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Inchiesta Finmeccanica, corruzione e riciclaggio: indagato pure l'ad Orsi

L’ad, nel mirino per corruzione e riciclaggio, si difende: "Mai versato mazzette alla Lega". E Maroni: "È solo fango"

Inchiesta Finmeccanica,  corruzione e riciclaggio: indagato pure l'ad Orsi

Roma - Prima Guarguaglini, poi Orsi. In pochi mesi la magistratura ha indagato i vertici Finmeccanica, commissariando di fatto il gigante industriale italiano. Guarguaglini era stato mandato a casa a dicembre scorso dopo le accuse nell’inchiesta Enav. Orsi - che del suo predecessore era il nemico giurato, e che per la successione avrebbe goduto della sponsorizzazione di Roberto Maroni - da ieri è indagato dalla procura di Napoli per corruzione internazionale e riciclaggio, per le presunte tangenti al Carroccio.

L’ipotesi delle toghe partenopee riguarda presunte «stecche» destinate alla Lega, collegate alla fornitura di elicotteri «Aw101» per il governo indiano da parte della AgustaWestland, società controllata da Finmeccanica. Che nel periodo sotto esame da parte degli inquirenti - 2004-2011 - era amministrata proprio da Orsi. La società, leader mondiale nel settore degli elicotteri, ha sede a Cascina Costa, Varese, cuore del feudo elettorale di Maroni. Un’area dove la holding controlla anche l’Aermacchi, fusa con Alenia, ai cui vertici siede Emilia Macchi, ex moglie del politico leghista. A puntare i riflettori su Orsi, tra gli altri, l’ex responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica Lorenzo Borgogni.

Che a verbale ha ricostruito l’affaire indiano, riferendo di un compenso di 41 milioni che sarebbe stato riconosciuto all’intermediario Guido Haschke, perquisito l’altro ieri a Lugano. E aggiungendo che questa somma sarebbe stata «accresciuta» di ulteriori 10 milioni, destinati però non ad Haschke, ma a un altro misterioso intermediario, tramite per politici della Lega. Se Bossi ha negato di sapere («mai sentito cose del genere, lì di solito, lavorava Giorgetti, che è un pretino... se gli davano le tangenti, lui gliele portava indietro». E sulle inchieste: «Tre Procure contro di noi. Era tutto preparato, è un Paese di m...»). Maroni poi è stato durissimo: «La Lega non si fa intimidire di certo da queste stronzate fangose». Quanto a Orsi, che al Tg1 ha detto di non aver «mai pagato nessuna somma illegale né alla Lega né a nessun altro», è citato nelle intercettazioni tra Lavitola e l’ex manager del Gruppo Paolo Pozzessere. Di due discutono di forniture al governo panamense con commesse per l’Agusta di cui Orsi era Ad: i pm sospettano tangenti per 30 milioni di dollari. Ma c’è un nuovo filone pronto a esplodere, sul quale lavorano i pm di Palermo.

È quello sulle relazioni pericolose tra Finmeccanica e il cassiere di Cosa Nostra Vito Palazzolo, emerso dalle intercettazioni seguite a una segnalazione a Roma del responsabile Finmeccanica per l’area subsahariana, Francescomaria Tuccillo. Di lui parlano Valter Tarantelli, direttore di Telespazio Brasil, e Romolo Bernardi, responsabile della sicurezza di Finmeccanica. Il primo dice che Tuccillo è «già fatto fuori» dal Gruppo, per aver detto che «in Sudafrica, la Agusta si era appoggiata a soggetti appartenenti a organizzazioni criminali, diciamo organizzazioni mafiose». L’avvocato napoletano Tuccillo, effettivamente esautorato e messo a disposizione da Orsi, già interrogato dai pm partenopei, sembrava «colpevole» solo di aver segnalato ai suoi superiori un capitolo della Mafia pulita, libro di Laudati e Veltri, sugli affari africani di Palazzolo.

Ma ora spunta dell’altro. Secondo quanto ricostruito dal Giornale, Tuccillo a settembre 2009 è nella delegazione italiana al seguito del viceministro Adolfo Urso, per il forum bilaterale Italia-Angola organizzato a Luanda, a cui partecipano decine di rappresentanti di aziende italiane. L’avvocato, nella capitale africana, si interfaccia col responsabile sudafricano di Agusta, Patrick Chabrat.

Quest’ultimo al Forum sarebbe stato visto con un mediatore d’affari che curiosamente non aveva biglietti da visita, ma forniva quelli di Chabrat, scrivendovi sul retro il proprio nome: Robert Von Palace Kolbatschenko. Ovvero la nuova identità sudafricana che il cassiere di Cosa nostra Palazzolo ha assunto nel 1994. Urso al Giornale conferma: «A quella spedizione, organizzata da Confindustria infrastrutture, Tuccillo lo ricordo bene, questo Von Palace no, ma c’erano tanti imprenditori e intermediari...

».

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