Ilda Boccassini chiede e ottiene la visita fiscale per trascinare il Cavaliere al processo Ruby, a Napoli la procura pretende il giudizio immediato nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta compravendita di senatori. Nel corso del suo intervento alla riunione con i parlamentati del Pdl, Alfano ha ripercorso - punto per punto - i vari capi di imputazione chiarendo in primis anche il caso del senatore Sergio De Gregorio che, secondo i pm partenopei, avrebbe ricevuto 3 milioni di euro per lasciare l’Italia dei Valori e passare al Pdl causando, in questo modo, la caduta del governo: "Prodi non è caduto per De Gregorio ma a seguito dell’arresto della moglie di Mastella". L'ex Guardasigilli è passato, poi, ad analizzare la questione abnorme che ha portato a una condanna a quattro anni nel processo Mediaset: "Colui che paga centinaia di milioni di euro in tasse, avrebbe evaso per tre milioni di euro che, nel mondo berlusconiano, rappresentano ben poca cosa". Paradossale anche la questione che ha portato a una condanna a un anno senza condizionale per concorso in violazione del segreto istruttorio nel processo Unipol: "Proprio a Berlusconi che è stato ed è la più grande vittima di fughe di notizie e di rivelazioni di fatti personali". Tutto questo fino ad arrivare al processo Ruby dove ci sarebbe una concussione senza concusso e una induzione alla prostituzione senza prostituzione. A questo proposito l'ex ministro Mariastella Gelmini ha criticato la visita fiscale imposta a Berlusconi, che da giorni è ricoverato all'ospedale San Raffaele, ricordando che qualsiasi cittadino ha diritto alla tutela della sua salute. "Sarebbe come se la magistratura sottintendesse la complicità dell’ospedale in una impossibile truffa alla giustizia - ha tuonato la Gelmini - questo atteggiamento è arrogante e intollerabile".

A fronte di tutte queste ragioni, una volta sciolta la riunione in corso Venezia, i parlamentari hanno marciato verso il Palazzo di Giustizia. Disposti sulla scalinata dell'ingresso principale, deputati e senatori azzurri hanno contestato l'accanimento della procura milanese nei confronti del Cavaliere. "Non avremmo voluto venire qui, in tribunale, ma l’aggravarsi della situazione ci ha imposto questa scelta", ha spiegato Alfano rimettendo la situazione nelle mani di Napolitano e invocando un suo intervento immediato. Dopo avere intonato l’inno nazionale e avere spiegato le ragioni della protesta, i parlamentari del Pdl hanno lasciato la scalinata e sono entrati all’interno del tribunale. Il coordinatore lombardo Mario Mantovani ha sottolineato che la manifestazione è stata decisa nonostante la contrarietà del Cavaliere. Una presenza pacifica che, però, non è piaciuta all'Anm che ha alzato nuovamente i toni dello scontro rifiutando ogni implicazione politica delle toghe. Subito dopo i parlamentari hanno lasciato il tribunale per raggiungere l'ospedale San Raffaele e portare il proprio appoggio a Berlusconi. Appoggio che, però, è stato trasmesso dai medici dal momento che, per non affaticare il Cavaliere, non gli hanno permesso alcuna visita.

Il segretario del Pdl ha accusato i magistrati di voler dare una mano alla sinistra "eliminando per via giudiziaria Berlusconi" proprio mentre sono in corso le trattative istituzionali per formare il governo. Proprio per evitare questo vergognoso epilogo, come ha spiegato Cicchitto, il Pdl sarebbe ben disposto ad appoggiare un governo - anche di natura tecnica - con il Pd, ma solo a patto che venga "sciolto il nodo dell’attacco giudiziario". Se l'aggressione non dovesse fermarsi, il centrodestra sarebbe pronto a non partecipare alle prime sedute del parlamento. Proposta che verrà riferita martedì direttamente a Napolitano. Nel frattempo, il centrodestra è già pronto a tornare tra la gente riavviando la macchina della campagna elettorare. Berlusconi intende, infatti, fare un giro d’Italia permanente fino alle prossime elezioni.

Il primo appuntamento è previsto per il 23 marzo, a Roma.

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