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La "guerra civile" di Bondi offende il Colle

Ira contro il senatore Pdl: "Parole irresponsabili". Napolitano prende tempo: slitta l'incontro con Schifani e Brunetta

La "guerra civile" di Bondi offende il Colle

Roma - «Irresponsabili». L'aria è già bollente, la febbre politica altissima e il premier mezzo arrostito sulla graticola: che bisogno c'era, dicono sul Colle, di quest'ultima sparata? Cosa c'è, si chiedono, dietro questa fiammata? Giorgio Napolitano, che vuole mettere la crisi in freezer, non ha proprio gradito le parole di Sandro Bondi. Queste parole: «O la politica trova delle soluzioni capaci di ripristinare il normale equilibrio fra i poteri dello Stato e di rendere possibile l'agibilità politica del leader del maggior partito italiano, oppure l'Italia rischia davvero una forma di guerra civile dagli esiti imprevedibili per tutti».

«Dichiarazioni irresponsabili», commentano dal Colle mentre il presidente dopo due settimane lascia la Val Fiscalina per far ritorno a Roma. Frasi giudicate «troppo forti», che rischiano di surriscaldare gli animi e di complicare il delicato rammendo istituzionale che Napolitano sta preparando. Ma il coordinatore del Pdl non ci sta a passare per un incendiario. «Non mi farò chiudere la bocca da nessuno - replica - neppure da un comunicato del Quirinale. E non accetto di essere indicato come un irresponsabile. I veri irresponsabili sono quelli che hanno fatto precipitare la situazione fino a questo punto».

Riuscirà Re Giorgio a scongiurare la crisi di governo? Si vedrà. Intanto prova a congelarla. L'appuntamento con i capigruppo del Pdl, che gli dovrebbero chiedere di firmare la grazia per Berlusconi, slitta a lunedì. «Il presidente della Repubblica - si legge infatti in una nota - non ha per domenica nessun incontro in programma». Schifani e Brunetta non saranno insomma ricevuti stasera, sull'onda della manifestazione davanti Palazzo Grazioli, ma domani, nella cornice di un'udienza protocollare, sperando che la situazione di plachi un po'.

Gli uffici del Colle in queste ore passano al setaccio le esternazioni in arrivo dal centrodestra per capire fino a che punto sarà tenuta alta la tensione e quali sono i residui margini di manovra. Si registrano ad esempio le diversità di toni usati per «coprire» Bondi. Da Mariastella Gelmini, che assicura «massimo rispetto per il presidente e nessuna intenzione di fare indebite pressioni», a Fabrizio Cicchitto, che mantiene «il giudizio positivo sul governo». Da Altero Matteoli che invita Enrico Letta «ad andare avanti», a Osvaldo Napoli, che suggerisce al premier di inserire la riforme della giustizia nell'agenda di Palazzo Chigi.

E forse non sono solo sfumature o svolazzi di colombe, se pure Renato Brunetta ha tolto da parola grazia dalle cose da dire a Napolitano. «Grande responsabilità - spiega - ma anche grande determinazione. Abbiamo chiesto di essere ricevuti dal presidente della Repubblica per rappresentargli la drammaticità del momento. Non è possibile privare della libertà personale e della libertà politica il leader del maggiore partito italiano». E Renato Schifani giura: «La nostra indignazione non sfocerà in rabbia né in comportamenti non consoni alla nostra tradizione di moderati». Su queste basi, lasciano intendere dal Colle, il centrodestra troverà orecchie attente.

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