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I giudici licenziano Cota e lanciano Chiamparino

Il Tar annulla il voto del 2010, furibondo il governatore: "Paese di matti, sconfessato chi mi ha scelto". Intanto le toghe archiviano l'ex sindaco pd di Torino: sono pronto a correre

I giudici licenziano Cota e lanciano Chiamparino

Un verdetto surreale decapita la politica piemontese. Il Tar, al termine di un procedimento estenuante, annulla le elezioni del 2010 e manda a casa il governatore Roberto Cota, la giunta, tutti i consiglieri. È una sentenza choc quella che si abbatte su una regione guidata da una maggioranza di centrodestra e a trazione leghista. Mercedes Bresso, l'ex presidente autrice del ricorso che alla fine ha terremotato il Palazzo, canta vittoria: «Seppure in ritardo, è stata fatta giustizia». Furibondo invece, ai microfoni di Sky, Cota: «È una vergogna. Siamo in un Paese di matti. Il Tar del Piemonte annulla nel 2014, quattro anni dopo, le elezioni del 2010. È incredibile, così si sconfessano i cittadini piemontesi che mi hanno scelto».

Non importa. Se il Consiglio di Stato non capovolgerà nelle prossime settimane la decisione dei colleghi di primo grado, il Piemonte tornerà alle urne. Forse a maggio, in coincidenza con le Europee. Attenzione: l'edificio costruito da Cota crolla non per brogli nelle urne, che nessuno ha mai ipotizzato, ma per irregolarità nella presentazione delle liste. In particolare il tallone d'Achille del governatore leghista è la lista collegata di Michele Giovine «Pensionati per Cota». Giovine nelle scorse settimane è stato condannato in via definitiva dalla cassazione a 2 anni e 8 mesi, ora il Tar stabilisce il ritorno ai seggi.

Una mossa che si sposa perfettamente con un altro colpo di scena firmato della magistratura piemontese: altri giudici chiudono proprio nelle stesse ore l'inchiesta sulla movida ai Murazzi e archiviano a razzo la posizione dell'ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino, indagato per abuso d'ufficio. Così, con un tempismo da orologio svizzero, Chiamparino, appena smacchiato, può avanzare la propria candidatura per l'imminente competizione. «Se nei prossimi mesi si andrà al voto anticipato per la Regione Piemonte - spiega con un linguaggio un po' involuto il presidente della Compagnia di San Paolo - vi sarà la mia disponibilità ad un'eventuale candidatura alla presidenza della medesima che, naturalmente, non dipenderà solo da me».

Insomma, il frontman della sinistra scalda i motori e il Pd ha fretta di chiudere quel che considera la parentesi leghista e non vede l'ora di riprendere almeno una delle tre regioni chiave del Nord, la parte più avanzata e vitale del Paese, tutte oggi con un presidente del Carroccio. La Lombardia di Roberto Maroni, il Veneto di Luca Zaia e appunto il Piemonte, conquistato a sorpresa e di strettissima misura da Roberto Cota. Dunque, Chiamparino, liberato a tempo record dal fardello giudiziario, è già in pole position e nel balletto perfettamente sincronizzato delle dichiarazioni Mercedes Bresso si smarca. Anzi, fa un passo indietro: «Al momento festeggio. Faccio parte di un partito, il Pd, e vedremo cosa fare insieme. Personalmente preferirei candidarmi alle elezioni europee».

Insomma, siamo all'anno zero. E ora tutti guardano a Roma e al Consiglio di Stato: ratificherà il ribaltone del Tar o darà il via a un controribaltone? I prossimi 45 giorni saranno decisivi: poi sarà corsa alle urne, probabilmente abbinate al treno delle europee, o Cota, pur ammaccato, tornerà in sella. Magari con il passepartout della cosiddetta sospensiva della sentenza del Tar. Per ora il governatore incassa la solidarietà di tutti i leader del centrodestra. Non ci sono dichiarazioni ufficiali, ma da Roma filtra la rabbia del Cavaliere che vede in questa vicenda l'ennesima prova di forza del partito dei giudici; sulla stessa lunghezza d'onda Angelino Alfano, pure preso in contropiede dall'accelerazione del Tar. Esplicito invece il neosegretario del Carroccio. «È chiaro - dichiara Matteo Salvini a Baobab su Radio1 -che c'è un attacco alla democrazia e alla Lega». Poi lancia una sorta di profezia, a tinte fosche: «Da qui a maggio arresteranno altri leghisti, indagheranno altri sindaci e manderanno altre ispezioni fiscali: ci siamo abituati ma è uno schifo». Salvini propone per oggi pomeriggio una fiaccolata: «Tutti a Torino. Giudici, comunisti e giornalisti giù le mani dalla Lega e dal Piemonte».

Il riferimento è anche all'inchiesta sulle spese fuori controllo dei consiglieri regionali: anche Cota è indagato e la storia delle mutande verdi acquistate negli Usa è diventata un tormentone. Lui ribatte che il rimborso con i soldi del contribuente è stato chiesto per errore, l'opposizione parla di un degrado mortificante per le istituzioni. Per Cota si profila il processo, Chiamparino invece esce immacolato dal percorso giudiziario. E il coordinatore di Fratelli d'Italia Guido Crosetto ricapitola i fatti distillando ironia: «Ieri Renzi dà l'ok a Chiamparino. Oggi il Tar annulla le elezioni in Piemonte e il tribunale archivia la posizione dell'ex sindaco all'interno del caso Murazzi. Unico fra 33 indagati. Nemmeno Daw Brown avrebbe potuto scriverla così bene».

E invece la dirompente sceneggiatura è nata nelle stanze del Tar.

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