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Le forzature della Cassazione per far fuori il Cav

L'ex premier potrebbe tornare candidabile già all'inizio del 2015. I 2 anni di interdizione calcolati conteggiando i reati per cui è stato prosciolto

Le forzature della Cassazione per far fuori il Cav

Milano - Finalmente è possibile fare due conti precisi sulle date di inizio e di fine della sospensione per via giudiziaria di Silvio Berlusconi dalle cariche pubbliche, grazie alla sentenza della Cassazione, di cui ieri sono state depositate le motivazioni, che ha reso definitiva l'interdizione dai pubblici uffici del Cavaliere per due anni, come effetto collaterale della condanna per frode fiscale. E l'aspetto più concreto è che si apre uno scenario in cui Berlusconi potrebbe tornare ad essere candidabile già dall'inizio del prossimo anno. Non c'è solo questo, nelle nove pagine con cui la Cassazione ha confermato la condanna che a Berlusconi avevano inflitto in ottobre i giudici della Corte d'appello di Milano. In quell'occasione, la sentenza si era dovuta occupare solo di ricalcolare la durata dell'interdizione, perché solo su questo punto il ricorso dei legali dell'ex premier era stato accolto dalla Cassazione in agosto, con la famosa «sentenza Esposito». Al momento del ricomputo, l'interdizione era stata fissata a due anni: non il massimo (per i reati fiscali il tetto è di tre anni) ma comunque una pena cospicua. Ieri la Cassazione spiega la sua severità con un ragionamento singolare: per valutare l'imputato bisogna tenere conto non solo dei reati per i quali è stato condannato, ma anche di quelli che lo hanno visto prosciolto per prescrizione. E la Cassazione partorisce la categoria dei «precedenti giudiziari», una sorta di via di mezzo, di zona grigia tra condanne e assoluzioni ma che giustificano comunque un giudizio negativo sul protagonista: grazie «ad una analisi globale che, oltre a guardare alla gravità del reato, deve prendere in considerazione fatti che, pur non avendo più rilevanza penale perché coperti da prescrizione, sono comunque significativi della personalità del soggetto, in quanto costituenti, comunque, precedenti giudiziari».

Quindi, confermati i due anni. Che, scrive la Cassazione, decorrono dalla data in cui la sentenza è stata emessa e divenuta definitiva, il 18 marzo scorso. E, dettaglio fondamentale, convivono con la decadenza dal Senato e la ineleggibilità per sei anni scattata il 27 novembre 2013 in applicazione della legge Severino. Sul rapporto tra le due norme si era finora discusso a lungo: si escludono a vicenda, si sommano, si accavallano? Ora la Cassazione spiega che le due sanzioni «ben possono essere applicate contestualmente, avendo come riferimento fonti normative diverse». Quindi Berlusconi è interdetto e ineleggibile fino al marzo 2016; dopo quella data, e fino al novembre 2019, resterebbe la sola ineleggibilità in base alla «Severino». Ma la applicazione della «Severino» - la cui retroattività è contestata anche da giuristi di sinistra - potrebbe saltare se il ricorso di Berlusconi venisse accolto dalla Corte di giustizia europea. Resterebbe solo l'interdizione.

Ma se nei prossimi giorni, come tutto fa prevedere, scattasse l'affidamento del Cavaliere ai servizi sociali, e tra una decina di mesi il tribunale ne sancisse l'esito positivo, l'articolo 47 dell'ordinamento penitenziario dice: «L'esito positivo del periodo di prova estingue la pena e ogni altro effetto penale».

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