Politica

Inchiesta Mose, la difesa di Galan: "I pm non hanno voluto ascoltarmi"

L'ex governatore: "I magistrati non hanno voluto ascoltarmi, e ora parlo io..."

Inchiesta Mose, la difesa di Galan: "I pm non hanno voluto ascoltarmi"

È stata depositata questa mattina in Giunta per le autorizzazioni della Camera la memoria difensiva di Giancarlo Galan, deputato di Forza Italia e presidente della commissione Cultura di Montecitorio, su cui pesa la richiesta di arresto della procura di Venezia nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti truccati del Mose. Durante la conferenza stampa, Galan ne ha illustrato i contenuti e ha detto: "Sono stato investito da un ciclone umano, mediatico, giudiziario che mai avrei pensato. Io non ho le colpe che mi vengono attribuite. Dopo 20 giorni posso finalmente parlare. Per rispetto della magistratura non ho parlato prima, perché volevo che i magistrati mi ascoltassero e volevo che fossero i primi a farlo. Non hanno voluto farlo e ora io sono qui, perché in questo frattempo sono state scritte tutte le peggiori infamie sul sottoscritto, non ho le colpe che mi vengono attribuite dai miei tre accusatori". L'esponente di Forza Italia ha poi aggiunto: "Sulle mie condizioni patrimoniali e sulla casa sono state dette fesserie colossali. Non esiste una parola sul fatto che io abbia avuto soldi".

"Colossali fesserie"

"Mia moglie non faceva la cubista, non ha neppure il fisico anche se è una bellissima donna a cui voglio bene. Quando mi ha conosciuto lavorava nel volontariato ed è stato licenziata. Almeno questo", dice il deputato. Che poi continua: "Le più colossali fesserie riguardano la mia condizione patrimoniale: non esiste neppure una prova che io abbia ricevuto denaro dai soggetti che mi accusano, esistono invece molte prove che loro abbiano preso e maneggiato soldi ma mai che questi soldi li abbiano dati a me, anzi Baita lo conferma in un'intervista il 7 giugno". L'ex governatore veneto ha poi smentito di avere "18 conti correnti" e di avere "interessi in Indonesia sul gas": "Io ho un attivo di 702 mila e rotti euro, non sono nato entrando in politica eppure del patrimonio accumulato prima nessuno ne tiene conto, soprattutto la Guardia di Finanza" che calcola solo "l'imponibile" da quando "sono in politica, "è l'unica voce che la GdF mette a mio carico, ma si dimentica altre voci che sono il 70-80%" del reddito". E ancora: "Io non sapevo di avere 18 conti correnti, tra cui il telepass, il Banco popolare socio coop che non so neppure cosa sia, quanto agli "interessi nascosti in Indonesia, io non sapevo neppure che in Indonesia ci fosse del gas, a me del gas in Indonesia non me ne frega proprio niente".

Galan è un fiume in piena: "Altro che restauro milionario, altro che balle. La mia casa l'ho comprata già restaurata, gli infissi sono esattamente gli stessi, il restauro riguarda il terzo piano e la suddivisione in 7 stanze della parte dell'agriturismo. Ho speso 700mila euro, ma quante balle".

"Qualcuno i soldi se li è presi"

"Io un'idea chiarissima me la sono fatta su cosa è successo. Il Mose è un'opera statale, regolata da leggi dello Stato e finanziata con soldi dello Stato, tanto è vero che io non l'ho mai neanche citata nelle opere regionali di cui vado fiero e poi avete mai visto una tangente che viene pagata 4 anni dopo a uno che ha fatto una cosa di cui era fermamente convinto? Io sono sempre stato un grande sostenitore del Mose. Qualcuno quei soldi se li è presi", ha sostenuto Galan. Che alla domanda se quando era governatore del Veneto si fosse mai accorto di nulla, ha replicato: "Come faccio ad accorgermi di questa cosa, Baita fa una fattura finta a San Marino, la Minutillo parte, prende i soldi e glieli porta. Come facevo a saperlo? Ma non c'è uno che dica di avermi dato i soldi, neppure Mazzacurati, ed io dell'ingegner Neri non ho mai sospettato l'esistenza, in 170 mila pagine non c'è uno che dice che io abbia preso nemmeno mille euro. È ovvio che ho un sospetto su chi ha falsificato le carte e i conti. La firma sul conto di San Marino è una firma falsa che imita la mia, e ha carattere femminile...".

