Politica

Il gigante svizzero del caffè battuto dal nano piemontese

Il tribunale dà ragione alla Vergnano, le sue capsule sono compatibili con le macchine Nespresso: "E l'azienda straniera smetta di denigrarle"

Il gigante svizzero del caffè battuto dal nano piemontese

Come il Davide italiano ti frega il Golia elvetico. Potrebbe essere raccontato così l'esito della battaglia legale tra la Vergnano, la più antica azienda italiana produttrice di caffè, e la multinazionale Nestlè, che grazie all'invenzione delle macchine Nespresso e delle relative capsule, è riuscita nel corso degli anni, a guadagnarsi un posto al sole in questo segmento di mercato, mettendo un po' in ombra uno dei primati italiani: quello che ci vede non solo grandi consumatori di caffeina, ma anche produttori di caffettiere, apparecchiature e tutto ciò che ruota attorno al rito della tazzina. Adesso, la rivincita per l'Italia arriva da Torino, dove il tribunale ha decretato la vittoria del Davide piemontese.

Per anni, tra la Nestlè e la Vergnano si è trascinata la guerra dell'espresso, combattuta a suon di cause, sentenze e sgambetti, in nome della compatibilità delle capsule. A dare fuoco alla miccia era stata la decisione presa dalla Vergnano nel 2011 di lanciare sul mercato le capsule compatibili con le macchine Nespresso, sfidando il dominio della multinazionale svizzera. In precedenza avevano fatto la stessa scelta la marca americana Sara Lee, produttrice delle capsule «Or», e la Ethical Coffee, rimediando entrambe una citazione in giudizio dal colosso elvetico.
A questa sorte non è sfuggita nemmeno l'azienda italiana, ma a mettere fine alla battaglia legale stavolta ha pensato il tribunale di Torino, che ha sentenziato in maniera inequivocabile: «Le capsule da caffè Vergnano sono compatibili con le macchine Nespresso».

Il tribunale ha anche ordinato alla Nespresso Italiana di «astenersi dalle attività denigratorie delle capsule prodotte da Vergnano» e di eliminare entro 60 giorni le «informazioni errate dalle istruzioni delle macchine per caffè espresso». Perché, a quanto pare, la Nespresso aveva l'abitudine di rimanere sul vago quando si trattava di parlare della compatibilità delle capsule concorrenti: presso alcuni punti vendita Nespresso di Roma, Bologna, Milano e Torino gli addetti descrivevano le sue capsule come «più o meno compatibili» se non proprio «da buttare». Inoltre, i clienti molte volte venivano informati che le macchine del caffè a marchio Nespresso erano state modificate in modo da non funzionare con le capsule Espresso1882 della Vergnano, e che la relativa garanzia non aveva effetto se la macchina veniva utilizzata con le capsule Vergnano. Anche i libretti d'istruzione delle macchine, infine, chiarivano che l'apparecchio funzionava solo con capsule Nespresso Club.

Un approccio quasi alla Apple, l'azienda di Cupertino che proprio dell'incompatibilità dei suoi prodotti con il resto del mercato ha fatto il suo punto di forza. Solo che in questo caso la situazione non lascia spazio a dubbi: i brevetti di Nestlé non hanno come oggetto la capsula, ma solamente un sistema per la preparazione del caffè. Il Golia svizzero dunque deve rassegnarsi: le capsule italiane hanno diritto a essere commercializzate come utilizzabili sui sistemi Nespresso.

La decisione, oltre che la Vergnano farà felici i consumatori più attenti al portafoglio: il caffè torinese può essere acquistato a un prezzo più basso (la cialda svizzera costa dai 35 ai 40 centesimi, quella piemontese 32) anche nei supermercati e presso la grande distribuzione.

Commenti