Cronache

I segreti per diventare un buon conversatore

Mai dire "non ho capito" e sfuggire lo sguardo dell'interlocutore. Così le nostre debolezze possono trasformarsi in punti di forza

Gli attori protagonisti del film brillante del 2012 "Cena  tra amici"
Gli attori protagonisti del film brillante del 2012 "Cena tra amici"

Chi non sa ascoltare non saprà mai parlare. Prima lo suggeriva solo il buonsenso, ora arriva anche la conferma scientifica. Ci sono delle frasi «spia» che indicano come l'eventuale dialogo a due (ma anche a tre, a quattro, a cinque...) sia destinato a naufragare: una di queste frasi è: «Non ho capito...».

Tre parole che, se ripetute con inquietante puntualità, dimostrano che - con il «non capente» - non vale la pena di conversare. Con costui, quindi, meglio limitarsi - se proprio è necessario - a subitanee «comunicazioni di servizio». Dietro quel «non ho capito...» - spiegano gli studiosi inglesi autori di una ricerca pubblicata sul sito fastcompany.com - si nasconde infatti, più che l'incapacità di «capire», l'incapacità di ascoltare il proprio interlocutore. Ragion per cui meglio lasciar perdere...

Ma oltre alle frasi «spia», ci sono anche i gesti «spia» che rivelano la mancata predisposizione ad essere un buon oratore: trattasi di movimenti del corpo (gli esperti lo chiamano «linguaggio posturale») che denotano la sola «abilità» nel parlarsi addosso senza riuscire a comunicare nulla agli altri membri del gruppo. Come accorgesti se chi vi sta dinanzi non comunica, ma si limita a «cantarsela» e «suonarsela» da solo? Non vi guarderà mai negli occhi, ignorerà le vostre osservazioni, non risponderà alle vostre domande, vi parlerà «sopra» e via monologando. A quel punto meglio lasciar perdere, si consiglia di salutare e abbandonare il campo. Facendo però tesoro dell'esperienza. E, soprattutto, evitando di incappare negli stessi errori.

Fondamentale tenere a mente il vademecum degli psicologi britannici: «Mostrare interesse verso l'altra persona e le loro passioni. In tanti già pensando a cosa vogliono dire mentre chi gli sta di fronte sta ancora parlando».

Utile esercizio: «Nel momento stesso in cui la vostra mente comincia a pensare alla risposta, fermatela e costringete voi stessi ad ascoltare». Mica facile però: «È arduo mettere in atto questo comportamento, specialmente se siete particolarmente estroversi. Potete esercitarvi passando un po' di tempo con un vostro amico o con il vostro partner, ripetendo loro ciò che vi hanno appena detto. Questo esercizio (ammesso che prima non veniate presi per deficienti ndr) vi darà la consapevolezza di quanto tempo utilizzate per ascoltare gli altri».

Cercate poi di conoscere il vostro interlocutore cominciando con domande inizialmente generiche e poi via via sempre più approfondite. La discussione scorrerà piacevolmente e magari potrà arricchirvi di conoscenze che non possedevate.

Altro punto fondamentale: «Mai iniziare una conversazione, a meno che non si tratti di uno scambio di convenevoli, se non si ha il tempo di ascoltare l'altra persona». Motivo? «I luoghi rumorosi e affollati di persone non rappresentano i posti migliori per mettere in piedi una conversazione degna di questo nome. Per poter dialogare in tranquillità è necessaria un'atmosfera rilassata, senza pressione e con spazi adeguati». Ecco perché in ascensore non sappiamo mai cosa dire... Eccetto frasi immortali come: «Bella giornata, eh?», «Fa freddino, però», «Oggi è proprio caldo!», «Che tempo pazzo, non sai mai cosa mettere». Fino al fatidico: «A che che piano va?», «Sesto», «Beh, allora scendo prima io...

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