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Il vero sfruttamento. Immigrati ingrati e usati

Fischi, urla e insulti, "Assassino, assassini". Questa volta non è l'esasperazione dei naufraghi. È un attacco costruito e orchestrato a regola d'arte

Il vero sfruttamento. Immigrati ingrati e usati

Fischi, urla e insulti, «Assassino, assassini». Questa volta non è l'esasperazione dei naufraghi. È un attacco costruito e orchestrato a regola d'arte. Angelino Alfano è costretto a lasciare il molo di San Leone, ad Agrigento, per le grida di una folla di attivisti e di alcuni immigrati eritrei. Ed è una contestazione che non ha nulla di degno. È ipocrita e ingiusta. È ingrata e strumentalizza i morti del Mediterraneo, perché qui ormai le tragedie diventano un modo per demonizzare gli avversari politici. Qui non c'entrano la rabbia e la sofferenza. Non c'entrano i lutti e la conta di chi non c'è più. Quello che fa spettacolo sono le lucide strategie di chi arma le piazze e sfrutta la disperazione di chi è disposto a rischiare tutto per arrivare a Lampedusa.

È un vecchio gioco. Non si lavora per trovare una soluzione a un problema più grosso di noi. Si cercano colpe, colpevoli e capri espiatori, mentre il flusso va avanti, gli scafisti continuano a fare i soldi con i viaggi della morte e l'Europa si veste da Pilato, tanto tocca all'Italia pensarci. È il cinismo di Germania e Svezia, che fingono pietà per i clandestini, ma l'unico interesse che hanno è chiudere le frontiere e non far arrivare masse di disperati a casa loro, su al Nord. È il cinismo ideologico di chi sfrutta il dolore come arma politica. È accendere la rabbia degli immigrati.

Ma qual è la colpa dell'Italia? Di quale crimine si è macchiato Alfano o qualsiasi ministro che si dovesse trovare a fronteggiare questa situazione? L'Italia non ha messo mitragliatrici al confine. Non spara. Non sbarra le porte. Fa il possibile per dare soccorso e accoglienza. Non costruisce muri. Non sta voltando lo sguardo da un'altra parte.

Non fa quello che molti in Europa vorrebbero. Non ce la fa a essere così cinica. Non si comporta come Malta e neppure come la Spagna. Vi ricordate gli ordini di Zapatero alle frontiere con il Marocco? Forse no. Forse Zapatero, simbolo della buona sinistra, non può essere messo in discussione. È più facile, anzi doveroso, attaccare Alfano. Gridargli in faccia che è un assassino. È più facile scaricare tutte le responsabilità sulla povera Italia, in ginocchio per una crisi economica che non sembra finire mai e porta meridionale di un'Europa che non vuole problemi. Soprattutto problemi di questo tipo, magari facendo finta di non sapere che i clandestini che sbarcano a Lampedusa non sognano questa penisola senza opportunità, ma sperano di raggiungere i parenti lassù, al di là delle Alpi, dove c'è una speranza di benessere.

Gli immigrati che ieri sul molo di Agrigento hanno insultato un ministro italiano peccano di ingratitudine. Sono ingrati perché non è l'Italia che si sta rifugiando nel cinismo. Ma la colpa non è neppure solo degli immigrati. Sono uno strumento. Sono le truppe di chi pretende di smantellare la Bossi-Fini senza offrire alternative realistiche. È chi dice porte aperte, ma non si preoccupa di quello che poi potrebbe succedere e non ha il coraggio neppure di chiedere la revisione dei trattati europei. Forse perché alla fine non è il destino dei clandestini che gli interessa. Ma il resto. Il resto è la protesta, è l'insulto. Protesta solo per la protesta. Insulto solo perché è facile insultare. Insulti per farsi sentire, per contare politicamente e per dare un senso alle proprie giornate. Chi sono allora gli assassini in questa storia? Nessuno se la prende con gli scafisti.

Nessuno se la prende con chi li lascia partire o chi ha messo su un muro davanti ai loro confini. Nessuno se la prende con chi non si sporca le mani e si limita a lasciare i naufraghi al proprio destino. E il governo invece di difendere la dignità del Paese pensa solo a cambiare la Bossi-Fini. L'Italia è nel mirino.

L'Italia che, in fondo, non ha mai avuto il cuore di chiudere davvero le porte.

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