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Floris fa subito la vittima: "Rai, non credevi in me"

L'ex conduttore di "Ballarò" spiega le ragioni dell'addio: "Scelte editoriali". Ma Viale Mazzini smentisce

Floris fa subito la vittima: "Rai, non credevi in me"

«Me ne vado per una scelta editoriale, la Rai non sposava le mie idee». Il giorno dopo il divorzio, anche Giovanni Floris prova ad assorbire il contraccolpo. E prova a convincere che la causa della separazione dall'azienda in cui lavorava da vent'anni non è stata prevalentemente economica, come finora a tutti era sembrato. «Il punto del lungo confronto è stato editoriale ed è su questo che ci siamo divisi», ha sottolineato l'ex conduttore di Ballarò in una dichiarazione all'Ansa. Ma la Rai smentisce: «Nessun problema editoriale con Giovanni Floris. L'azienda è pronta a rinnovare il contratto alle condizioni economiche che conosce». Nessuna smentita invece della cifra di 4 milioni in tre anni come compenso offerto da La7, però. Evidentemente si tratta di una cifra reale o almeno verosimile. Certamente non pareggiabile dalla Rai e nemmeno avvicinabile. Proprio ora che il dg Luigi Gubitosi ha chiesto sacrifici economici e di visibilità alle star di Viale Mazzini, Bruno Vespa in primis, sarebbe stato inopportuno concedere a Floris un rialzo del cachet a 700mila euro annui quale, pur in presenza di un calo di ascolti (12,6 per cento la media dell'ultimo anno), era stato ipotizzato ad un certo punto della trattativa. «Ho sempre saputo che lavorare per la Rai significa lavorare anche prescindendo dal mercato e ritengo giusto che il servizio pubblico segua logiche diverse», riconosce Floris. «Sono stato sempre ottimamente compensato e sono consapevole di aver ricevuto moltissimo».

E a chi sottolinea il trattamento di favore di cui ha goduto nella tv pubblica dov'è stato promosso da anonimo redattore a conduttore di prima serata ottenendo anche un contratto che prevedeva la riassunzione in caso di chiusura di Ballarò, il giornalista replica parlando di «gratitudine» e «affetto» per «i tanti amici che ho in Rai. Ho voluto rimettermi in gioco, portandomi dietro le medesime idee», per «vedere se qualcuno ci crede». A La7, sembra di sì, se hanno deciso di aprire così tanto la borsa. È il mercato, bellezza. Floris ne ha, osserva Enrico Mentana «e chi lo prende fa un investimento nel proprio interesse, non un'opera pia. È insensato aprire una polemica sui soldi, nessun editore è un filantropo». Tanto meno la Cairo Communication, esperta di tagli e di pagamenti rinviati ai fornitori, di cui il Giornale si è recentemente occupato.

Intanto, restano aperti i problemi delle due emittenti. La Rai deve trovare un'adeguata conduzione per Ballarò. Non è rebus di facile soluzione tenendo conto del fatto che al martedì sera il prescelto dovrà competere con il suo predecessore. Più che probabile che il nuovo Ballarò, forse anche privo di Maurizio Crozza, dovrà rinnovare anche studio, scenografia, collaboratori fissi (Nando Pagnoncelli), per mettersi davvero alle spalle una stagione. Circolano i nomi di Gerardo Greco, Bianca Berlinguer, direttore del Tg3, e lo stesso Andrea Vianello, capo di Raitre. Ma per gli ultimi due serve una deroga alla regola che vieta i doppi incarichi (direzioni e conduzioni in video). «Fosse per me, piuttosto che riciclare figure già conosciute, adotterei proprio il metodo Floris», suggerisce Verro. «Ovvero la ricerca di un volto nuovo da promuovere tra i quasi 1.500 giornalisti che lavorano in Rai. Escludo che non ce ne sia uno adatto». Ma così bisogna accettare di soffrire in termini di audience. Mentre La7 schiererà una linea di approfondimento molto agguerrita, quella di Floris è un'altra perdita per il servizio pubblico. Al punto che c'è chi auspica il rientro di Santoro. «Certamente, un po' di sofferenza nell'audience ci sarà», ammette Verro. «Ma l'informazione non è più la gallina dalle uova d'oro di un paio d'anni fa. Santoro? Sono contrario alle porte girevoli e ai cavalli di ritorno. In estrema sintesi, meglio perdere qualche punto di share che inseguire offerte ultramilionarie incompatibili con i bilanci Rai».

A La7, intanto, si lavora al complicato puzzle di talk show, strisce quotidiane e magazine vari.

E chissà se, in quella che ora si presenta come la Nazionale dell'informazione, la quadratura del palinsesto e del bilancio non comporterà il sacrificio di qualche giocatore.

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