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I Forconi tornano in piazza: "Il governo deve dimettersi"

I Forconi tornano in piazza a Roma. Blitz tra i saluti romani alla Piramide Cestia. Tensioni a Montecitorio

I Forconi tornano in piazza: "Il governo deve dimettersi"

La frangia intransigente del movimento dei Forconi guidata dall’agricoltore pontino Danilo Calvani torna in piazza. Da piazzale dei Partigiani a Piramide per chiedere le dimissioni del governo Letta. "Buffoni, buffoni!" urlano contro i palazzi del potere. Mentre una parte del corteo occupa la basilica di Santa Maria Maggiore, altri manifestano a poche decine di metri da Montecitorio. In via degli Uffici del Vicario, dove si trova il palazzo che ospita gli uffici dei gruppi parlamentari, la tensione sale alle stelle obbligando le forze dell'ordine a intervenire.

"Ve ne andate o no? Ve ne andate sì o no?" gridano i manifestanti del presidio di piazzale dei Partigiani, dove c’è il presidio fisso ormai da diversi mesi. Dietro allo striscione di testa "Coordinamento 9 dicembre" c'è il leader Danilo Calvani. Bandiere tricolori e Inno di Mameli scandiscono la marcia. A piazzale Ostiense bloccano il traffico. Tra saluti romani e cori contro il governo alcuni manifestanti salgono sul monumento della Piramide Cestia. "Rispetto al 9 dicembre - spiega uno dei manifestanti riferendosi alla spaccatura avvenuta all’interno del coordinamento - non ci sono più leader, ma tutti sono autorizzati a parlare, siamo tutti fratelli con la stessa bandiera". Presto, però, il corteo si divide. Una quarantina di militanti entrano nella basilica di Santa Maria Maggiore, a due passi dalla stazione Termini, per protestare contro il sindaco di Roma Ignazio Marino che nei giorni scorsi si è rifiutato di dare assistenza ad alcuni cittadini senza casa. "Abbiamo deciso di entrare nella 'nostra casa' visto che siamo credenti", spiegano i manifestanti che continueranno a occupare la chiesa finché papa Francesco non andrà a parlare con loro.

Un'altra ala del corteo, la stessa che ha fatto il gesto romano ai piedi della Piramide Cestia, punta su Montecitorio sventolando bandiere tricolori e inneggiando cori contro governo e parlamento. In via degli Uffici del Vicario, però, le forze dell'ordine in tenuta anti sommossa sbarrano loro la strada obbligandoli a ritirarsi tra via di Campo Marzio e le strade adiacenti. Una decina di persone vengono fermate per l’identificazione. Di questi una decina entrano nella chiesa di Santa Maria in Aquiro, a due passi da piazza Montecitorio, per chiedere asilo politico al Vaticano.

"Papa Francesco ci apra le sue porte - è l’appello di Gaetano Ferrieri, uno dei coordinatori del movimento - resteremo qui ad oltranza".

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