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Galan, corsa contro il tempo per dimostrare l'innocenza

Dal conto in Croazia alle auto: l'ex governatore ha pochi giorni per raccogliere le carte per non finire in carcere. È convinto di provare che non si è arricchito in modo illecito

Galan, corsa contro il tempo per dimostrare l'innocenza

E ntro una decina di giorni (il termine è il 25 giugno) Giancarlo Galan dovrà depositare la sua memoria difensiva alla giunta della Camera (che poi voterà sull'autorizzazione all'arresto) e alla Procura di Venezia, a cui ha chiesto di poter essere ascoltato («dichiarazioni spontanee») prima di un eventuale interrogatorio, possibile solo se la Camera dirà sì alla arresto. In queste ore l'ex ministro ed ex governatore del Veneto sta mettendo a punto, coi suoi avvocati e commercialisti la difesa punto su punto, scartabellando ogni carta che dimostri la sua estraneità alle accuse che partono dall'imprenditore Baita (già arrestato durante tangentopoli), da Mazzacurati (Consorzio Venezia nuova) e dalla sua ex segretaria, tutta gente - è la convinzione di Galan - che non vedeva l'ora di metterlo nei guai (vendette, scaricabarile, accuse mirate ad ottenere sconti di pena...). Punto per punto, a iniziare dalla disparità tra redditi e uscite. L'anno portato ad esempio dell'evidente asimmetria è il 2012, quando Galan e moglie dichiarano 88mila euro, mentre pagano 150mila euro di mutuo. Come faccia ad avere un reddito così basso non è difficile dimostrarlo dai documenti fiscali che abbiamo potuto visionare. Dal novembre 2011, quando cade il governo Berlusconi, Galan si ritrova senza incarichi (non più ministro, non più in regione veneto, non ancora parlamentare) e dunque inizia a percepire il vitalizio da ex consigliere regionale, pari a 2.800 euro al mese. Il resto delle spese arriva da risparmi e investimenti che hanno resto, come i 500mila euro di liquidazione da Publitalia a suo tempo investititi e diventati un tesoretto (perfettamente legale) per Galan. Spesso in quel periodo Galan scherza sulla sua condizione di «disoccupato» senza reddito, e sul fatto di dover chiedere alla moglie anche i soldi anche per comprare un caffè.
Ma è soprattutto il rendiconto preciso di entrate/uscite di casa Galan a diventare essenziale nella difesa. Le carte raccolte dimostrano che le entrate dei Galan dal 1994 al 2012 sono state di circa 3,8 milioni di euro, mentre le uscite di 3,6, quindi con un saldo positivo di 200mila euro, il contrario di quanto emersi dall accusa. Già nel '93, quando entra in politica, Galan ha un patrimonio liquido di oltre 400mila euro. Poi un altro punto essenziale. Una grossa parte dei redditi da politica sono esentasse, dunque le cifre (anche quelle della liquidazione di Publitalia) non sono lorde ma nette, dunque Galan era meno «povero» di quando non gli imputi l'accusa. Qui la somma che gli viene contestata, anche dai media, sono 2 milioni di tesoretto «extra». Ma anche qui ci sarebbe una spiegazione contabile molto semplice. Quei 2 milioni non vanno considerati un patrimonio cash dei Galan, ma un valore finanziario virtuale legato a due operazioni della loro società Margherita srl (proprietaria di una tenuta sull'appenino tosco-emiliano, acquistata con un mutuo acceso presso Veneto Banca). Insomma, soldi virtuali.
E la ristrutturazione della splendida villa Rodella, sui colli padovani, che Baita sostiene di aver affidato ad una impresa a spese sue, in due tranche da 400mila e 700mila euro? Dai dati risulterebbe una versione molto diversa da questa di «pura fantasia» del suo accusatore. La ristrutturazione ci fu ma molto più limitata, perché gia fatta in gran parte dal precedente proprietario, che comunque fa un affare vendendo la villa già ristrutturata a Galan per quasi un milione di euro, cinque volte più del prezzo pagato per comprarla all'asta anni prima. Galan a quel punto, nel 2005, ristruttura l'impianto idraulico, rifà il pavimento di uno dei tre piani e un'altra parte della villa per una spesa di 450mila euro, coperta per la meta circa (200mila euro per cui ancora oggi paga 1.900 euro al mese) da un mutuo aperto con Banca popolare di Vicenza, il resto cash grazie alla vendita di un pacchetto di azioni Antonveneta. Soldi suoi, dunque.
Capitolo barche e auto di lusso. Intanto le barche non sono dieci, ma due. Due Boston Whaler di 8 metri circa ciascuna, vecchi di 14 e 13 anni (valore 25mila euro), ormeggiate a Jesolo e Rovigno in Croazia. Proprio lì, in Croazia, viene contestato a Galan di avere una società. Perché? Galan, oltre alla villa padovana, possiede altri due case appunto in Croazia. Una casa a Rovigno, sulla costa, un primo piano comprato per 150mila euro nel 2001, e poi una porzione di proprietà a Lussino, sempre sul mare, comprata per 60mila euro. Perché dunque Galan ha una società estera, che si chiama «Franica» e anche un conto corrente in Croazia? Il motivo, poco da spy story, sta nella legislazione croata di quegli anni, che vietava ad un cittadino non croato di comprare una casa direttamente e imponeva dunque la creazione di una società, collegata ad un conto corrente bancario croato.

Uno dei tanti «esercizi di fantasia» di cui Galan si sente vittima.

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