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Inutile nascondersi l'amnistia s'ha da fare

Le prigioni patrie sono schifezze inenarrabili: brutte, sporche, male amministrate, teatro di violenze e ingiustizie, luoghi non di espiazione della pena, ma attrezzati per la tortura dei detenuti

Inutile nascondersi l'amnistia s'ha da fare

Tra i poteri del capo dello Stato c'è anche quello di inviare messaggi alle Camere, lo sanno anche i ragazzi di terza media che abbiano sfogliato il libro di educazione civica. Ma è un potere raramente esercitato, forse perché i nostri presidenti, da Francesco Cossiga in poi, hanno fatto di tutto e di più, comandando a bacchetta Parlamento e governo, trasformando - di fatto - la nostra Repubblica parlamentare in una Repubblica presidenziale, proprio ciò che la sinistra aveva sempre aborrito. Vabbè, non importa. Casi della vita, anche della politica.

Giorgio Napolitano non si era mai sognato di prendere carta e penna per inviare una lettera ai signori di Montecitorio e Palazzo Madama. Ieri ha colmato la lacuna, e dal nostro punto di vista ha fatto benone a farsi vivo per iscritto in modo che le sue parole non possano essere equivocate. Il contenuto della missiva è improntato al massimo della saggezza: è ora di intervenire - sottolinea il Quirinale - allo scopo di risolvere il dramma carcerario che non interessa ai cittadini finché non finiscono in galera, ma interessa moltissimo a coloro i quali, a un certo punto, inaspettatamente, sono costretti ad andare dietro le sbarre. Solamente allora comprendono la gravità del problema, confermando il vecchio detto: provare per credere.

Le prigioni patrie sono schifezze inenarrabili: brutte, sporche, male amministrate, teatro di violenze e ingiustizie, luoghi non di espiazione della pena, ma attrezzati per la tortura dei detenuti. Chi non le ha mai «assaggiate» né visitate ignora di cosa stiamo parlando. La maggioranza dei compatrioti non si rende conto che il nostro Paese, in materia carceraria, è equiparabile a quelli del quarto mondo, cultore dell'inciviltà e della criminalità organizzata dallo Stato nella convinzione che chi abbia commesso un reato (o sia sospettato di averlo commesso) meriti di essere trattato quale carne da macello.

Questo è il punto. Napolitano conosce benissimo la tragedia che si svolge ogni dì nei nostri reclusori (probabilmente è stato informato da Marco Pannella, l'unico politico che non pensi solamente a se stesso e alla cadrega) e ha messo nero su bianco ciò che è necessario fare: amnistia e indulto. Ovvio: in momenti di emergenza bisogna adottare soluzioni straordinarie. Le chiacchiere e i progetti da realizzarsi a lunga scadenza, le teorie e le promesse di impegno lasciano il tempo che trovano. Occorrono prontezza, buona volontà e tempestività. In altri termini, si smetta di discutere e si cerchi un accordo tra i partiti affinché il potere legislativo accantoni le questioni di bassa bottega politica (e di convenienza elettorale) e approvi subito, subitissimo, un provvedimento di clemenza. Che di clemenza non è, ma di giustizia, meglio ancora di riparazione.

Impossibile non essere d'accordo con Napolitano. Ma abbiamo la certezza che alcuni fessi, numerosi fessi, deputati e senatori e gente comune, avranno da obiettare: con tutti i guai che abbiamo, ci dobbiamo preoccupare dei delinquenti? Non pensano che il 40 per cento dei reclusi è in attesa di giudizio definitivo, e che la meta` di essi sono innocenti e saranno poi assolti; non riflettono sul fatto che la stessa sorte potrebbe facilmente toccare a chiunque. Non solo. C'è chi sospetta che il presidente, sollecitando l'amnistia, in realtà desideri sollevare da sofferenze gratuite non tanto i poveri cristi ingabbiati come polli d'allevamento, bensì risparmiare a Silvio Berlusconi l'onta degli arresti. Che assurdità. Che meschinità impedire un atto di giustizia riguardante migliaia di detenuti nell'ipotesi che, eventualmente, se ne possa giovare l'ex presidente del Consiglio. Umiliarne migliaia per non agevolarne uno? Ma che teoria è? Signori deputati e signori senatori, date retta a Napolitano e non ai miserabili giustizialisti che predicano il consueto e gretto luogo comune: chiudete le celle e buttate via la chiave. Ne avete combinate tante di cattive, fatene almeno una buona: firmate per l'amnistia e andate a dormire con la coscienza pulita.

Se ne avete una.

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