Politica

Elezioni a Siena, il candidato Pd col piede in due Comuni

Il sindaco di Monteriggioni, renziano di ferro, ex Pci e dipendente Mps da 37 anni, Bruno Valentini, furbetto delle primarie del Pd senese parte già col piede sbagliato: si è fatto nominare presidente di una partecipata del suo Comune per evitare il voto e il commissariamento e mantenere così il potere nelle mani dell'attuale giunta che sarà guidata dal suo vicesindaco

Non è servito nemmeno uno dei più gravi scandali bancari del nostro paese. Non sono serviti un Comune commissariato, decine di indagati, banchieri dietro le sbarre, dimissioni a raffica, un'inchiesta giudiziaria con mille rivoli, e pure il suicidio di un giovane per far cambiare le cose a Siena.
Almeno così pare osservando il nuovo sole che spunta sulla città, già coperto dalle prime nubi. Bruno Valentini ha vinto le primarie Pd a Siena con il 55,57 per cento stracciando l'ex segretario comunale (ed ex assessore della giunta dimissionaria) Alessandro Mugnaioli (44,43 per cento) uomo di fiducia di Franco Ceccuzzi, ex sindaco di Siena, travolto dall'affaire Monte. Sembrava andare tutto liscio quando, a un certo punto, è arrivata la solita arietta mefitica. Il nuovo che avanza dovrebbe essere lui, Valentini, 58 anni, renziano di ferro, ex Pci, al Monte dei Paschi da 37 anni, gli ultimi 23 da funzionario, ricoprendo anche incarichi sindacali nella Cgil, ma soprattutto sindaco di Monteriggioni, piccolo comune alle porte di Siena.
Non appena avuta la certezza di aver vinto le primarie, si è fatto nominare, su proposta di un suo assessore, presidente della società Monteriggioni Ad 1213, a seguito delle dimissioni, con un tempismo ineccepibile, del precedente presidente. La cosa strana è che Monteriggioni Ad 1213 è controllata completamente dal Comune e così facendo ha generato un'incompatibilità tra la carica di sindaco e il nuovo incarico.
Obiettivo primario era evitare il commissariamento del Comune oppure tornare alle urne, tutto per mantenere il potere nelle mani dell'attuale giunta che sarà adesso guidata dal suo attuale vicesindaco. Comincia bene insomma, proprio lui che aveva incentrato tutta la sua campagna elettorale contro i furbetti del partito e della banca attaccati alle poltrone. Cose mai viste. Dopo due Papi e due presidenti (che poi è lo stesso di prima) ora toccherà vedere anche un sindaco per due.
L'esponente democratico è accusato, e non solo dalle opposizioni, di non aver sciolto l'imbarazzante incompatibilità, prima della competizione elettorale. Senza pensare che magari non intendeva farlo. Non sono mancate critiche soprattutto da parte dei rivali di "Siena si muove". Nicola Carmignani, candidato consigliere tra le file del movimento, ha svelato quelli che ritiene essere i piani di Valentini. Per Carmignani, si tratta di uno schiaffo alla questione morale, oltre che un "uso strumentale del proprio ruolo per fini personali e di carriera". Così l'amministrazione passerà al vicesindaco Angelo Fantucci, "pur permanendo interamente valide le prerogative ed i poteri di giunta e consiglio comunale", spiega.
Non pochi hanno criticato la sua scelta di essere nominato come amministratore della società partecipata. Il Pdl ha accusato il Pd locale di "farsa": "La scelta è stata dettata unicamente dalla volontà di mantenere il potere a Monteriggioni, passando la palla al vicesindaco che subentra assieme all'attuale giunta, evitando le elezioni, di cui molto probabilmente hanno paura. Per dare sfogo alla propria ambizione personale di candidarsi a Siena, ma anche di mantenere il potere a Monteriggioni, il sindaco e la sua maggioranza non trovano di meglio che utilizzare scappatoie legali". Ma quel che conta è che usano le istituzioni come se fossero uffici del partito. E pure a sinistra, Rifondazione ha chiesto le dimissioni del sindaco, da 18 anni amministratore di Monteriggioni.
Il sindaco ha spiegato: "La società ha un compito importantissimo visto il ruolo che svolge nel turismo: lasciare l'amministrazione ad un anno dalla scadenza naturale è un atto per me molto rilevante che mi tocca da vicino e che potrei sopportare solo se ciò che farò sarò alla fine utile per i nostri cittadini". Valentini ha anche dichiarato chiaramente che non avrebbe partecipato alle primarie per candidarsi a sindaco di Siena "se questo avesse comportato un lungo commissariamento del Comune, perché l'orgoglio e l'ambizione personale vanno messi in secondo piano rispetto alle conseguenze sulla collettività provocate dall'inerzia burocratica dovuta alla mancanza del sindaco eletto, com'è accaduto a Siena".
Sarà, ma a molti è parsa la solita manfrina, una mossa furbetta per salvare capre e cavoli e tenere il piede in due staffe. Quel che è certo è che per le prossime elezioni comunali del 26 e 27 maggio i coltelli sono già belli affilati. Secondo i sondaggi pare che lo scontro più acceso sarà quello tra Valentini e Eugenio Neri, medico al policlinico delle Scotte appoggiato da liste civiche che vanno dal centrodestra ai delusi del Pd, uomo di rottura con le logiche di partito del passato.
Sarà battaglia dura, confidano alcuni contradaioli, attenti a quello che ruota intorno alla governance della città. Tanto da suggerire anche una chiave di lettura. La contesa, non sarà tanto fra esponenti di area più ortodossa e renziani, come potrebbe apparire a prima vista, ma fra chi è erede di Ceccuzzi e chi no. Vicenda Monte dei Paschi e Palio a parte, il Pd è arrivato alle primarie dopo avere cercato un candidato sindaco che fosse gradito sia al suo interno, sia agli alleati di centrosinistra, ma senza trovarlo. Per la prima poltrona del palazzo comunale collocato a piazza del Campo sotto la torre del Mangia, sono 9 i candidati che si presentano agguerriti al canape di partenza, come si dice a Siena. Oltre a Valentini e Neri c'è Michele Pinassi, di Cinque Stelle; Laura Vigni, di sinistra per Siena; Enrico Tucci della lista civica Cittadini per Siena, già consigliere comunale del Pdl da cui è uscito e Mauro Marzucchi, già vicesindaco con gli ex sindaci Ceccuzzi e Cenni di Siena Futura, lista civica senese, con simpatie per l'area montezemoliana.
Non c'è niente da fare. Sfondare il portone rosso di Siena è ancora pressappoco impossibile, malgrado tutto il marcio che è venuto fuori in questi mesi. Forse però qualcuno sarà almeno in grado di allentarne i cardini.

Alle urne l'ardua sentenza.

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