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Ingroia oscura Di Pietro e De Magistris

Criticato da professori, ex colleghi ed esponenti della società civile sulla composizione delle liste, l'ex pm ha monopolizzato la scena e ha cannibalizzato anche Di Pietro e De Magistris

Ingroia oscura Di Pietro e De Magistris

Professori, ex magistrati, politici di lungo corso e semplici esponenti della società. Tutti insieme erano partiti per fare la Rivoluzione Civile, animati dalla voglia di rinnovamento e rincuorati dalla candidatura di Antonio Ingroia.

A distanza di poco tempo, l'ex procuratore aggiunto di Palermo ha collezionato però una serie di scissioni, atti di abiura e critiche. Rimarrà soltanto lui a fare la rivoluzione? È presto per dirlo, ma è indubbio che Ingroia stia facendo di tutto per fare terra bruciata attorno a sé e per far sì che il suo partito verta esclusivamente sul suo nome. Alla faccia delle reprimenda contro i partiti personalistici.

Basta fare un salto sul sito del partito per scovare il kit rivoluzionario (sfondo Twitter, simbolo, volantino, copertina Facebook) e vedere che è tutto imperniato sul nome e sul volto della toga in aspettativa. I nomi dei candidati sono apparsi soltanto nelle ultime ore. Ed è proprio sul tema delle candidature che si è consumata la corsa all'abbandono.

Dal suo amico e collega Livio Pepino (uno degli ideatori, insieme a Marco Revelli, del manifesto Cambiare si può!), passando per i professori Luciano Gallino, Ugo Mattei e Paul Ginsborg fino al redivivo Fausto Bertinotti: tutti in coro a criticare il magistrato sulla "mancanza di discontinuità nella selezione delle candidature" e sulla rivoluzione che poco ha di nuovo e tanto ha di vecchio.

Perfino Salvatore, fratello di Paolo Borsellino, ha tuonato contro Ingroia accusandolo di aver snobbato candidati attivi sul territorio. "Non c'è un solo nome, uno solo, di quei giovani delle Agende Rosse che avevano con tanto entusiasmo risposto al suo appello di stargli vicino anche in questa nuova e più difficile fase del suo percorso sulla via della Verità e della Giustizia, quello in cui ha dovuto spogliarsi della sua toga", aveva dichiarato Borsellino, salvo poi garantire ugualmente il sostegno a Ingroia.

Ma non finisce qui. Perché se da un lato la toga ha imbarcato vecchi partiti destinati all'estinzione (vedi Pdci di Oliviero Diliberto, Prci di Paolo Ferrero, Verdi di Bonelli, Idv di Di Pietro e Movimento Arancione di De Magistris), dall'altro lato ha anche provveduto alla loro cannibalizzazione mediatica ed elettorale. Soprattutto nei confronti dei due ex colleghi magistrati.

Il leader Idv è praticamente uscito di scena. Appare poco in televisione e inoltre è reduce dallo scacco matto rifilatogli da Ingroia, che ha detto no alla candidatura di Silvana Mura, ex tesoriere Idv e braccio destro di Di Pietro. Che il leader Idv abbia il ruolo di cofondatore del movimento è una notizia insabbiata. Inoltre, i rapporti tra il partito e Ingroia sono tesi. E lo dimostra la recente polemica sui candidati di Rivoluzione Civile che hanno preso parte con tanto di pugno chiuso ai funerali dell'ex brigatista Prospero Gallinari. A lanciare il primo attacco furono proprio due esponenti dell'Idv di Reggio Emilia: Francesco Fantuzzi e Liana Barbati. E poi c'è il tema della Tav sul quale le posizioni di Ingroia (contrario alla realizzazione dell'opera) e quelle dei dipietristi divergono e non poco.

Come sottolineato da Italia Oggi, un altro scisma si è consumato ad Ancona dove "il parlamentare marchigiano David Favia e tutto il gruppo dirigente (tra cui l'assessore regionale Paolo Eusebi e la vicepresidente del consiglio regionale Paola Giorgi) se ne sono andati "in contrasto con la decisione di Antonio Di Pietro di non correre alle prossime elezioni con il simbolo del partito ma con Ingroia".

Anche i rapporti con De Magistris non sono dei migliori. Anzi. Il sindaco di Napoli, che più volte si è scagliato contro la composizione delle liste di Ingroia, parrebbe in procinto di mollare il magistrato che tanto ha sostenuto e tanto ha fatto per convincerlo a lasciare il Guatemala. E così, il primo cittadino partenopeo sembra intenzionato ad appoggiare fino al voto Rivoluzione Civile ma a distaccarsene all'indomani del risultato elettorale perché "Rivoluzione Civile non è il mio Movimento Arancione".

Tra le maggiori delusioni di De Magistris c'è la mancata candidatura in Calabria di Anna Falcone, surclassata da Roberto Soffritti, tesoriere del Partito dei Comunisti Italiani. Perfino tra i cosiddetti esponenti della società civile c'è chi ha rifiutato di candidarsi nelle liste. Come Gildo Claps, fratello di Elisa (la ragazza di Potenza assassinata il 12 settembre del 1993 e il cui corpo è stato ritrovato nella chiesa della Trinità il 17 marzo 2010) il quale ha lamentato una mancanza di discontinuità con il passato e una scarsità di esponenti della società civile. O come Lidia Undiemi, attivista dell'associazione Agende Rosse che ha lavorato per l'ex procuratore aggiunto di Palermo e che ha denunciato in lacrime di essere stata "scaricata" ed esclusa dalle liste.

Strano il destino di Ingroia: dopo aver provato a brigare col Pd, nonostante abbia attaccato sempre il governo Monti, dopo aver strizzato l'occhio a Grillo, salvo poi incassare le critiche e le porte infaccia ("È un bidone aspiratutto"), alla fine il rischio che resti da solo è alto. Per sua sfortuna.

O per sua fortuna.

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