Minutillo indossava un cappotto da 16mila euro

Il capitolo su Claudia Minutillo, ex segretaria di Giancarlo Galan, va aperto "prima con i magistrati che con i giornalisti". Lo ha detto lo stesso ex governatore del Veneto che ha spiegato: "Volevo assumere mia cugina, ma Minutillo era stata appena licenziata da Paolo Scarpa Bonazza Buora, molto influente all'epoca in quanto coordinatore regionale di Forza Italia, che la mise in mezzo ad una strada e lei con grande abilità si ingraziò tutti andando a lavorare al gruppo regionale. Essendo una gran lavoratrice si fece assumere. L'ho mandata via più di otto anni fa per l'antipatia che aveva con mia moglie. Sì, ma la verità è che era antipatica a tutti, nessuno la sopportava. Ed era la segretaria più lussuosamente e costosamente vestita dell'emisfero boreale... Quando ho saputo che indossava un cappotto da 16 mila euro, allora qualche dubbio mi è venuto...". Fumus persecutionis? "È la giunta che dovrà decidere... io fino a prova contraria spero sempre nella buona fede delle persone e spero che si leggano bene le carte. Io non mi sento né un perseguitato dai magistrati né tradito dagli amici", ha affermato Galan.

Baita di un cinismo feroce

Piergiorgio Baita, il manager veneziano che accusa Galan "è un uomo di intelligenza elevatissima, ma di un cinismo feroce, uno davvero capace di tutto ed ha un limite preciso: la presunzione. Si ritiene troppo più intelligente di chiunque altro. Ora è tornato a lavorare, nello stesso settore, fa l'uomo copertina in alcune interviste settimanali, ha patteggiato per quei reati. Si direbbe un fenomeno, un fenomeno del male, se non ci fosse qualche altro valore nella vita...", secondo le parole dell'ex governatore.

Il pm muove nuove accuse

Nel frattempo però il pm Stefano Ancillotto, che con i colleghi Paola Tonini e Stefano Buccini sta gestendo l'inchiesta a carico di Gianfranco Galan, ha reso noto che emergono delle intercettazioni ambientali che attribuiscono all'ex governatore fondi non ben precisati portati all'estero. Secondo quanto riferito dalla toga, le intercettazioni ambientali riguardano dialoghi tra il commercialista di Galan, Paolo Venuti - anch'egli indagato - e sua moglie. Dal dialogo tra Venuti e la donna si capisce che il commercialista fungeva da prestanome per Galan e che proprio per conto del parlamentare di Forza Italia del denaro sarebbe stato portato all'estero e che, proprio mentre esplodeva l'inchiesta, Venuti avrebbe detto alla moglie che solo l'ex governatore del Veneto avrebbe potuto decidere il da farsi. Nel corso del riesame il legale di Venuti, Emanuele Fragasso, ha minimizzato l'intercettazione ricordando che il commercialista era amico da sempre di Galan (quindi i fondi potrebbero essere antecedenti la vicenda Mose) e che tutta la contabilità della famiglia dell'ex governatore era in mano al commercialista.

Fragasso ha anche sottolineato che nella vicenda Venuti-Galan "ci sono aspetti paradossali, perché quando il commercialista si occupa di un altro cliente, che non è Galan, viene perquisito proprio per delle carte che fanno riferimento a investimenti all'estero, documenti risultati in regola che però nell'inchiesta diventano di Galan".

Commenti