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I clienti delle baby-squillo? Alti funzionari e avvocati

Tra i 40 habitué delle ragazzine dirigenti Fao, Bankitalia e un penalista: le prestazioni venivano pagate 300 euro. In sei rischiano già il processo

I clienti delle baby-squillo? Alti funzionari e avvocati

Roma - Non era felice per niente di vendere il suo corpo ancora acerbo. Ma lo faceva lo stesso, cercando di convincersi che a letto con quegli uomini adulti non c'era lei, «ma proprio un'altra persona». E che sarebbe finito presto: «Svuotavo la testa e dicevo “vabbé, tanto è un'ora, poi è finito”».

Raccontava così la sua discesa all'inferno una delle baby squillo della Roma bene nel corso dell'incidente probatorio che ha cristallizzato la sua testimonianza come prova valida per l'imminente processo. Un passaggio che consentirà a lei e alla sua amica, 14 e 15 anni, di evitare il dibattimento pubblico. Dopo averli riconosciuti in foto le due adolescenti non dovranno più guardare in faccia gli uomini che hanno sborsato fino a 300 euro a prestazione per avere rapporti sessuali con loro in un appartamento dei Parioli. E non solo Mauro Floriani, il marito dell'onorevole Alessandra Mussolini che - dopo essersi presentato spontaneamente ai carabinieri per spiegare come mai il suo numero di telefono fosse tra quelli che avevano contattato le due baby squillo giurando di non aver mai avuto rapporti con loro - è crollato ammettendo che sì, in almeno due occasioni ha fatto sesso a pagamento con una delle due giovani, ma senza sapere che avesse meno di 18 anni. Gli inquirenti hanno individuato 40 abitué dell'appartamento, anche se per ora ne hanno indagati soltanto 20 per prostituzione minorile. Sono coloro che per il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il pm Cristiana Macchiusi erano certamente consapevoli che le ragazze fossero minorenni.

Domani cominceranno gli interrogatori dei clienti, molti dei quali sono affermati professionisti o personaggi noti nella capitale. Tra loro tre funzionari della Fao, un alto funzionario della Banca d'Italia, il figlio di un parlamentare di centrodestra, un avvocato penalista, il gestore di una sala giochi. Almeno una decina di indagati hanno chiesto il patteggiamento e sperano così di uscire di scena senza troppo clamore e con una condanna più mite. Il filone principale, quello sullo sfruttamento e sulla cessione di droga, è ormai concluso e presto la Procura firmerà le richieste di rinvio a giudizio. A rischiare il processo sono Mirko Ieni, ritenuto il promotore del giro di prostituzione, Nunzio Pizzacalla, Mario De Quattro, Riccarda Sbarra e Marco Galuzzo, oltre alla madre di una delle ragazze che per i pm sapeva che la figlia si prostituiva e prendeva da lei parte dei soldi guadagnati («Le davo 100 euro al giorno, ma le avevo detto che spacciavo»).

Dai verbali emerge uno spaccato inquietante, di due adolescenti cresciute in un contesto difficile, attratte dall'idea di guadagni facili e immediati. Stavano cercando un lavoretto adatto alla loro età, avrebbero voluto fare magari le dog-sitter. Giusto per mettere insieme i soldi necessari per trascorrere una bella estate. Volevano andare a Ponza, come tutti i loro coetani. Poi sul sito Bakekaincontri la quindicenne ha letto un annuncio che prometteva di guadagnare tanti soldi lavorando poco. E tutto è cominciato. «Quando la mia amica mi parlò della prostituzione - racconta la più giovane - io le dissi “ma cosa fai? Sei scema?”. Poi vedendo quanti soldi aveva, mi sono fatta trascinare, anche se all'inizio avevo paura. Mi domandavo che gente mi sarebbe capitata, poi ho capito che erano tutti deficienti.

Non ero felice, ma volevo l'indipendenza economica, cercavo di mettermi nei panni di una persona che faceva un lavoro normale».

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