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Guerra in casa Lombardo: Raffaele non lo candida e il fratello lascia l'Mpa

Angelo scarica il congiunto dopo anni spesi nel partito autonomista: "Non mi riconosco nei criteri di metodo utilizzati per le liste. Il mio impegno è sospeso a partire da oggi"

Guerra in casa Lombardo: Raffaele non lo candida e il fratello lascia l'Mpa

«I fratelli hanno ucciso i fratelli, questa orrenda novella vi do...», cantava in versi Alessandro Manzoni. Qui morti non ce ne sono. Ma pur sempre di guerra fratricida si tratta. E per questioni di poltrona. Succede infatti che l'ex governatore di Sicilia e leader del Mpa, Raffaele Lombardo, abbia deciso di candidarsi (è capolista del Movimento per l'Autonomia al Senato in Sicilia), con un controribaltone che lo ha riportato al fianco del centrodestra e di Silvio Berlusconi. E succede anche che Raffaele, dalle liste, abbia escluso un deputato uscente sangue del suo sangue, il fratello Angelo.
Angelo, 53 anni, una vita spesa accanto al congiunto del quale per anni ha curato la segreteria, non l'ha presa bene. E così, all'indomani della presentazione delle liste, ha affidato il suo addio al Mpa a una nota al vetriolo diramata alle agenzie di stampa: «Questa è stata -tuona - la campagna elettorale più veloce della mia carriera politica. Il mio dovere personale verso le liste Mpa può considerarsi nullo, già a partire da oggi. Non mi riconosco nei criteri di metodo utilizzati per la composizione delle liste, né nella lettura politica del momento attuale. Preso atto della chiusura opposta alla mia recente esperienza politica e in assenza di ragionamenti stimolanti e di ampio respiro preferisco concentrarmi sulle imminenti amministrative catanesi, con le mani libere».
Dagli ambienti vicini all'ex governatore si getta acqua sul fuoco: faranno pace, presto, vedrete, si risolverà, dicono tutti. Ma in realtà gli attriti tra i due fratelli risalgono già a qualche mese fa, alla decisione di Raffaele di far scendere in campo, alle Regionali, il figlio Toti, poi eletto. Ora questo nuovo strappo, apparentemente definitivo. Uno strappo che sarà difficile ricucire. Almeno sino al prossimo appuntamento elettorale..

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