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I pm a caccia di dossier per incastrare Scajola

Oltre ai faldoni in mano alla Dia, puntano sulle carte sequestrate nel 2013 e ferme in Procura

I pm a caccia di dossier per incastrare Scajola

Ma che cosa sperano di trovare i pm nelle migliaia di documenti sequestrati a Claudio Scajola? Sono molte decine i faldoni ordinati in modo maniacale trovati nelle abitazioni dell'ex ministro dell'Interno, accusato di aver tentato di assicurare all'ex deputato azzurro Amedeo Matacena una latitanza dorata in Libano. Carte che arriveranno a Reggio nei prossimi giorni per essere analizzati dagli uomini della Dia che hanno condotto l'inchiesta Breakfast. Un puzzle apparentemente inestricabile. Ci vorrà tempo (e molto) per capire se avrà buon fine la caccia dei pm antimafia calabresi, che in quelle carte cercano la presunta spectre affaristico-massonica collegata con la 'ndrangheta che avrebbe cercato di proteggere Matacena e i 50 milioni delle sue aziende dalle «grinfie» del sequestro giudiziario tramite il politico ligure. Tanto che, quando la candidatura è sfumata, secondo i pm Scajola avrebbe avuto «una reazione scomposta» («Se non mi rispettano è guerra aperta», disse al telefono parlando di Forza Italia). Un segnale, per l'accusa, di quanto il politico fosse «funzionale nel complessivo panorama criminale come interlocutore istituzionale».

«Oggi vedrò il mio assistito in carcere», dice al Giornale il suo legale Giorgio Perroni ma solo venerdì, (più probabilmente martedì) a Roma ci sarà l'interrogatorio di garanzia per Scajola, che in cella guarda giornali e tv sotto l'occhio di un agente del carcere romano di Regina Coeli. E sempre a Roma sono tutti i faldoni già sequestrati dalla magistratura il 22 aprile dell'anno scorso all'ex ministro a seguito dell'indagine per ricettazione aperta dalla Procura di Imperia, poi passata per competenza ai pm romani: faldoni e documenti riservati che riguardano il periodo in cui Scajola era al Viminale e alle Attività e che l'ex ministro aveva conservato senza titolo tra cui - come ricorda Dagospia - fascicoli sul G8 di Genova, su Berlusconi e su Biagi in cartelle con l'intestazione del Viminale e del Copaco (oggi Copasir). Carte che fanno gola ai pm? Non è escluso che la Procura voglia acquisire queste carte. «Ma Scajola è stato prosciolto - insorge Perroni - non capisco il perché di questo collegamento». Smontata anche la bufala del conto corrente alla Camera su cui sarebbero transitati soldi di Scajola per Matacena: in realtà la Tesoreria funziona come una filiale di banca: «Servono per pagarmi l'assistenza sanitaria», dice invece Matacena, che su Scajola e sulle voci di una presunta relazione tra i due ribadisce: «Per mia moglie è come un padre».

I beni che Matacena avrebbe cercato di intestare alla moglie Chiara Rizzo e a due prestanome sono al setaccio: gli inquirenti sono convinti che del suo patrimonio facciano parte anche soldi di provenienza illecita, da riciclare per conto delle cosche. «Presto farò chiarezza - promette - anche attraverso tanti documenti che avremo modo di fornire al momento opportuno ai magistrati». Mentre lui è a Dubai, senza passaporto, la moglie Chiara Rizzo è ancora in Francia. L'udienza davanti al giudice di Nizza che doveva decidere sull'estradizione della donna è stata rinviata per l'assenza di alcuni documenti non pervenuti dall'Italia. Secondo il legale Bonaventura Candido la donna davanti al pm francese avrebbe ribadito il desiderio di tornare al più presto in Italia per chiarire la sua posizione. Ma ci sarebbe un'altra donna nell'intricata vicenda. Secondo Dagospia una misteriosa bionda avrebbe cenato con Scajola all'Hotel Imperiale di Via Veneto, dove l'ex ministro è stato arrestato e dove i due avrebbero prenotato camere separate. Rosa Criscuolo è un avvocato trentenne che dopo una fugace passaggio nel Pd sarebbe finita in Forza Italia nel gruppo vicino all'ex sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino, nei guai per i suoi presunti rapporti con la camorra.

Altra carne al fuoco per gli investigatori.

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