Cronache

Il Giornale aiuterà i carabinieri feriti

Sottoscrizione, raccolti 588mila euro: soldi anche ai militari vittime della sparatoria a Palazzo Chigi. Pronto un agente coinvolto negli scontri di Roma

Il brigadiere Giuseppe Giangrande, ferito davanti Palazzo Chigi da un colpo d'arma da fuoco al collo
Il brigadiere Giuseppe Giangrande, ferito davanti Palazzo Chigi da un colpo d'arma da fuoco al collo

È il primo della lista, l'ultimo dei poliziotti rinviati a giudizio per aver fatto il proprio dovere. Alfio Paradisi, 48 anni, una vita passata in strada a «mediare» coi manifestanti d'ogni razza e colore, è il rappresentante delle forze dell'ordine coinvolto negli scontri del 14 novembre 2012 a Roma su cui s'è scatenata un'indegna gogna mediatica e giudiziaria. A lui andranno un primo anticipo della sottoscrizione del Giornale (raccolti in totale 588mila euro) scattata immediatamente dopo quell'indegno raduno dei soliti, impuniti, teppisti. Sarà un rimborso iniziale delle spese legali che il poliziotto sarà costretto a sostenere per difendersi in un'aula di tribunale. È il primo servitore dello Stato di un lungo elenco di donne e uomini della polizia, dell'arma dei carabinieri, della guardia di finanza, che il Giornale aiuterà senza se e senza ma, senza soprattutto entrare nel merito del processo e dei fatti contestati.
Da novembre i tantissimi lettori del Giornale hanno deciso da che parte stare mettendo mano al portafogli. La redazione è stata sommersa dalla solidarietà. Una mobilitazione senza precedenti, oltre ogni immaginazione: 588.372,79 euro. Dai poliziotti indagati a quelli brutalmente malmenati. Da ieri, su iniziativa della direzione del Giornale, alla lista dei beneficiari sono stati aggiunti il brigadiere Giuseppe Giangrande e il carabiniere scelto Francesco Negri, feriti nel tiro al bersaglio a Palazzo Chigi. Lo scorso 22 aprile, davanti al notaio di Milano Chiara Clerici, è stato costituito il comitato che gestirà i soldi raccolti. È bene che i lettori sappiano, anche per dare trasparenza all'operazione, che la gestione del comitato è affidata a un consiglio esecutivo composto da sei membri: il presidente della Società Europea di Edizioni Gian Galeazzo Biazzi Vergani (nominato presidente del consiglio esecutivo) il vicedirettore Nicola Porro, Giuseppe Dieci che avrà la carica di tesoriere, Maurizio Acerbi nominato segretario e Giorgio De Zorzi e Sergio Di Giovanni in rappresentanza delle forze dell'ordine. Il comitato non ha fini di lucro, come recita l'atto costitutivo «ed ha per scopo l'assistenza e l'eventuale sostegno economico agli appartenenti alle forze dell'ordine che, nell'esercizio delle loro funzioni, subiscano danni fisici o si ritrovino sotto inchiesta». Il comitato avrà durata fino all'esaurimento del patrimonio e comunque non oltre il 31 dicembre 2017. È stato inoltre deciso che il patrimonio residuo, allo scioglimento del comitato, sarà devoluto alle vedove e ai figli delle vittime appartenenti alle forze dell'ordine.
«Se non ci fosse stato Il Giornale – dice il poliziotto Alfio Paradiso - avrei dovuto vendere la casa sulla quale a fatica, tutti i mesi, pago un mutuo trentennale. Non ho parole per ringraziare i lettori, faccio fatica a non commuovermi. Vi dico grazie, ma grazie col cuore, a nome dei tanti servitori dello Stato che per fare semplicemente il loro dovere si ritrovano nei guai, proprio come me. Trattati da appestati, ridotti sul lastrico per sostenere le spese di un processo, con una famiglia da mandare avanti, i figli da far studiare. Quello che avete fatto è semplicemente straordinario e ci dà forza». E di forza ne ha bisogno, questo poliziotto che dal 14 novembre non vive più. Era considerato il fiore all'occhiello della polizia da ordine pubblico, una media di 25-30 servizi al mese per 20 anni, lui che è responsabile della squadra del commissariato da cui partono tutti i cortei della Capitale. Mai una denuncia, mai un incidente di percorso. Solo encomi, lodi, premi per la sua indiscussa qualità di «mediatore» coi manifestanti. Sempre a predicare la calma, pronto però a reagire se il teppista ne approfitta. Quel giorno di novembre, stordito da una bomba carta, Alfio ha continuato a lavorare ed è stato immortalato con il manganello in mano mentre infierisce – così dice l'accusa – sulla testa di un inerme a terra. Ma quell'inerme, una volta soccorso, in testa non avrà nulla. Riesce difficile pensare a un mediatore impeccabile, stimato dai colleghi e dai nemici, che impazzisce all'improvviso.

Talmente impossibile che l'hanno rinviato a giudizio.

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