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Intercettazioni sempre più care: nel 2011 in fumo 225,9 milioni

Per le intercettazioni la procura di Milano ha speso nel 2011 oltre 36 milioni di euro, quella di Palermo 32 milioni

Intercettazioni sempre più care: nel 2011 in fumo 225,9 milioni

Milano e Palermo sono le città dove si spende di più per le intercettazioni: 36.279.033 euro nel capoluogo lombardo e 32.163.804 a Palermo. Che ci fosse una certa attività si poteva intuire anche senza dati alla mano ma ora la conferma arriva dall’Eurispes che questa mattina ha presentato il 25° Rapporto Italia 2013. Nella scheda dedicata alle intercettazioni si apprende che, sebbene negli ultimi 3 anni le spese per le intercettazioni telefoniche siano in calo, la quota che i singoli distretti giudiziari liquidano per il pagamento di questa tipologia di servizio è ancora molto elevata. Nel 2011 si sono spesi 225.987.187 euro, l’1,9% in più rispetto al 2008. Entrando nel dettaglio dei singoli distretti, Milano, Palermo sono gli uffici giudiziari dove nel 2011 la spesa per le intercettazioni telefoniche è stata più alta: 36.279.033 euro a Milano, 32.163.804 euro a Palermo. Al contrario, tra i distretti giudiziari dove la spesa per intercettazioni risulta essere più contenuta, troviamo Campobasso (239.723 euro), Potenza (1.200.201 euro) e Salerno (1.205.198 euro). “Osservando la diversa composizione delle spese liquidate – afferma L’Eurispes - dagli uffici giudiziari emerge chiaramente che – anche nel 2011 – la quota destinata al pagamento delle intercettazioni è ancora molto rilevante; l’86,5% delle somme liquidate serve a coprire i costi che gli uffici sostengono per le intercettazioni”.

I numeri del fenomeno. In base agli ultimi dati messi a disposizione dalla Direzione Generale di Statistica del Ministero della Giustizia, in Italia nel 2011 sono stati intercettati oltre 135mila bersagli telefonici. La quasi totalità delle intercettazioni continua ad essere di tipo telefonico, con 121.072 bersagli intercettati; seguono, con valori residuali, le intercettazioni di tipo ambientale (11.888), e quelle informatiche/telematiche (2.573). Tra le diverse tipologie, dunque, quelle telefoniche continuano a rappresentare il 90% del totale, quelle di tipo ambientale l’8,4%, e, infine, quelle informatiche e telematiche solo l’1,6%.

Calano i bersagli... aumentano le intercettazioni. Se è vero che nell’ultimo anno il numero totale dei bersagli intercettati è in leggero calo (erano 139mila nel 2010), negli ultimi cinque anni, il numero delle intercettazioni è aumentato del 19,6%, passando da 113mila bersagli intercettati nel 2006, a oltre 135mila nel 2011. Un dato che risente soprattutto degli incrementi registrati, sia tra le intercettazioni di tipo telefonico, con +20,9%, sia tra quelle ambientali, che nello stesso arco di tempo crescono del 13,5%. In calo solo le intercettazioni informatiche e telematiche che, passando da 2.726 nel 2006, a 2.573 nel 2011, registrano un calo pari al 5,6%. Numeri che fanno stimare in circa 179 milioni gli eventi telefonici intercettati in tutto il 2011.

Infine, le intercettazioni non si concentrino più solamente nelle province del Mezzogiorno, tradizionalmente associate alla presenza della criminalità organizzata di stampo mafioso, ma vengano disposte in misura massiccia anche in molti grandi centri dell’Italia settentrionale, un dato che conferma la penetrazione sempre più capillare delle mafie al Nord, dove sono presenti maggiori capitali e dove è possibile aggredire il sistema imprenditoriale.

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