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E Alfano striglia l'alleato: il Pd sia responsabile

Il vicepremier avverte: "Noi affidabili, i democrat non votino la decadenza"

E Alfano striglia l'alleato: il Pd sia responsabile

La fiducia nel Cav annunciata dal Colle trova una sponda in Angelino Alfano. Il segretario del Pdl replica a Giorgio Napolitano, che in uno sforzo di tutela del governo Letta aveva fatto appello al senso di responsabilità del partito di Berlusconi, assicurando di «fidarsi» del leader. E nonostante i venti di burrasca, Alfano rassicura il Quirinale: «La fiducia del presidente Napolitano è ben riposta nel presidente Berlusconi». Il perché, secondo il vicepremier e ministro dell'Interno, è proprio nella genesi del governo Letta, «fortemente voluto da Berlusconi e dal Pdl, mentre il leader del Pd indugiava in improbabili accordi con i grillini e faceva di tutto per far perdere tempo al Paese». Quanto al varo di un Letta-bis con una nuova maggioranza, Alfano nega che il premier stia valutando questa ipotesi. Che, comunque, non avrebbe l'appoggio di Fratelli d'Italia: «Non abbiamo votato la fiducia al governo Letta e a maggior ragione non voteremmo la fiducia a un governo Letta bis», spiega il capogruppo alla Camera, Giorgia Meloni.

Tornando al Pdl, anche Daniela Santanchè esclude che Letta possa trovare una nuova maggioranza per il suo esecutivo, ma solo perché «con tutto l'odio che il Pd riserva a Berlusconi, se ora ci fosse una nuova maggioranza possibile avremmo già un altro governo, ci sarebbe già un Letta bis». Quanto a cambi di maglia in corsa, la Santanchè è ottimista: «Non vedo traditori nel Pdl, siamo coesi». Rispetto ad Alfano la deputata è decisamente meno conciliante, sia con il Partito democratico sia con il Colle, al quale rispedisce l'invito alla «responsabilità». «Se cade il governo? Dipende dal Pd e da Napolitano», attacca Santanchè. «Il capo dello Stato - prosegue - ha sempre professato la responsabilità, e noi del Pdl l'abbiamo attuata. Per Napolitano è il momento dell'attuazione di questa responsabilità, non solo della richiesta».

Un warning al Pd arriva anche da un esponente del Pdl all'interno dell'esecutivo, il ministro Nunzia De Girolamo: «Se il Partito democratico dovesse votare per la decadenza, avrà fatto una scelta politica. E per una scelta politica c'è una conseguenza politica». Sulle prospettive dell'esecutivo, il titolare delle Politiche agricole - che rifiuta l'etichetta di «falco» («preferisco i felini agli uccelli»), spiega di sperare che «vincano gli italiani», quelli che vogliono un governo stabile ma anche quelli che hanno votato Berlusconi «ai quali dobbiamo dare una risposta in termini di agibilita politica».

E se Alessandra Mussolini considera le parole di Napolitano «una provocazione», perché «non si doveva arrivare a questo punto», Sandro Bondi punta il dito contro l'atteggiamento nella vicenda Berlusconi degli eredi della Balena bianca confluiti nel Pd, premier in testa.

Per il coordinatore del Pdl «è comprensibile che i comunisti del Pd e gli odiatori della sinistra» non abbiano «altro principio che quello di eliminare» il Cav, ma è invece «inspiegabile», secondo Bondi, «la posizione degli eredi della Dc - da Letta a Franceschini, dalla Bindi a Renzi - che, pur avendo vissuto la spietata aggressione giudiziaria contro la Dc ed i suoi leader più autorevoli, sono proprio per questo ancora più colpevoli di fronte allo strapotere di una parte della magistratura che fanno finta di non vedere per ignavia e opportunismo».

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