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Ecco i sette stipendi che la casta emiliana può dare ai terremotati

Bologna capitale degli eletti a due paghe: dai grillini al capogruppo Pd e alla moglie del presidente Unipol

Ecco i sette stipendi che la casta emiliana può dare ai terremotati

Bologna - La crisi morde, la terra in Emilia trema mettendo in ginocchio popolazione ed economia mentre la Casta promette e intanto guadagna doppio. Difficile, di questi tempi, far digerire ai contribuenti emiliani che ai loro eletti viene retribuito il dono dell’ubiquità con un doppio compenso. Per i lavoratori dipendenti del pubblico e del privato si paga due volte. Prima il gettone di presenza per l’attività svolta in consiglio e nelle commissioni e poi il rimborso ai datori di lavoro per le ore trascorse fuori dall’ufficio.
La capitale dei politici dai doppi stipendi è Bologna. Spulciando tra le «determinazioni dirigenziali» del settore Personale si scopre che l’elenco dei beneficiari è lungo. Il capofila è l’attuale sindaco, Virginio Merola, che negli anni scorsi da assessore della giunta Cofferati, e dipendente della Legautonomie Regionale, faceva pagare al pubblico 3.900 euro di acconto Tfr. E ora che la sua giunta è in carica da un anno la storia non cambia. Nel 2011, per i primi setti mesi della nuova amministrazione, sono stati prenotati quasi due milioni (1.275.000 euro) per i doppi compensi dei politici.
Facendo un passo indietro, si scopre che per la consigliera democratica Siriana Suprani, consorte del presidente del colosso cooperativo Unipol Pierluigi Stefanini, nel periodo febbraio-aprile 2009 il Comune di Bologna ha versato 4.102,70 euro all’istituto Gramsci, una onlus dell’Emilia Romagna. La cifra va sommata al gettone di presenza, 2.300 euro lordi (per legge un quarto dello stipendio del sindaco) e ai 16mila euro divisi col collega Davide Ferrari per un conteggio del 2007. Da quello stesso plico, i bolognesi scoprono di aver rimborsato cinque datori di lavoro per un costo di 35mila euro. Tra questi figura anche Legautonomie Regionale alla quale sono stati versati i 3.900 euro di acconto Tfr per il sindaco Merola da assessore di Cofferati.
L’elenco è lungo e non mancano i presidenti dei nove quartieri, come l’attuale assessore Riccardo Malagoli che tre anni fa si è visto riconoscere quasi 2.300 euro di Tfr dalla multiutilty Hera, a sua volta partecipata dal Comune; quella nel cui Cda siedono 18 «super manager» superstipendiati. Più il capogruppo Pd Sergio Lo Giudice che da insegnante, cioè dipendente dello Stato, costa triplo. Al gettone comunale e ai rimborsi si aggiunge il costo di un supplente per sostituirlo in cattedra.
E i paladini dell’anticasta per eccellenza in tutto questo tacciono e intascano. A Bologna, due dei tre eletti del Movimento 5 Stelle si avvalgono degli stessi privilegi. Il consigliere Marco Piazza in due mesi di attività nel 2011 ai bolognesi è costato 4.708 euro versati all’azienda dove è assunto. Raggiunto per chiedere dove sia finita la battaglia contro i privilegi della Casta si irrigidisce e poi scivola tra i corridoi di Palazzo. Gli stessi dove si insinua il dubbio che guarda con sospetto a chi è dipendente, sì, ma di un familiare.
Il consigliere del Pdl Lorenzo Tomassini ha già scritto a Monti per una spending review che interessi Comuni, Province, Regioni italiane insieme alle varie comunità montane «dove dietro la legge si cela il privilegio. Chi rispetta le convocazioni, a Palazzo ci passa almeno otto ore al giorno. A fine mese presenta il conto al suo datore di lavoro che vuoto per pieno – conclude – lo paga in busta paga come se a lavorare ci fosse andato». E l’amministrazione verserà il dovuto con i soldi dei contribuenti.

E di questi tempi, i contribuenti, già ben spremuti, proprio non possono permetterselo.

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