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Imu e Iva, l'Europa tifa per gli aumenti

Letta e Saccomanni assicurano: "Non sforeremo il tetto del 3%". Ma i richiami di Bruxelles potrebbero giustificare nuove tasse

Imu e Iva, l'Europa tifa per gli aumenti

Roma - Nei corridoi del ministero dell'Economia ormai si parla apertamente di un deficit 2013 al 3,2 per cento del Pil. Al piano di sopra di Via Venti Settembre, la Ragioneria generale dello Stato è un po' più pessimista: ragiona sul 3,4%. Enrico Letta, però, garantisce: «Ci sono tutte le condizioni perché non si sfori il tetto del 3%». E Saccomanni conferma: «Il rispetto del parametro non è in discussione».

Per centrare l'obiettivo è necessaria una manovra correttiva da varare entro la fine dell'anno, proprio per recuperare quello 0,3/0,5 per cento che manca (per un valore di 5/7 miliardi). Una manovrina che dovrà essere approvata dal Consiglio dei ministri prima, o in concomitanza, con la presentazione della legge di Stabilità.
Ed a Palazzo Chigi, come a Palazzo Madama, consultano il calendario: c'è il rischio, infatti, che il voto dell'assemblea del Senato sulla decadenza o meno di Berlusconi coincida proprio con il varo della legge di Stabilità. «Vi assicuro - garantisce il presidente del Consiglio - che la fatica che stiamo facendo per mantenere in piedi il governo e mantenere insieme il Paese e le istituzioni è enorme».

Infatti, questa sovrapposizione di appuntamenti (voto del Senato e legge di Stabilità) rischia di rendere ancora più incandescente un clima politico già surriscaldato.
Al ministero dell'Economia ed a Palazzo Chigi preferirebbero che il voto del Senato arrivasse prima della presentazione della legge di Stabilità. In tal caso, avrebbero spazi d'azione (politici) più ampi, qualora Berlusconi decidesse di confermare la fiducia al governo.

Se, al contrario, il voto sulla decadenza slittasse alla seconda metà di ottobre, la situazione si complicherebbe. Il ministero dell'Economia dovrebbe scoprire prima le sue carte su come intende recuperare tra i 5 ed i 7 miliardi quest'anno in modo strutturale. Ed altrettanti - sempre strutturali - nel 2014. La legge obbliga il governo ad inviare in Parlamento ed a Bruxelles la legge di Bilancio entro il 15 ottobre. La Commissione europea l'esamina per un mese ed a metà novembre avanza le sue osservazioni.
A Via Venti Settembre sono perfettamente consci della necessità di una manovrina. E da quelle parti c'è qualcuno che rileva come l'ammontare necessario sia di poco superiore al gettito garantito dall'aumento dell'Iva. Non solo. Benché Letta si sia impegnato «politicamente» a cancellare la seconda rata dell'Imu, all'Economia con quelle risorse coprirebbero mezza manovra correttiva.

Non è finita. Al ministero non hanno incassato negativamente le osservazioni della Bce sul rischio di sfondamento del 3%. E tantomeno gli avvertimenti fatti da Olli Rehn («i dati dell'Italia non sono buoni», ha detto il Commissario europeo). Al contrario. Simili warning rappresentano acqua al mulino dell'Economia. C'è di più. Esisterebbe un percorso che uomini del ministero avrebbero negoziato con la Commissione. Vale a dire che nelle valutazioni che verranno fatte dalla Commissione a novembre potrebbe figurare l'invito a seguire una politica fiscale concentrata ad alleggerire il peso fiscale sulle persone e dirottarlo sulle «cose». Traduzione: meno Irpef e più Iva. E qualora la seconda rata dell'Imu venisse cancellata, sarebbe Bruxelles a consigliare al governo di ripristinarla. All'Ecofin di Vilnius Saccomanni spiega di aver rassicurato i colleghi europei che l'Imu sarà sostituita dalla service tax. Come a dire: non esistono accordi sotterranei per ripristinare l'Imu; ma conferma lo scetticismo di Bruxelles sull'eliminazione di questa imposta.
A complicare lo schema, però, è intervenuto il calendario del Senato con il voto dell'assemblea sulla decadenza di Berlusconi. Palazzo Chigi spera che arrivi nella seconda settimana di ottobre. Nel weekend presenta la legge di Stabilità al Consiglio dei ministri. Ed il 16 Letta può partire per Washington ad incontrare Obama.

Tornerebbe giusto in tempo per ascoltare la riformulazione delle pene accessorie comminate al Cavaliere dalla corte d'Appello di Milano.

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