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Macché senatori comprati Prodi fu abbattuto dai pm

Altro che senatori comprati. Furono le inchieste contro Mastella a chiudere la legislatura

Macché senatori comprati Prodi fu abbattuto dai pm

Altro che compravendita di senatori per sabotare il governo di centrosinistra. Altro che «mercato delle vacche», per dirla alla Grillo, per far cadere Romano Prodi. Altro che «Operazione libertà», per dirla con l'ex senatore Sergio De Gregorio, che ai pm di Napoli è andato a dire (smentito dal Cavaliere) di avere ricevuto tre milioni di euro da Silvio Berlusconi per passare da Idv al centrodestra e buttare giù il Professore. Mario Monti, il Prof dei giorni nostri, all'epoca non esisteva. A far precipitare l'esecutivo di centrosinistra, cinque anni fa, furono i pm. I pm della procura di Santa Maria Capua Vetere che il 16 gennaio del 2008, di buon mattino, notificarono un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per la moglie dell'allora Guardasigilli Clemente Mastella, Sandra Lonardo. Gli stessi pm che, nel pomeriggio, lasciarono filtrare che nell'inchiesta che coinvolgeva oltre Lady Mastella vari esponenti dell'Udeur, era indagato anche il leader del partito in persona, che poi altri non era che il ministro di Giustizia in carica. Fu così che, otto giorni dopo, dimessosi Mastella, Prodi si presentò alle Camere per chiedere la fiducia. E fu così che, al Senato, dove i numeri erano risicatissimi, Prodi cadde.

Un fatto riconosciuto, all'epoca, quello della caduta per via giudiziaria del governo per l'assalto a tutto campo, familiari inclusi, al ministro di Giustizia. Ecco cosa affermava Mastella a maggio di quell'anno, governo del Cavaliere appena nato dopo la vittoria Pdl alle Politiche di primavera: «Credo che in questo momento – diceva l'ex Guardasigilli, alla sua prima uscita pubblica dopo l'uragano che aveva sconvolto la vita della sua famiglia – ci sarà sobrietà da parte del presidente Berlusconi nel rapporto con i magistrati. Non credo che si arriverà alla separazione delle carriere in magistratura. D'Altronde Berlusconi deve ringraziare quattro magistrati di Santa Maria Capua Vetere se ora è al governo».

I primi scossoni per il governo Prodi, in verità, c'erano stati qualche mese prima, a ottobre del 2007. E sempre di scossoni giudiziari si trattava, visto che erano legati alle indiscrezioni su Why Not, la celeberrima inchiesta poi finita in flop dell'allora pm, oggi leader politico nonchè sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. Ma fu l'arresto di Lady Mastella, mentre il leader Udeur era il ministro di Giustizia in carica, a far precipitare la traballante baracca dell'esecutivo di centrosinistra. Tutto comincia il 16 gennaio del 2008. Alle 9 e 31 le agenzie di stampa battono la notizia choc: arresti domiciliari per la signora Sandra Lonardo, moglie del Guardasigilli, con l'accusa di tentata concussione. «Mi dimetto – annuncia Mastella alla Camera – tra l'amore per la mia famiglia e il potere scelgo il primo». Nel pomeriggio il colpo finale: nell'inchiesta c'è anche il Guardasigilli. Prodi respinge le dimissioni, ma Mastella, il 17 gennaio, le conferma, annunciando un appoggio esterno dell'Udeur. Il 18 gennaio il Professore assume l'interim del ministero di via Arenula. L'Udeur chiede alla coalizione sostegno alla relazione di Mastella, che stigmatizzava il comportamento della magistratura. Da Idv un secco no. Il 23 gennaio comincia la conta. Prodi incassa la fiducia alla Camera, il giorno dopo affronta il Senato. E arriva il “pollice verso”: 156 sì, 161 no, un astenuto.
Sin qui la cronaca, di quegli otto giorni convulsi. Oggi l'inchiesta della procura di Napoli e le dichiarazioni dell'ex senatore De Gregorio, sembrano voler riscrivere questa storia. La storia di un governo di centrosinistra abbattuto non dai cambi di casacca, ma dagli amici in toga.

Dalla procura di Santa Maria Capua Vetere che ha messo con le spalle al muro il ministro di Giustizia, costringendolo alle dimissioni.

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