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"Dracula" resta in cattedra grazie ai giudici del Tar

Il Tribunale blocca la decisione del rettore della Sapienza che voleva pensionare l'ex ministro delle Finanze Visco. Che ora mantiene posto e stipendio da docente

"Dracula" resta in cattedra grazie ai giudici del Tar

Alla faccia del turn over e del ricambio generazionale. Vincenzo Visco non vuole proprio saperne di andare in pensione. E così fa ricorso al Tar del Lazio e ottiene la sospensione del provvedimento con cui il rettore dell'Università di Roma La Sapienza aveva disposto che, dal 1 luglio, l'ex ministro andasse in pensione. Per la serie «largo ai giovani», l'uomo che è stato a lungo titolare delle Finanze durante i governi Prodi e D'Alema ed è diventato il simbolo di un approccio economico non certo improntato alla leggerezza fiscale, tanto da guadagnarsi l'appellativo di «Dracula», nonostante i 71 anni di età e i 44 di carriera universitaria non vuole ammainare la bandiera e lasciare la poltrona. Come svela lanotiziagiornale.it che ha seguito la vicenda fin dai primi malumori e dalle prime carte bollate, Visco rifiuta la messa in quiescenza, soprattutto dopo l'uscita dalla scena politica e la fine di una esperienza parlamentare dalla durata tutt'altro che trascurabile (è stato deputato per sette legislature e per oltre 25 anni). Le letture in riva al mare e le lunghe passeggiate o, più prosaicamente, i convegni, le consulenze e i dibattiti dei centri studi evidentemente non esercitano su di lui grande attrazione. E così «Mister tasse» quando riceve la comunicazione dell'imminente collocamento a riposo decide subito di dare battaglia, scrive Clemente Pistilli. È il 21 giugno quando Visco legge la comunicazione con cui il rettore Luigi Frati gli impone di sgombrare il suo armadietto. Il ricorso al Tar è immediato. E la risposta del Tribunale amministrativo arriva a stretto giro di posta. Il presidente della III sezione del Lazio blocca il provvedimento, nell'attesa di discutere del caso e ascoltare le ragioni di Visco, dell'ateneo romano e del ministero dell'Istruzione.

Visco, come accennato, ha frequentazioni di vecchia data con il mondo universitario. Si laureato in Giurisprudenza nel 1966. Studia all'università di York, in Gran Bretagna, e presso l'Università della California a Berkeley. Poi nel 1969 inizia la sua carriera accademica. Nel 1973 arriva la cattedra a Pisa. Dal 1988 al 2001 è docente presso la Luiss e dal 2001 ordinario sempre di Scienza delle finanze a «La Sapienza». Un percorso professionale che evidentemente non lo ha reso sazio e lo spinge ora al braccio di ferro, magari puntando anche su una sentenza della Consulta che nel maggio scorso ha stabilito, bocciando una parte della riforma Gelmini, che costringere i professori universitari ad andare in pensione a 70 anni è incostituzionale. Il pronunciamento della Corte era arrivato in seguito alla sentenza emessa dal Tar del Lazio a proposito del caso di un docente dell'Università di Roma «Tor Vergata» collocato in pensione per raggiunti limiti d'età, al quale il rettore aveva rigettato la richiesta di prolungare il servizio per altri due anni facendo riferimento proprio a quell'articolo della riforma Gelmini.

Un precedente sul quale ora Visco potrebbe puntare per ottenere una proroga. E respingere l'affondo del rettore Frati che da anni sta cercando di ridurre le spese fuori controllo del personale docente.

Scontrandosi con la feroce volontà di resistere dei decani.

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