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Hai tatuaggi? In radiologia rischi di ustionarti

Una farfallina va bene, anche un cuoricino, oppure un piccolo gabbiano purché non ci sia troppo materiale ferroso nel pigmento. Se cominciamo con i teschi, i pappagalli in dimensione reale con tanti colori e la foresta sullo sfondo be', allora il tatuaggio potrebbe creare qualche problemino, come arrossamenti e nella peggiore delle ipotesi ustioni e potrebbe addirittura vanificare un importante e costoso esame diagnostico. Dunque, chi fa sfoggio di un opera d'arte multicolore sulla pelle, deve restare sempre in buona salute. E sperare di non avere mai bisogno di sottoporsi ad una risonanza magnetica. Altrimenti finisce di passare il calvario di quella ventiseienne di Cesena che è tornata a casa rimpiangendo (forse) di aver esagerato con i disegni indelebili. La donna si era presentata al reparto di radiologia dell'ospedale Bufalini di Cesena per effettuare una risonanza magnetica all'addome. Ma quando il radiologo si è trovato di fronte ad un corpo con tatuaggi colorati su una coscia, sulla schiena e in altre parti del corpo, ha scrollato la testa e ha rispedito a casa la fanciulla. Il motivo? La risonanza magnetica può provocare gravi ustioni quando il corpo presenta tatuaggi grandi e colorati. Inoltre l'esame rischia di essere inutile anche se un paziente accetta l'eventuale scottatura, perché è possibile che l'esame non sia efficace visto che i metalli contenuti negli inchiostri con cui si effettuano i tattoo oltre a riscaldarsi, stimolano immagini falsate. La ragazza di Cesena, del resto, non è la prima vittima dei tattoo. Anche a Cecina un trentaquattrenne era stato «scartato» per lo stesso motivo. A lui la risonanza era stata prescritta perché aveva gravi problemi al gomito destro. Ma al reparto di radiologia lo hanno fatto rivestire subito dopo aver visto il suo grande tatuaggio, (fatto tredici anni prima) sulla spalla destra che raggiungeva la parte superiore del braccio destro. Il motivo? Rischio ustioni. E in effetti il pericolo c'è. I tatuaggi di colore scuro possono contenere del ferro, che sotto l'influsso di alti campi magnetici si può scaldare. Una soluzione potrebbe ricercarsi in inchiostri senza metalli ma la relativa certificazione è in pratica assai poco attendibile e, comunque, non accettata dai medici poiché non verrebbe rilasciata da personale sanitario ma dal tatuatore che spesso non può garantire il reale contenuto del materiale impiegato per il tatuaggio. Ma negli ospedali bisogna essere così categorici ad escludere i pazienti tatuati? Dipende dove si capita. A Cesena sono dunque categorici. A Milano sono possibilisti. Alberto Zerbi, direttore di Radiologia, al Galeazzi di Milano è cauto. «Bisogna usare il buon senso, valutare caso e per caso e provare. A me non è mai capitato di ustionare nessuno semmai si verificano arrossamenti». Il problema a monte sta nel capire quanto materiale ferroso è contenuto nel tatuaggio. E dunque non sembra che sia solo una questione di dimensioni. «Ci sono disegni anche piccoli che possono provocare fastidi sia al paziente sia all'esame e tatuaggi molto estesi per nulla fastidiosi – spiega l'esperto - dipende dalla sostanza con cui sono colorati. Se c'è materiale ferroso nei pigmenti si possono avere problemi locali durante l'esecuzione come arrossamento o prurito. E purtroppo a volte capita che le immagini siano artefatte.

Ma finché non si prova non si ha la certezza della reazione».

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