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E Ingroia chiede i soldi agli ex alleati

L'ex leader di Rivoluzione civile fa causa a Prc, Verdi e Comunisti italiani: "Ci dovete 900mila euro"

E Ingroia chiede i soldi agli ex alleati

«Il ricorso è campato in aria, noi abbiamo sempre detto che non avevamo soldi, non avendo più i contributi elettorali, ma che avremmo contribuito alle spese elettorali di Rivoluzione civile appena possibile, cioè quando avremo venduto la nostra sede» spiega perplesso Angelo Bonelli, segretario della Federazione dei Verdi. Uno dei partiti confluiti nel comitato elettorale di Antonio Ingroia alle ultime elezioni (andate male), Rivoluzione civile, che ora ha mandato il conto ai suoi ex alleati. Un conto salato, sotto forma di causa civile depositata al Tribunale di Roma dall'ex pm ed ex leader di Rc, rinominata Azione civile. Ingroia chiede circa 900 mila euro a Verdi, Rifondazione Comunista e Comunisti italiani. Rispettivamente 100mila euro (ai Verdi), 496mila euro (al Pdci) e 300mila euro a Rifondazione. Nulla a Italia dei valori, altro alleato in Rc, che ha versato tutto, e anche qualcosa in più. «Guardi, non sono più segretario da un anno, ho sentito del ricorso ma non ne so niente» taglia corto Oliviero Diliberto, storico leader dei Comunisti italiani. Anche Paolo Ferrero cade dalle nuvole: «Non ne so nulla, però se qualcuno non ha pagato è giusto che paghi, non credo riguardi noi che abbiamo versato parecchio» dice il segretario di Prc.

L'accordo iniziale, preso dopo una riunione dei cinque tesorieri, prevedeva un impegno complessivo di 2,2 milioni di euro per la copertura delle spese della campagna elettorale per le politiche e per le regionali in Lazio. Rifondazione ha contribuito con 300mila euro, il Pdci con 4 mila euro (per pagare due collaboratori, 2mila euro ciascuno), i Verdi ancora nulla. Mentre l'Idv il partito più solido finanziariamente tra tutti, con diversi milioni di euro in cassa, ha versato il suo milione e 300mila euro, più altri 50mila per la campagna elettorale di Sandro Ruotolo, il braccio destro di Santoro candidato da Ingroia alla presidenza della Regione Lazio nel 2013. Niente dagli altri movimenti, perché privi di risorse proprie, a partire dall'associazione «Azione civile» dello stesso Ingroia, ma anche dal «Movimento arancione» di Luigi De Magistris e dalla «Rete 2018» di Leoluca Orlando, a cui non sono arrivate infatti richieste di pagamento. Anzi, Ingroia si è pagato da solo diverse spese inizialmente (viaggi, alberghi, aerei).

Appena il tesoriere di Rivoluzione civile, l'avvocato palermitano Elio Costanza, ha capito la malaparata, ha prudentemente ridotto il tetto di spese a 1,5 milioni di euro. Ma restano comunque scoperti 200mila euro di fatture non pagate (basterebbe saldare questi per chiudere lì la causa, fanno capire da Azione civile...) e di fornitori che ancora aspettano i loro soldi, e che li stanno chiedendo a Ingroia, come rappresentante legale di Azione civile, che però non ha ricevuto rimborsi elettorali non avendo eletto nessuno. Chi rischia è soprattutto Di Pietro, a cui è stato chiesto di coprire anche la restante parte dei debiti, e a cui ha risposto di no, perché spettano agli altri partiti. In caso di rivalsa in tribunale dei fornitori, però, l'unico liquido è proprio l'Idv, che come componente del comitato Rivoluzione civile potrebbe, alla peggio, essere costretto a coprire i debiti. Sempre che con la causa di risarcimento Ingroia non riesca a farsi rimborsare da Prc, Pdci e Verdi. «Quelli che si sono comportati peggio sono stati i Comunisti italiani - spiega un ex candidato alla Camera di Rivoluzione civile - Il loro rappresentante ci aveva detto che avevano degli immobili a Modena che avrebbero coperto i debiti nel caso non fosse andata bene alle elezioni. E poi abbiamo scoperto che quegli appartamenti non esistevano!». I partiti in debito replicano che «Rivoluzione civile», il comitato elettorale a cui si erano uniti, non esiste più, si è estinta perché non ha raggiunto l'obiettivo per cui era stata fondata (eleggere rappresentanti nelle istituzioni), non essendo appunto un partito o un'associazione politica ma un cartello elettorale. Altri contestano l'esistenza di un atto formale, nero su bianco, in cui i rappresentanti legali dei partiti aderenti si impegnino a pagare delle somme a Ingroia. «E poi lui ha deciso il 50% delle candidature - lamenta un leader che non vuole essere citato - perché non deve pagare nulla?».

Da Rivoluzione civile a causa civile di risarcimento.

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