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I medici dicono stop ai giudici «Basta con il metodo Stamina»

RomaGiudici contro medici. Malati in causa con l'ospedale. Agenti della Digos ed avvocati in corsia al posto degli infermieri per imporre ai sanitari di somministrare una cura più volte bocciata dalla comunità scientifica internazionale e giudicata pericolosa dagli esperti.
È stata di nuovo una giornata di «ordinaria follia» quella vissuta ieri agli Spedali Civili di Brescia perché Davide Vannoni è tornato all'attacco. Il guru di Stamina si è presentato con un gruppo di familiari di malati per rivendicare il loro diritto alle infusioni di cellule staminali secondo il metodo Stamina. A Vannoni dunque non è bastato il rinvio a giudizio per tentata truffa per fermarsi. Tutte falsità secondo il presidente di Stamina come le accuse della seconda e più corposa inchiesta appena conclusa dalla Procura di Torino che ipotizza reati gravissimi a carico di Vannoni e altri diciannove indagati: dall'associazione a delinquere alla somministrazione di farmaci pericolosi. Ad assediare l'ospedale di Brescia le famiglie che hanno ottenuto 6 nuove ordinanze da diversi tribunali per ottenere la somministrazione delle infusioni per i loro familiari, 2 pazienti già trattati in passato e 4 nuovi. I camici bianchi dipendenti del nosocomio però hanno fatto muro in nome delle norme del loro codice deontologico, che vietano di somministrare cure di cui non si conoscono effetti ed efficacia, per l'appunto il caso del metodo Stamina.
Di fronte al rifiuto dei medici è stato Agostino D'Antuoni (segretario nazionale di Io cambio, movimento politico con cui Vannoni si è candidato alle Europee) ad annunciare che i camici bianchi saranno denunciati «per mancata osservazione di un provvedimento dell'autorità giudiziaria». Un piccolo paziente particolarmente grave è stato poi ricoverato presso il pronto soccorso. Un altro affetto dalla malattia di Niemann-Pick che ha ottenuto dal Tribunale di Matera il diritto a riprendere le cure con il metodo Stamina è stato ricoverato. I suoi familiari affermano che grazie alle infusioni il piccolo era migliorato e non intendono arrendersi di fronte al rifiuto dei medici dell'ospedale. Ha dato la sua disponibilità ad effettuare le infusioni il braccio destro di Vannoni, Mariano Andolina. Ma su questo punto è intervenuto l'assessore lombardo alla Salute, Mario Mantovani: l'assessore ha spiegato che Andolina non può intervenire perché non è un medico del servizio sanitario nazionale, se vuole può farlo in una struttura privata. Mantovani però ha lanciato un appello per verificare la disponibilità di altri medici pubblici a somministrare il metodo Stamina. Iniziativa che ha suscitato forti perplessità. Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni giudica l'appello di Mantovani un fatto gravissimo. «Siamo dinanzi ad una politica schizofrenica, con un membro della Giunta Lombarda che anziché cercare di fare chiarezza contribuisce a peggiorare il già inammissibile far west che la vicenda Stamina ha creato. - accusa la Gallo - Mantovani chiede ai medici di agire in contrasto con il loro codice deontologico».
È il nuovo capitolo di una vicenda allucinante nella quale le prime vittime innocenti sono i malati e le loro famiglie che si aggrappano alla speranza che Vannoni offre a piene mani, promettendo guarigioni miracolose e miglioramenti che la scienza nega siano mai esistiti. Ai medici in attesa del parere del secondo Comitato scientifico nominato dal ministero su Stamina offre la sua solidarietà Amedeo Bianco presidente degli Ordini dei Medici (Fnmoceo).

«Dopo i malati - afferma Bianco - sono i medici le seconde vittime di questa vicenda».

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