Economia

Fitch declassa l'Italia. Il Colle: "Governo subito"

L'agenzia di rating punta il dito: "È colpa delle elezioni inconcludenti"

La sede di Fitch Ratings di Milano
La sede di Fitch Ratings di Milano

RomaL'Italia non cresce e l'instabilità politica, non potrà che pesare. Con queste motivazioni ieri sera l'agenzia di rating Fitch ha comunicato il declassamento del debito italiano, da «A-» a «BBB+». Negativo anche l'outlook, cioè le previsioni sul medio-lungo termine, a causa dei risultati «inconcludenti» delle elezioni «che rendono improbabile che un governo stabile possa essere formato nell'arco delle prossime settimane». Un'incertezza che, secondo l'agenzia - costituisce «un ulteriore shock negativo per un'economia reale già in grave recessione».
Un allarme arrivato ieri dopo che un'altra agenzia, Standard & Poor's aveva sostenuto che le elezioni non avranno un impatto immediato (il rating di S&P è già a «BBB+»). E mentre nel Palazzo si rincorrevano le voci su una preferenza dei mercati, più che per un governo politico, per il «pilota automatico» evocato dal presidente della Bce Mario Draghi.
Poco prima del downgrade, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si era rivolto alle forze politiche invitandole a farsi carico dei «problemi urgenti» del Paese con «uno sforzo serio di coesione».
Il capo dello Stato il 19 marzo inizierà le consultazioni tra le forze politiche. «Siamo sempre riusciti a superare i più acuti momenti di crisi e di scontro sul piano istituzionale - ha detto - dobbiamo riuscirvi anche questa volta». Appello, quello di Napolitano, che sembra rivolto, più che a cercare sostenitori ad un governo guidato da Pier Luigi Bersani, a costruire le premesse per un governo del presidente.
E l'emergenza economica potrebbe aiutarlo. I dati di Fitch, superano in pessimismo tutte le ultime previsioni, da quelle della Ue a quelle di Bankitalia. L'agenzia prevede una contrazione del Pil dell'1,8% nel 2013. Quindi niente ripresa. E un debito al 130% del Pil.
Merito, ha commentato Renato Brunetta del Pdl, «della politica economica sbagliata di Monti» e dell'ambiguità di Pierluigi Bersani. Preoccupazione anche tra le aziende.

Il downgranding «può e deve rappresentare un'ultima opportunità, uno stimolo per rispondere ad uno “stallo di sistema” non accettabile», ha auspicato Nunzio Bevilacqua del direttivo dell'Associazione nazionale per lo studio dei problemi del credito.

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