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Fare "cose di sinistra" eterna ossessione del Pd

Dopo la sconfitta sull'Imu, Franceschini & Co. rivendicano la paternità delle misure varate dal governo. Ma sui temi economici rincorrono il Pdl

Fare "cose di sinistra" eterna ossessione del Pd

Se l'Imu è di destra, il cuneo fiscale è di sinistra. Ma il taglio all'Irap? Forse bipartisan, nel senso che in realtà non lo sostiene nessuno se non Confindustria. La Cassa integrazione senza dubbio di sinistra. Se non fosse che a rafforzarla in funzione anti crisi fu il governo Berlusconi. Probabilmente il ministro del lavoro Maurizio Sacconi, ai tempi, si confuse. Tagliare l'Iva sarebbe di sinistra, ma se ne sta appropriando la destra. Per il bene delle larghe intese ci sarebbe da avvertire Alfano e Brunetta: non invadete campi che non vi competono, fate cose di destra. Bonificate paludi, mietete il grano a torso nudo, ma lasciate stare il taglio delle imposte indirette.

Sembra la canzone sfottò del più grande cantautore italiano - Giorgio Gaber - o la stucchevole invocazione identitaria di Nanni Moretti alla classe dirigente del suo partito. Invece è un danno colleterale della riforma dell'Imu. Sta riemergendo la voglia di dare un colore, se non una bandiera, alle politiche economiche. Con buona pace del premier Enrico Letta che le cataloga sotto il termine inglese policy, una patina asettica che dovrebbe proteggerle dalle bufere della politics, cioè la lotta per il potere. Il dibattito sull'abolizione dell'imposta sulla prima casa e l'arrivo della tassa di servizio, su questo versante ha preso una brutta piega. Ultimo complice Dario Franceschini, ministro ai Rapporti con il Parlamento, che in realtà gode di stima bipartisan. Forse per togliersi di dosso l'etichetta di mediatore e di colomba (specie che a sinistra più che a destra finisce impallinata), incalzato da un giornalista del quotidiano Repubblica, ha assicurato: «Stiamo facendo molte cose di sinistra», «mi dispiace per gli alleati ma è così». Esempi? «I 500 milioni per i cassintegrati; il salvataggio dalla disperazione di 6.500 esodati licenziati individualmente; il piano casa» e ancora «la soluzione per i precari della Pa, gli ecobonus, gli incentivi per le assunzioni di giovani, il decreto per la cultura».

Ma il segretario Pd Guglielmo Epifani non ne è convinto. E ieri ha incalzato il governo: Serve più sinistra. «Deve fare cose di sinistra. In parte le ha fatte. Continuerà e dovrà farle ancora di più». Colpa, appunto dell'Imu. E colpa sicuramente del Pdl che si è appropriato del risultato. D'altro canto la battaglia l'ha condotta quasi in solitaria il primo partito del centrodestra. «La parte liberale della maggioranza ha semplicemente dimostrato di essere più in sintonia con il Paese», nella versione di Brunetta. Resta comunque difficile capire perché l'abolizione dell'imposta sulla prima casa debba per forza essere una cosa di destra. A essere maligni, verrebbe da pensare che la sinistra prima invochi il «diritto alla casa». Poi, una volta che le masse sono intrappolate dentro le quattro mura, cerchi di bastonarle con una tassa.

In realtà la sinistra, quella del più puro che ti epura, non ha mai dato la precedenza alle politiche. Il perno di tutto resta la lotta per guidare il partito. I leader hanno ripetutamente cambiato l'etichetta destra e sinistra (cioè l'essere per politiche più liberali o più sociali, sempre dentro l'alveo della sinistra) con disinvoltura e spregiudicatezza. E a ben guardare il vizio non lo perderà nemmeno nel prossimo futuro. Basta guardare l'evoluzione di Matteo Renzi. Prima «destro» all'ennesima potenza, mai un accento contro Silvio Berlusconi e per questo bestia nera della nomenklatura ex Pci e dei militanti identitari. Su questo ha costruito la sua fortuna, intercettando il consenso dei moderati. Ora sta diventando il campione degli anti Cav.

Anche a lui avevano chiesto di fare una cosa di sinistra.

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