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La grande paura è passata ma la guardia rimane alta
Tutti ai posti di combattimento, per fronteggiare eventuali emergenze. Nelle sale operative delle banche, da Oriente e Occidente, è stata una lunga, interminabile domenica passata con gli occhi fissi sui monitor per seguire i risultati del voto in Grecia e valutarne le possibili conseguenze, già a partire da stamani, sui mercati finanziari.
Laffermazione di Nea Demokratia, che con lappoggio esterno dei socialisti del Pasok sembra poter mettere in piedi un governo di coalizione, allontana sia lipotesi di un terzo round elettorale che avrebbe alimentato preoccupazioni e incertezze, sia lincubo anti-euro che si sarebbe materializzato con laffermazione della sinistra radicale di Syriza.
Da questo punto di vista, la reazione degli investitori dovrebbe essere positiva alla ripresa degli scambi, anche in considerazione del cedimento manifestato ieri dalla Germania con la disponibilità a dar più tempo ad Atene per implementare le riforme richieste. La prima reazione, venuta dallAustralia, è stata di questo segno: leuro è balzato ai massimi da tre settimane sul dollaro, toccando quota. 1,273. Ma la crisi del debito ha insegnato che nulla si può dare per scontato, soprattutto quando entra in gioco la speculazione. E comunque, prima di arrivare alla formazione del nuovo governo ellenico, potrebbero passare settimane.
Difficile dunque che le principali banche mondiali, Federal reserve e Bce in testa, possano aver deciso di abbassare la guardia. Il precedente del crac di Lehman Brothers, quando si fecero trovare impreparate, è ancora una ferita aperta. Se servirà, questa volta i Signori delle monete saranno pronti con una maxi-iniezione congiunta di liquidità. Lo hanno già fatto capire venerdì scorso, contribuendo a spostare con decisione gli indici di Borsa sul versante del rialzo (Milano ha guadagnato il 2,34%). Mario Draghi, numero uno dellEurotower, ha garantito che listituto non farà mancare liquidità alle banche che ne avessero bisogno, ma non è da escludere un taglio dei tassi nella riunione di luglio. I margini per una riduzione del costo del denaro, fermo all1% dal dicembre 2011, non mancano, e certo non preoccupa linflazione visti gli attuali chiari di luna.
La Fed potrebbe, invece, intervenire a sostegno delleconomia americana già mercoledì, quando comunicherà le proprie decisioni di politica monetaria. Le alternative sono un nuovo round di allentamento monetario o, come sembra più probabile, un allungamento delloperazione Twist (un ribilanciamento del suo portafoglio di obbligazioni verso bond a più lunga scadenza con lo scopo di incentivare il rifinanziamento dei mutui senza aumentare linflazione), la cui scadenza è fissata alla fine di giugno.
È evidente che la contraerea predisposta dalle banche centrali non elimina dun colpo i problemi rimasti intatti sullo scacchiere europeo. Dal G20, che prende le mosse oggi in Messico, e soprattutto dal cruciale vertice Ue di fine mese, i mercati aspettano risposte capaci di stabilizzare la situazione e dissipare ogni dubbio di eventuale dissolvimento dellEurozona che porterebbe a un «ritorno del nazionalismo - ha ammonito il presidente della Banca mondiale, Robert Zoellick». E in caso di disintegrazione di Eurolandia, a pagare un conto salato sarebbe anche la Germania, che dovrebbe sopportare un rischio finanziario pari a 1.500 miliardi, secondo i calcoli dellistituto tedesco Ifw. RPar
Laffermazione di Nea Demokratia, che con lappoggio esterno dei socialisti del Pasok sembra poter mettere in piedi un governo di coalizione, allontana sia lipotesi di un terzo round elettorale che avrebbe alimentato preoccupazioni e incertezze, sia lincubo anti-euro che si sarebbe materializzato con laffermazione della sinistra radicale di Syriza.
Da questo punto di vista, la reazione degli investitori dovrebbe essere positiva alla ripresa degli scambi, anche in considerazione del cedimento manifestato ieri dalla Germania con la disponibilità a dar più tempo ad Atene per implementare le riforme richieste. La prima reazione, venuta dallAustralia, è stata di questo segno: leuro è balzato ai massimi da tre settimane sul dollaro, toccando quota. 1,273. Ma la crisi del debito ha insegnato che nulla si può dare per scontato, soprattutto quando entra in gioco la speculazione. E comunque, prima di arrivare alla formazione del nuovo governo ellenico, potrebbero passare settimane.
Difficile dunque che le principali banche mondiali, Federal reserve e Bce in testa, possano aver deciso di abbassare la guardia. Il precedente del crac di Lehman Brothers, quando si fecero trovare impreparate, è ancora una ferita aperta. Se servirà, questa volta i Signori delle monete saranno pronti con una maxi-iniezione congiunta di liquidità. Lo hanno già fatto capire venerdì scorso, contribuendo a spostare con decisione gli indici di Borsa sul versante del rialzo (Milano ha guadagnato il 2,34%). Mario Draghi, numero uno dellEurotower, ha garantito che listituto non farà mancare liquidità alle banche che ne avessero bisogno, ma non è da escludere un taglio dei tassi nella riunione di luglio. I margini per una riduzione del costo del denaro, fermo all1% dal dicembre 2011, non mancano, e certo non preoccupa linflazione visti gli attuali chiari di luna.
La Fed potrebbe, invece, intervenire a sostegno delleconomia americana già mercoledì, quando comunicherà le proprie decisioni di politica monetaria. Le alternative sono un nuovo round di allentamento monetario o, come sembra più probabile, un allungamento delloperazione Twist (un ribilanciamento del suo portafoglio di obbligazioni verso bond a più lunga scadenza con lo scopo di incentivare il rifinanziamento dei mutui senza aumentare linflazione), la cui scadenza è fissata alla fine di giugno.
È evidente che la contraerea predisposta dalle banche centrali non elimina dun colpo i problemi rimasti intatti sullo scacchiere europeo. Dal G20, che prende le mosse oggi in Messico, e soprattutto dal cruciale vertice Ue di fine mese, i mercati aspettano risposte capaci di stabilizzare la situazione e dissipare ogni dubbio di eventuale dissolvimento dellEurozona che porterebbe a un «ritorno del nazionalismo - ha ammonito il presidente della Banca mondiale, Robert Zoellick». E in caso di disintegrazione di Eurolandia, a pagare un conto salato sarebbe anche la Germania, che dovrebbe sopportare un rischio finanziario pari a 1.500 miliardi, secondo i calcoli dellistituto tedesco Ifw. RPar
gpl_srl@yahoo.it
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