Politica

E adesso Miss Italia in tv è la barzelletta dell'anno

È andata come era ovvio che andasse. Nessuna resa, nessun cedimento, nessun sotterfugio. Al termine del super vertice di ieri ad Arcore il Pdl ha ufficializzato che senza Silvio Berlusconi in politica non si va avanti, né col governo né probabilmente con la legislatura. Se poi mercoledì in Consiglio di ministri non dovesse essere varata l'abolizione dell'Imu, la caduta di Enrico Letta potrebbe addirittura essere contestuale. Ma il risultato più importante del vertice di ieri è il fallimento del piano subdolo e mai dichiarato di scindere il destino del Pdl da quello di Silvio Berlusconi. Ci avrebbero provato, negli ultimi giorni, i soliti maneggioni della politica facendo balenare nella testa di alcuni notabili del Pdl, come all'epoca del governo Monti, la sirena di un nuovo partito di centro Berlusconi indipendente. Il condizionale è d'obbligo perché in questo campo le leggende metropolitane, il gossip politico e le mezze verità si fondono in un magma indecifrabile. Certo, l'accoglienza entusiasta che i ministri ciellini Lupi e Mauro hanno riservato al messaggio di Napolitano e al premier Letta tre giorni fa al Meeting di Rimini ha fatto alzare le antenne a più d'uno e forse sognare i nostalgici di una nuova Democrazia cristiana 2.0, come va di moda dire di questi tempi.
Già, Napolitano e Letta, i due uomini che potrebbero risolvere in un secondo il problema dell'agibilità politica di Berlusconi e che invece prendono tempo, alzano la voce e minacciano chi le dimissioni e chi il crollo del Paese. Entrambi ci hanno sperato, probabilmente, in una implosione del Pdl per disfarsi una volta per tutte di Silvio Berlusconi. Ma hanno fatto male i conti, così come li fece pessimi a suo tempo il senatore a vita (non si capisce a che titolo) Mario Monti, sostenuto, per ragioni diverse, da la Repubblica e dal Corriere della Sera.
Saranno anche professori, di economia e di giornalismo, ma non hanno mai capito una mazza. Soprattutto che il Pdl è Silvio Berlusconi e che nessuno delle colombe furbette ha attributi sufficienti per staccarsi dal capo e prendersi la responsabilità di una scissione.
Detto che la soluzione non è quindi quella di spaccare il Pdl, non resta che la via maestra di ridare a Berlusconi l'agibilità fisica e politica che gli spetta. Oppure affrontare senza tante menate una nuova tornata elettorale e vedere da che parte sta la maggioranza degli italiani.

E io scommetto che non starà da quella dei giudici imbroglioni.

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