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Fratelli coltelli: ecco tutti i nemici del segretario Pd

Dai giovani vicini a Letta agli ex bersaniani e dalemiani fino a sottosegretari e ministri. Chi contesta il rottamatore

Fratelli coltelli: ecco tutti i nemici del segretario Pd

Il senatore Ugo Sposetti, tessera Pci dal 1968 e storico custode delle Fondazioni Ds, cita un proverbio cinese: «Quando bevi l'acqua dal pozzo, ricordati sempre chi l'ha scavato». Il messaggio è per il nuovo segretario Pd e il suo giovanilismo a volte sprezzante verso chi ha scavato i pozzi, i «vecchi», i dirigenti e viceministri «chi?».

Renzi è astuto, e dunque nella direzione Pd ha riciclato parecchi dinosauri, per tenerseli buoni. Al suo avversario alle primarie, il bersaniano-dalemiano Cuperlo, molto critico col sindaco («è in continuità col ventennio di Berlusconi»), ha offerto la presidenza del partito, per farselo amico. L'operazione inclusiva - complice l'effetto bandwagon - è quasi perfetta, totalizzante. Quasi. Resta una «sacca di resistenza», un fortino di giapponesi (oltre Fassina) dentro il Pd, per ora non organizzati perché il nuovo capo è troppo forte, ma uniti dall'insofferenza per i metodi renziani. «Non ci sarà alcuna scissione ma siamo pronti a dare battaglia» ha promesso il giorno dopo la vittoria dilagante di Renzi il suo nemico storico, Massimo D'Alema («Renzi ha avuto successo mettendo come priorità la mia rottamazione, io manco sapevo chi fosse Renzi»). L'ex premier al momento è fuori dai giochi, ma resta riferimento simbolico di un'area di malcontento nel Pd, fatta anche da giovani, come il deputato trentaquattrenne Danilo Leva, dalemiano di terza generazione, ex responsabile Giustizia del Pd, uno che con Renzi va giù duro («Usa lo stesso linguaggio di Grillo»). E quarant'anni ha anche l'onorevole Marco Meloni, fedelissimo consigliere di Letta al punto da guadagnarsi il soprannome di «Gianni Letta di Enrico Letta». Anche lui, che in passato ha definito i programmi renziani «un concentrato di falsità e generalizzazioni da peggiore propaganda», ha avvertito Renzi che la maggioranza parlamentare Pd resta con Letta, e che spingendo per il voto «rischia di fare la fine di Veltroni segretario» (che fece cadere Prodi e poi cadde lui).

La deputata Paola De Micheli, già bersiana ora nota come «l'amazzone di Letta», è un'altra quarantenne renzi-scettica. I renziani la detestano: «Nella vita ci sono delle certezze e una di queste è leggere i quotidiani attacchi di Paola De Micheli contro Renzi. Viene davvero da chiedersi che senso possa avere tutto questo» si chiese l'onorevole «renziana» Bonafè. Altri non allineati della stessa leva generazionale sono i deputati Alfredo D'Attorre, ex coordinatore dell'area bersaniana, Nico Stumpo (già organizzatore del Pd), l'ex tesoriere Antonio Misiani, fatto fuori da Renzi per rimpiazzarlo col fidato avvocato fiorentino Francesco Bonifazi. Anti renziani anche nel governo, come il sottosegretario Maurizio Martina (classe '78), o non renziani come il ministro Orlando, pure il ministro Zanonato.

Naturalmente è nelle classi d'età superiori che si trovano i nemici di Renzi nel Pd. Quelli fatti fuori dai vertici del partito, come Anna Finocchiaro («Miserabile!» disse a Renzi nei giorni del pasticcio sul Quirinale) e Rosy Bindi, antirenziana della prima ora. Poi qualche governatore, come il toscano Rossi e l'emiliano Errani, e il capo dell'area teo-dem, Beppe Fioroni, che ha definito il neo segretario «più destabilizzante di Grillo e Berlusconi».

Resta l'incognita sulla posizione sul Renzi che sfotte Fassina e terremota Letta, del pezzo più importante del Pd: Giorgio Napolitano.

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