Cronache

Le crociere dell'amore della Costa affondano il ricordo di Schettino

Grazie alla novità dei viaggi a tema il 2012 ha registrato un boom. E il 2013 sarà anche meglio

Il relitto della Costa Concordia  Costa Concordia
Il relitto della Costa Concordia Costa Concordia

L'hanno definita la giornata del ricordo. Eppure sembra che, a un anno dalla tragedia, sulla nave Concordia sia sceso l'oblio. Certo, l'opera di bonifica va avanti senza sosta. Le 32 vittime saranno ricordate con una messa di suffragio - stamattina, nella chiesa dei Santi Lorenzo e Mamiliano al porto, sull'isola del Giglio - e diverse celebrazioni, mentre i 400 operai che ogni giorno lavorano sul relitto osserveranno un minuto di silenzio. Eppure l'incidente dello scorso 13 gennaio, che nelle previsioni avrebbe dovuto letteralmente affondare il mercato delle crociere, non ha lasciato traccia sul settore. Dopo un primo periodo di smarrimento - con una flessione delle prenotazioni fra il 15 e il 22 per cento - gli italiani hanno ripreso a salpare come e più di prima, mettendosi alle spalle la paura. L'estate 2012 ha segnato un boom di partenze, con un segno più inimmaginabile alla vigilia. E i numeri di tutto il comparto crociere sono rimasti positivi fino alla fine dell'anno, con previsioni ancora più rosee per il 2013. «Non possiamo dire che la Concordia sia stata dimenticata, ma sicuramente che sia stata messa da parte - conferma Luca Patanè, presidente di Federviaggio -. Dopo i primi giorni di terrore, gli italiani si sono riavvicinati alle crociere. Una formula che riscuote sempre più successo perché è insostituibile». Grazie, anche, a formule nuove che stanno conquistando soprattutto i giovani. Sono le crociere a tema, nelle quali il viaggio è associato a precise attività: lezioni di lingue straniere, corsi di cucina, attrazioni per single e bambini, settimane dedicate alla squadra del cuore. «L'obiettivo di questi pacchetti era rilanciare il settore, che si temeva sarebbe stato messo in ginocchio. Ed è stato centrato in pieno - prosegue Patanè -. Siamo di fronte a un nuovo fenomeno che sta conquistando target nuovi, che prima non sceglievano la crociera».
Eppure, lontano dalle luci sfavillanti del ponte e dai giochi a bordo piscina, a pochi metri dall'isola del Giglio la Concordia è ancora un cumulo di rugine, lamiere contorte e ricordi terribili. Quelli che i naufraghi scampati al disastro, arrivati ieri sul Giglio per prendere parte alle celebrazioni, hanno rivissuto guardando quel relitto silenzioso adagiato su un fianco. Il disastro ambientale è stato scongiurato, ma i costi e i tempi della rimozione continuano a crescere. Ci vorranno almeno 400 milioni di euro - cento in più rispetto alle previsioni - e altri otto mesi per ripulire il mare da quel che resta della nave. La data stimata è settembre, anche se non è ancora stato individuato il porto che accoglierà la Concordia, che poi sarà definitivamente smantellata. «Tempistiche definitive non ce ne sono - conferma il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli -. Ogni operazione è rimessa alle difficoltà e alle condizioni meteo e marine. Si tratta di una situazione della quale al mondo non c'è letteratura. E dunque tutto quello che viene programmato e studiato sulla carta deve poi trovare applicazione nella pratica». C'è poi l'incognita inquinamento: «Tutti i dati registrati ci consentono di affermare che la qualità ambientale è soddisfacente - assicura Maria Sargentini, responsabile dell'Osservatorio incaricato di monitorare la situazione -, ma quando verrà ruotata la nave nessuno può escludere che vi siano rotture o la fuoriuscita di acque inquinate». Mentre, dal canto suo, Costa ribadisce il proprio impegno nei confronti del Giglio: «La serietà da parte nostra è fuori discussione - precisa il responsabile del progetto, Franco Porcellacchia -. Andremo avanti nelle tempistiche indicate e il nostro lavoro non finirà con la rimozione della nave: ci siamo impegnati con i gigliesi e con l'opinione pubblica al ripristino della situazione ambientale una volta che la nave non ci sarà più.

Ci vorranno circa tre mesi e fino ad allora non andremo via».

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