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Funerali dei profughi: Alfano aggredito

Rabbia ad Agrigento. I contestatori: "Assassini, basta con la Bossi-Fini". Il vicepremier portato via dalla scorta: "Vogliono gli scafisti liberi"

Funerali dei profughi: Alfano aggredito

Litigare sulla pelle dei morti è diventato il nuovo sport nazionale. È accaduto con le esequie di Priebke. È riaccaduto ieri ad Agrigento con la commemorazione delle 366 vittime del naufragio di Lampedusa dello scorso 3 ottobre. Pianti, disperazione. E strumentalizzazioni.

Il cordoglio - quello sincero - resta forse solo quello dei lampedusani che hanno accolto le salme dei poveri migranti. Tutto il resto è stato - come l'hanno definita in molti - «passerella», in un nugolo di scorte e auto blu.
Il vicepremier Angelino Alfano è stato il più contestato, con frasi durissime («Assassini, basta con la legge Bossi-Fini»), tanto che la scorta è stata costretta a intervenire portando via di peso il ministro dell'Interno che stava rispondendo alle domande dei giornalisti.

Alfano ha poi commentato: «I cosiddetti attivisti che hanno gridato “assassini“ sono quelli che vogliono frontiere libere e scafisti in libertà. I contestatori non l'avranno vinta, proteggeremo le nostre frontiere salvando vite umane». Intanto il premier Letta ha aperto uno spiraglio sul fronte della Bossi-Fini: «Disponibili a rivedere la legge». Ma ieri l'insofferenza era palpabile pure nei confronti dei ministri Kienge (Integrazione) e Mauro (Difesa).
Davanti alle bare, invece di un dignitoso silenzio, un imbarazzante blabla polemico. «Era meglio che questa cerimonia si fosse organizzata a Lampedusa...», ha detto il governatore della Sicilia, Crocetta; «Perché no a Lampedusa? Questa domanda va fatta a chi ha la responsabilità diretta della cerimonia...», ha aggiunto il ministro Mauro. Perfino Claudio Baglioni ha detto la sua: «Come cittadino sono molto scoraggiato, anzi sono decisamente sfiduciato». Ce ne faremo una ragione.
Sul molo turistico del porto di San Leone ieri pomeriggio c'erano anche gli ambasciatori di alcuni Paesi delle vittime: presenze inopportune, considerato che i profughi deceduti stavano fuggendo proprio dai loro regimi totalitari. Assente invece il sindaco di Lampedusa, Giusy Nicolini, che proprio nelle stesse ore del funerale ha incontrato a Roma il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e il primo cittadino di Agrigento, Marco Zambuto, che ha definito la cerimonia una «farsa di Stato».

Un rito che è stato ben diverso da quello che lo scorso 9 ottobre aveva auspicato il presidente del Consiglio, Enrico Letta, che proprio da Lampedusa annunciò per le vittime la celebrazione di funerali di Stato. Anche don Mosè Zerai, il sacerdote eritreo che da anni rappresenta un punto di riferimento per i profughi in arrivo in Italia, ha parlato di «beffarda rappresentazione». Per tutto il giorno una sessantina di migranti sopravvissuti al naufragio hanno tenuto un sit in davanti al centro di accoglienza di Lampedusa: chiedevano di poter partecipare alla cerimonia di commemorazione delle vittime del naufragio. Le forze di polizia hanno tenuto sotto controllo la situazione, anche con l'ausilio di alcuni mediatori dell'Esercito i quali hanno spiegato che «era ormai praticamente impossibile partecipare ai funerali». Un gruppo di eritrei è stato infine ricevuto nell'aula consiliare del Comune; un altro gruppo ha invece bloccato la strada che dal paese conduce al Centro di prima accoglienza di contrada Imbriacola.
I riflettori sono già spenti.

Oggi si torna a soffrire.

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