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I maghi georgiani dei furti: rubano, pregano e spariscono

Discreti, si fanno aiutare da badanti arrivate dall'ex Unione Sovietica. Studiano gli appartamenti e preparano "grimaldelli" fatti su misura

I maghi georgiani dei furti: rubano, pregano e spariscono

MilanoI primi a rivelare il particolarissimo mondo dei ladri d'appartamento provenienti dalla Georgia, con la passione per i furti senza scasso (più noto ormai come key bumping), in Italia sono stati i carabinieri del nord Italia, quelli del nucleo operativo di Novara. Che in meno di tre anni, dal 2010 a oggi, ne hanno arrestati oltre 160, tutti molto attivi soprattutto su Milano, recuperando una refurtiva di circa 14 milioni di euro. Ieri i loro colleghi romani hanno smantellato un'altra banda, sempre composta tutta da questi singolarissimi «topi» transcaucasici, arrestandone 37. E così hanno portato alla luce un mondo dove il profano s'intreccia continuamente con il sacro. E nel quale il ladro è un fuorilegge ma anche un uomo di fede (ortodossa) che «lava» i peccati con il sacramento della confessione e prega San Giorgio di perdonare le sue debolezze.

L'operazione dei militari romani consacra ancora una i georgiani come maghi del furto senza effrazione. Con serrature abilmente aperte senza essere distrutte al punto che i padroni di casa pensano subito che il colpevole sia la colf a cui hanno dato la chiave di casa o addirittura qualche famigliare. La loro audacia nel violare porte considerate a prova di ladro e la capacità di colpire a qualsiasi ora del giorno ha terrorizzato la Capitale. Tuttavia, quando i carabinieri si sono trovati davanti, in manette, questi «maghi» delle chiavi - uomini e donne dai 25 ai 50 anni che, oltre all'Italia, hanno messo a segno furti in Germania, Francia, Spagna e Austria - hanno dovuto ricredersi sull'identikit-tipo del classico topo d'appartamento. I georgiani, infatti, non hanno nulla di tipico, travalicano qualsiasi luogo comune. Tutti tatuati con una stella sul corpo, si riuniscono in bande dalle abitudini sobrie. Rigorosamente clandestini, ottengono contratti d'affitto regolari, per non creare alcun sospetto, grazie all'appoggio della popolosa (e fidata) comunità di badanti dell'ex Unione sovietica, ben inserite nel tessuto sociale. Quindi s'insediano in un appartamentino senza pretese e da lì si guardano attorno per ampliare il loro raggio d'azione. Senza mai dimenticare, però, la loro dimensione religiosa e privata, infatti, i georgiani arrestati a Roma hanno mostrato una particolare devozione per San Giorgio, in Italia patrono delle guardie carcerarie: durante l'inchiesta uno di loro, catturato dopo aver commesso il furto nel giorno della ricorrenza del santo (il 23 aprile), secondo i suoi complici era stato «punito» dallo stesso santo per aver rubato proprio in quella ricorrenza «proibita».

«Sono persone molto discrete - ci spiegano i carabinieri di Novara-. Che vestono bene, non si ubriacano, non fanno schiamazzi e se escono a cena o a pranzo non pretendono di non pagare il conto. Insomma: non attirano l'attenzione su di loro. Con le vittime, però, sono sistematici: le studiano da vicino, ne memorizzano le abitudini e tengono d'occhio quelle dei vicini. Quindi focalizzano l'attenzione sulle serrature delle abitazioni e creano una chiave apposita, modificando i loro spadini, i cacciaviti e i grimaldelli per aprirle. E poiché prediligono refurtiva non particolarmente ingombrante e che si possa trasportare in uno zaino (gioielli, pc portatili, macchine fotografiche o posateria) puntano complessi abitativi di un certo livello, ma non agiscono quando chi ci vive va in ferie. Sanno che chi si allontana da casa per lunghi periodi se ha dei valori importanti in quei mesi li custodisce in una cassetta di sicurezza. Così loro agiscono durante tutto l'anno, ad esempio nelle fasce orarie in cui i genitori accompagnano i figli a scuola o nel lasso di tempo in cui la padrona di casa va a fare la spesa. Sono rapidissimi. E se vengono scoperti non sono mai violenti, si limitano a fuggire. Si riservano però uno sfizio personale: l'acquisto di abiti e borse griffatissime, al limite del pacchiano.

Una predilezione tipica di chi ha vissuto la povertà vera e ora avverte la necessità di ostentare».

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