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"Investire in Italia conviene". I mercati non temono il Cav

JP Morgan e Bloomberg smentiscono Monti e la sinistra: rischio contenuto, chiunque vinca le elezioni il Belpaese resterà affidabile

"Investire in Italia conviene". I mercati non temono il Cav

Roma - L'Italia è affidabile, investire nel Belpaese conviene. Le elezioni preoccupano sempre di meno. L'anomalia, semmai, sono i «pregiudizi» di alcuni investitori che in passato hanno sottovalutato la nostra economia. Ci manca il «non ce ne può importare di meno» del differenziale Btp-Bund, sparato lunedì da Silvio Berlusconi e il quadro è fatto.
Ma le valutazioni positive sull'Italia o quantomeno l'acqua sul fuoco degli allarmismi pre voto applicati ai mercati finanziari, vengono da osservatori indipendenti e fuori dalla contesa politica. Per la precisione banche di investimento e, da ieri, anche dal ministro dell'Economia Vittorio Grilli.

Un paio di giorni fa Jp Morgan aveva consigliato di puntare su azioni italiane. Il nostro Paese, riportavano le agenzie di stampa economiche, è ritenuto ancora affidabile. Con buona pace del voto e dello spread. Un bel buy per un Paese che le cronache italiane (e anche qualcuna estera) davano a rischio tracollo causa elezioni. O meglio, a causa della possibile vittoria del centrodestra.

Ad accorgersi che le cose non stanno esattamente così sono stati i mercati che hanno archiviato i timori per la fine dell'euro. Il contesto generale è quello che si è creato grazie all'intervento del presidente della Bce Mario Draghi. Il rischio, entro limiti accettabili, è tornato ad essere valutato positivamente. Per gli investitori e Italia e Spagna sono diventate attraenti, proprio grazie ai rendimenti dei titoli di debito più alti. L'interesse degli investitori è tornato sui paesi periferici, anche a scapito dei Bund tedeschi, riportava lunedì Bloomberg.
Valutazioni indipendenti, arrivate proprio nei giorni in cui lo spread aveva raggiunto i 300 punti e la polemica sul rischio Berlusconi impazzava. Ignorate dalla politica, ma non dai mercati, tanto che ieri il differenziale tra i titoli di stato tedeschi e italiani è calato.

Nelle ultime ore le valutazioni degli addetti al settore nei confronti dell'Italia sono diventate ancora più benevole. È stata ancora un volta l'agenzia Bloomberg a puntare i riflettori su Spagna e Italia, riconoscendo che le preoccupazioni che riguardano la politica dei due paesi mediterranei si sono allentate. Qualunque sia il risultato delle elezioni, «non ci aspettiamo che l'Italia diventi una causa di crisi», spiegava il capo dell'ufficio studi di una banca internazionale.

Se qualcosa è andato storto nei giorni scorsi per l'Italia è stata colpa di valutazioni errate. A sostenere questa tesi è stato invece il ministro dell'Economia Vittorio Grilli, che ieri si trovava a New York. La credibilità dell'Italia calata a causa di un «pregiudizio poco trasparente» sugli investimenti in Italia. Incertezza «esagerata», quindi. Di esagerazioni ce ne sono state anche in Italia. Una è quella del premier in carica e candidato centrista Mario Monti che nei giorni scorsi aveva parlato di possibili «increspature» nei tassi di interesse a causa delle proposte elettorali del centrodestra, in particolare dell'abolizione dell'Imu sulla prima casa. Il ministro dell'Economia non ha parlato delle dichiarazioni di Monti, ma ha riconosciuto che «i mercati sono stati relativamente stabili». L'aumento dello spread nei giorni scorsi, rientra nella normalità. «Non è una sorpresa che avvicinandosi al momento» del voto «ci possa essere qualche volatilità».

Il rischio voto, più che per i mercati, esiste per chi ha paura di perdere le elezioni.

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