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India, nuovo rinvio sui marò. È il venticinquesimo

La Corte suprema indiana dà altri 7 giorni al ministero dell’Interno per decidere l'incriminazione di Girone e Latorre

India, nuovo rinvio sui marò. È il venticinquesimo

Bisogna aspettare. Aspettare ancora. Come se non fosse abbastanza dal 15 febbraio 2012 ad oggi. La Corte Suprema indiana ha rinviato al 10 febbraio prossimo l’udienza sui marò, concedendo altri sette giorni al ministero dell’Interno di Nuova Delhi per presentare una posizione chiara sulle modalità di incriminazione di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Nel corso dell’udienza era previsto l’esame del ricorso italiano. La seduta, durata una ventina di minuti, è iniziata con la richiesta della pubblica accusa di un rinvio, subito contestata dall’avvocato Mukul Rohatgi a nome dei due italiani. Il legale ha ricordato che il caso si trascina da due anni e che la decisione di usare la legge anti terrorismo "Sua Act" contraddice quanto stabilito dalla sentenza della Corte del 18 gennaio 2013, oltre a violare la garanzia del governo indiano sulla non applicabilità della pena di morte nell’incidente che ha coinvolto i due marò.

Rohatgi ha fatto poi riferimento alla confusione tra i ministeri della Giustizia e degli Interni e che, secondo quanto riportato da alcuni organi di stampa, quest’ultimo ha autorizzato la polizia Nia a incriminare i marò in base al Sua Act "nello stesso giorno in cui la Corte esaminava il ricorso italiano". Infine ha ricordato al giudice che il caso, per ovvie ragioni, sta danneggiando le relazioni diplomatiche con l’Italia e l’Unione Europea. Per tutta risposta il procuratore Goolam E. Vanvahati ha chiesto ancora 2-3 settimane di tempo:"Abbiamo quasi trovato una soluzione". Una vera e propria sfida al buon senso. Il procuratore ha attribuito la responsabilità dei ritardi ai testimoni che si trovavano a bordo della nave, dicendo che non sono tornati in India per agevolare la raccolta di indizi nonostante avessero promesso di farlo su richiesta della Corte. A quel punto l'avvocato dei marò ha suggerito alla Corte di autorizzare il rientro in Italia dei militari italiani in attesa che vengano presentati i capi di imputazione. A quel punto, il giudice Chauhan ha deciso di rinviare la seduta precisando però "di non essere disponibile a dare un’ulteriore proroga". Sul possibile rimpatrio degli imputati, l'accusa ha ricordato al giudice che un anno fa, dopo la concessione di una licenza per le elezioni, "i marò non sono tornati". L’avvocato Rohatgi ha però ribattuto che "sono rientrati nei tempi stabiliti". Su questo battibecco si è conclusa l’udienza di oggi.

Di fronte alle lungaggini della magistratura indiana (25 rinvii in due anni), l’inviato speciale del governo italiano, Staffan de Mistura, è dell'avviso che i due marò debbano tornare in Italia dove attendere che venga istruito il processo e arrivi la sentenza. L’Italia ha chiesto che tornino a casa: "Abbiamo fatto capire in tutta le maniere, anche informalmente -ha detto il diplomatico italiano, intervistato dal Gr1 Rai - che questi ritardi vogliono dire" che si autorizzano "i nostri fucilieri di Marina a tornare in Italia con garanzie: (gli indiani) si prendano pure i loro tempi se vogliono, ma a questo punto con i fucilieri di Marina in Italia". "Se il governo dell'India andasse avanti e applicasse contro marò il Sua Act, cioè la legge anti-pirateria, "sarebbe come considerare l'Italia uno Stato terrorista".

L'India rinuncia alla legge antiterrorismo?

Secondo quanto riferisce l'Ansa il governo indiano avrebbe deciso di rinunciare all’uso della legge anti-pirateria, che prevede la pena di morte, per costruire l’accusa nei confronti dei marò. Secondo fonti governative indiane la nuova posizione sarà presentata nell’udienza lunedì prossimo in Corte Suprema.

Letta: settimana importante, sia quella finale

"Quello che ha deciso oggi la Corte suprema indiana è importante, una settimana è importante per la parte indiana per mettere le carte sul tavolo: aspettiamo e speriamo sia quella finale", ha detto il presidente del Consiglio Enrico Letta, sottolineando che è "impossibile che in due anni non si sia fatto nulla. La dead line di una settimana farà chiarezza e la richiesta di riportare i marò a casa durante il prossimo periodo è la richiesta che abbiamo avanzato. Quel che è chiaro è che non c’è più tempo per ulteriori rinvii, la controparte italiana dovrà mettere le carte sul tavolo".

Mauro: la mobilitazione del governo dà i suoi frutti

Con un post su Facebook il ministro della Difesa, Mario Mauro, scrive che "la mobilitazione del Governo italiano sta dando frutti e a Delhi viene registrata con attenzione.

Dobbiamo continuare in questa direzione: unità di Governo e Parlamento nel sostenere i nostri fucilieri di Marina senza distinguo che danneggiano la causa, forte impegno sul piano internazionale -continua Mauro- e massima attenzione sul piano processuale".

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