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Fisco, lavoro e decreti: per il Pdl è tutto da rifare

Incontro tra Brunetta e Saccomanni per accelerare sulla cabina di regia che rivedrà le misure del governo. Il ministro: "Riforma dell'Imu entro Ferragosto"

Fisco, lavoro e decreti: per il Pdl è tutto da rifare

Roma- Quasi tutto da rivedere: decreto fare, pacchetto lavoro e rinvio dell'Iva saranno al centro di una riunione governo - maggioranza che si terrà giovedì mattina. È l'accelerazione richiesta dal Pdl sulla «cabina di regia», ufficializzata ieri mattina dopo un incontro tra il capogruppo alla Camera Renato Brunetta e il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni. Era stato l'economista del Pdl ad aprire il contenzioso con l'esecutivo sui conti del governo «opachi» e su provvedimenti varati da Palazzo Chigi, ma non concordati dalla maggioranza. Il governo fino a ieri aveva dato rassicurazioni sulla collegialità, senza definire un metodo e ieri al vertice della Camera, sono stati sciolti gli ultimi nodi. È un po' una riedizione della procedura adottata con l'ultima legge di stabilità del governo Monti, che Pd e Pdl modificarono in Parlamento. Anche questa volta sarà messo in discussione «l'impianto» dei principali provvedimenti economici del governo. La maggioranza proporrà modifiche ai provvedimenti varati dal governo, ma a farsi carico degli emendamenti sarà lo stesso esecutivo. In vista, quindi, cambiamenti sui capitoli più discussi, a partire dalle coperture individuate per il rinvio dell'Iva, l'aumento degli acconti d'imposta. Poi la riforma dell'Imu che - ha annunciato ieri Saccomanni - potrebbe arrivare prima di Ferragosto. «Ci vedremo e risolveremo tutto», ha assicurato lo stesso premier Enrico Letta, riferendosi in particolare all'ultimatum lanciato domenica da Mario Monti. Per il momento Scelta Civica si limita ad apprezzare il metodo. «La cabina di regia che propose giustamente Letta è utile se serve ad accelerare le liberalizzazioni, la riforma della Pa e del mercati del lavoro, che ancora non sono nell'agenda di governo», ha commentato Linda Lanzillotta, vice presidente del Senato, esponente di Scelta Civica.
I segnali dall'economia reale continuano a preoccupare. È di ieri il dato sulla disoccupazione al 12,2%, nuovo record che ci riporta al 1977. Il dato confortante viene invece dalle entrate che dopo molti anni fanno registrare un avanzo positivo di 14,1 miliardi di euro dovuti ai risparmi delle amministrazioni statali e all'aumento delle entrate fiscali.
La crisi ha accentuato problemi strutturali dell'Italia e il costo ricade soprattutto sulle piccole e medie imprese. È di ieri l'analisi congiunturale di Confapi-industria, la principale organizzazione territoriale aderente a Confapi, dalla quale emerge che la crisi è stata assorbita cercando di evitare al massimo i tagli alla forza lavoro. Tra le strategie di sopravvivenza, quella che riscuote più consensi è la ricerca di nuovi mercati di sbocco (scelta dal 14,6% delle imprese). Poi viene la razionalizzazione dell'organizzazione. Inevitabile comprimere i margini (è successo al l'11% delle delle aziende). Il 6,5% delle Pmi è ricorsa al patrimonio personale del proprietario e solo l'1,6% ha dichiarato di essere ricorsa alla riduzione del personale. «Le Pmi - spiega il presidente di Confapi-industria Paolo Galassi - si sono giocate quasi tutto, ma cercano di cavarsela da sole. Prima di ridurre il personale cercano di riqualificarlo attraverso la formazione. Esportano molto più di prima e puntano su mercati che fino a pochi anni fa erano considerati difficili». I piccoli imprenditori hanno le idee chiare sulle cause del perdurare della crisi. Innanzitutto la maggiore pressione fiscale rispetto ai competitori internazionali (indicata dal 23,6% del campione) e l'eccessiva burocrazia (19,3%).

La soluzione non può che passare per una riduzione delle tasse (46,1%) e del costo del lavoro (33,3%).

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