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Imprenditore rapito a Lerici Primo contatto con la banda

La Spezia Dopo ore di silenzio la prima svolta nell'anomalo sequestro che sta tenendo con il fiato sospeso la Liguria è arrivata: i rapitori di Andrea Calevo, l'imprenditore spezzino di materiali edili sequestrato domenica scorsa nella sua villa a Lerici, hanno avuto un primo contatto con la famiglia. Che ora chiede di aver notizie sullo stato di salute dell'ostaggio.
La notizia, in prima battuta, era stata data da un amico di famiglia che aveva parlato di un collegamento indiretto, senza poi spiegare di più: «Un contatto c'è stato anche se - ha detto il giovane uscendo dalla villa - non lo potrei definire sostanziale, vero e proprio, ma è qualcosa». La conferma ufficiale è poi arrivata dalla Direzione distrettuale antimafia di Genova, secondo la quale non ci sarebbe ancora stata alcuna richiesta di riscatto. Gli inquirenti, coordinati dal procuratore capo dottor Michele Di Lecce, hanno parlato di «contatto evanescente» e hanno spiegato che le indagini sono complesse, che vi sono molti punti da chiarire e che potrebbero essere estese anche all'estero. Non è stato poi spiegato se tra i sequestratori e la famiglia ci sia un intermediario.
Sono veramente tanti i punti oscuri della vicenda, partendo dal mistero dell'auto. Non è chiaro infatti se il rapito sia stato prelevato, come si è sempre pensato, davanti alla sua casa da banditi appostati o se questi abbiano avuto un contattato con lui prima e poi lo abbiamo obbligato a portarli nella villa con la sua auto. La vettura, in questo caso, sarebbe stata l'unica utile per la fuga, almeno sino al fiume. A questa ipotesi se ne sommerebbe anche un'altra che esce dal concetto del sequestro a scopo di estorsione e apre a scenari legati al racket o a frequentazioni della vittima che potrebbe anche conoscere gli autori del rapimento. Per comprendere cosa abbia fatto Andrea Calevo prima del rapimento sono stati avviati accertamenti sui dati forniti da Autostrade per l'Italia relativi alla rete di sorveglianza dei caselli di Santo Stefano Magra, Sarzana e Viareggio.
Ma non si trascura nessun'altra ipotesi, compresa quella che vede possibile anche una sorta di «procedura» data alla madre nel corso del sequestro, un programma che la donna presa dal panico, non è stata in grado di seguire. Su questi aspetti ieri vi sono state nuove verifiche: secondo quanto appreso i carabinieri stanno cercando di approfondire alcuni elementi forniti dalla madre del sequestrato, Sandra Potestà. Ieri a Lerici, nella villa della famiglia, è arrivato anche il criminologo e consulente investigativo Ezio Denti. L'esperto, che ha seguito anche i casi di Meredith Kercher, Sarah Scazzi, Melania Rea, Chiara Poggi, Samuele Lorenzi e la strage di Erba, dovrebbe contribuire a fare chiarezza. Secondo gli investigatori le bande di sequestratori dell'est europeo generalmente non sono in grado di organizzare la detenzione di un rapito, al massimo portano via il soggetto e lo nascondono per una notte intera, prima di intascare i soldi. Intanto il parroco del paese, si è offerto al posto dell'ostaggio.

Che, peraltro, non è cattolico.

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