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La generazione cravatta e tablet comunicfa con la lingua di Twitter

Parlano con migliaia di utenti in contemporanea, pensano in 140 caratteri e mandano rose elettroniche. Avviso ai vecchi non-naviganti: è già troppo tardi

La generazione cravatta e tablet comunicfa con la lingua di Twitter

Parlano per tweet, pensano per hashtag, agiscono multitasking. La rivoluzione 2.0 parte dal linguaggio, attraversa il look e mentre tenta di formattare il Pdl promette di resettare l’intero sistema. Avviso ai vecchi non naviganti, politici e giornalisti in primis: attrezzatevi, è già tardi.
Gli under 35 ai cortei non hanno bisogno di andarci: in Rete raggiungono molta più gente, visto che il messaggio può venire retwittato e taggato all’infinito. Quindi non li vedrete mai con le scarpe comode e la tuta. Le ragazze di Formattiamoilpdl l’altro giorno a Pavia si son presentate sul tacco 12: «Troppo comodo fare la rivoluzione in ballerine» scherzava Federica De Benedetto con la cronista brontosaura che le chiedeva conto del mal di piedi. I maschi erano impomatati in camicia e cravatta, ché nella nuova era ci si entra con eleganza. La risposta al venditore di rose che li ha avvicinati per strada è stata: «I fiori li mando su Facebook». Nella sala dell’Annunciata dove è andato in onda, pardon, online, il primo evento «fisico» di Formattiamoilpdl, che è anche stata la prima volta in cui loro si sono stretti la mano di persona e non solo virtualmente, la carta era bandita e ai poveri cronisti a caccia di un documento finale è stato risposto impietosamente: «Abbiamo fatto dieci tweet, cercateli». E in effetti, salutati gli ospiti, si sono riuniti IPad alla mano, e tre-due-uno hanno lanciato nello stesso istante all’universo i tweet con le conclusioni.
La cena post kermesse, poi, è stata impresa da eroi: pizza, birra, tablet nella mano destra, smartphone nella sinistra. Nello stesso esatto momento in cui tu sfigato ti limiti a parlargli, loro rispondono a te, mandano una mail a quell’antiquata di mamma che è rimasta alla posta elettronica, chattano su Facebook, si collegano a Linkedin, twittano a centinaia di follower. Se gli mandi un sms ti domandano con sospetto perché non usi What’s Up. Se gli chiedi il numero di telefono rispondono che no, ci vediamo su Skype, il che presuppone che tu, oltre a Skype, abbia pure una telecamerina. La conversazione, poi. Se fai una pausa di 4 secondi per riflettere, si spazientiscono e poi ti riprendono: «Hai detto in due minuti quello che potevi dire in 15 secondi». Unica concessione alla tradizione: frittata e crostata. Dicono che fanno tutto a costo zero. La verità è che il buffet offerto a Pavia lo avevano cucinato le mamme.
E insomma c’è già un muro fra «noi» e «loro», là dove il noi mica ha 65 anni: basta averne 50 per sentirsi di un’altra era geologica. Il corpo che simboleggia la fatica dello stacco generazionale è quello di Giorgio Sebastiano, l’uomo che, avviate le piattaforme digitali di svariati partiti, a partire dalla Margherita, e messo su il sito del Pdl, s’è appassionato, mal gliene incolse, alla fetta giovane del partito. È lui a gestire la parte tecnica delle iniziative, occhio pallato e ruga da sforzo. Dice: «Pensano come agiscono, cioè velocissimi. Ai miei tempi, ma ho solo 53 anni, nei giornali c’erano i titolisti, i maghi della sintesi. Ecco: loro sono nati titolisti. Noi parliamo in 4mila caratteri, loro in 140. Per noi il computer è un mezzo da imparare, per loro è un tostapane: non sanno come funziona, semplicemente lo usano». Ma dove porta la tecnologia applicata alla politica? «Il linguaggio genera il pensiero» spiega Sebastiano, ed è chiaro che la velocità di approccio alla realtà logorerà chi non ce l’ha: «Una generazione così non la può ascoltare la vecchia politica, né può essere raccontata dalla vecchia stampa: serviranno nuovi interlocutori». Esempio: l’Alfano applaudito a fine kermesse, per i polverosi giornalisti in sala era la prova che la rivoluzione si è già fermata. «Ma è perché voi ragionate per dietrologie - hanno avvertito loro - Ha accolto le nostre proposte, un applauso non significa che avrà carta bianca». Come dire che un gesto si risolve come un tweet, vale in quel momento e il momento dopo è già perso nell’etere. Questione di approccio, insomma, lentezza versus velocità, pensiero esadecimale e pensiero binario.
In principio, era solo il 2006, fu la Generazione U, quella di Mario Adinolfi che per primo tentò di svecchiare l’allora Margherita. Adinolfi invece è invecchiato, e il Pd è più vecchio della Margherita. Anche i formattatori finiranno nel cestino? La risposta la trovi ancora una volta cliccando: la differenza con la Generazione U è che nel frattempo la Rete si è amplificata, sfornando prima Obama, poi Grillo.

Una Rete di protezione.

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