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Grillo minaccia la Rai e i giornalisti

Il portavoce del Movimento Cinque Stelle attacca e avverte: "Se non ci daranno la Commissione di Vigilanza Rai, ne trarremo le conseguenze. Alla presidenza andrei io..."

Grillo minaccia la Rai e i giornalisti

Beppe Grillo è il solito fiume in piena. Se la prende con i partiti, ma anche con l'informazione. "È collusa e i nostri deputati questi pseudomezzi ce li hanno tutti addosso. I giornali, la stampa, dovranno rendere conto di quanto stanno facendo. E gli diciamo: noi siamo gandhiani e vi facciamo un culo così", tuona l'ex comico genovese nel suo intervento a Mascalucia, in provincia di Catania.

"Ci hanno oscurato, ma adesso usciremo dal parlamento andremo per strada a informare noi la gente. Non ce l’ho con i giornalisti, ma un giorno faremo i conti con i Floris, i Ballarò e con quelli come questi e con questa Rai. Si sono messi davanti a casa mia e mi hanno dato la colpa anche del caso dell’uomo che ha tentato di darsi fuoco. Non staremo a guardare", ha minacciato il portavoce del Movimento 5 Stelle.

Che poi ha preso di mira la Rai e i giornalisti che vi lavorano, considerati più colpevoli dei loro padroni. "Rai1, Rai2 e Rai3 sono occupate dai partiti, non è una notizia. Non è una novità. Il vero scandalo è che questo non dà più scandalo. Si dà ormai per scontato che plotoni di addetti stampa raccontino le balle dei partiti senza vergogna pagati dal canone, dalla pubblicità e dalle tasse. Molti giornalisti della Rai dovranno in futuro rendere conto della loro omertà, dei loro attacchi telecomandati, dei loro silenzi. Sono responsabili più dei loro padroni, di chi li ha assunti, di chi gli telefona (ma sovente non è neppure necessario) per dettargli palinsesto, contenuti e persino le parole e le pause", scrive Grillo sul suo blog.

E poi aggiunge: "Non ci sono più le veline, si è passati direttamente alla dettatura. Scandalo nello scandalo, la Rai è un pozzo senza fondo. In un'Italia che non ha più neppure gli occhi per piangere ha perso 200 milioni nel 2012. Il direttore generale Gubitosi e la presidente Tarantola rimangono imperterriti ai loro posti e dai consiglieri di amministrazione non un fiato. Cosa fanno dalla mattina alla sera questi signori ben pagati dagli italiani? Una Rai lottizzata. Un non luogo dell'informazione che fa rimpiangere persino l'era socialista, quando di tre assunti uno era democristiano, l'altro socialista e il terzo bravo. Ora il terzo viene spartito tra Sel e Lega. Quando c'è un colpo di Stato, la prima cosa messa in atto è il controllo dei mezzi di informazione".

Dopo aver rimpianto la Prima Repubblica, Grillo è tornato sul capitolo della diaria dei grillini. E ha avvisato i parlamentari a cinque stelle: "Sbaglieranno, ma sono persone perbene. I soldi li restituiranno li caccio a calci....". Per quanto riguarda Rodotà, Grillo ha precisato: "Non ce l’ho con lui, ma vuole fare una sinistra insieme agli arancioni, ai rossi e ai Sel. Ecco perché sono contro di lui. Noi siamo sopra tutto questo. E, poi, non mi ha mai dato un consiglio. Perché non mi telefonava e non mi diceva "Beppe stai facendo una cazzata?". Non mi fido più. Non mi fido di quelli che parlano attraverso i giornali".

Infine, il leader del M5S ha rivendicato per il Movimento la presidenza della Commissione di Vigilanza Rai: "Tre commissioni sono ancora senza presidente: Giunta per le elezioni (bloccata in attesa di una persona gradita a Berlusconi), Copasir e Vigilanza Rai. Le presidenze di norma vengono assegnate all'opposizione. L'unica presente in Parlamento è il M5S. Fratelli d'Italia, Sel e Lega si sono coalizzate con pdl e pdmenoelle e in seguito si sono scisse come un'ameba per mettersi la maschera da finta opposizione. L'ennesima beffa di questa legislatura".

"Il M5S è stufo di prendere schiaffi e di essere, allo stesso tempo, preso per il culo dalla Rai.

O ci verrà affidata la presidenza della commissione parlamentare Rai al più presto, sono già passati tre mesi dalle elezioni, o ne trarremo le conseguenze", ha scritto Grillo sul blog, aggiungendo poi, durante il comizio, che ci andrebbe lui a presiederla.

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