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"Io, Francesca e Dudù". Ecco il Berlusconi segreto

L'ex premier si racconta in una lunga intervista a "Gente": "La Pascale il mio inno alla gioia. La mia impresa più  grande? I figli. Vorrei dedicare più tempo ai nipoti"

"Io, Francesca e Dudù". Ecco il Berlusconi segreto

Pubblichiamo ampi stralci dell’intervista rilasciata dall’ex presidente del Con­siglio Silvio Berlusconi al direttore del settimanale Gente Monica Mosca. È la prima volta che il leader del centrodestra posa in versione famigliare con la compagna Francesca Pa­scale e l’immancabile ca­gnolino Dudù: «Francesca è la musica della mia vita, il mio Inno alla gioia»,ha det­to Berlusconi in un passag­gio dell’intervista

Sul prato del parco di Villa San Martino i pollini sembrano un leggero strato di neve. A sollevarli ci pensa Dudù, il cagnolino più famoso che c'è, bianco candido anche lui, soffice come un batuffolo. Francesca Pascale sbuca dal salone ocra che dà sul giardino: è vestita di rosso dalla testa ai piedi, è sottile («Sono dimagrita due chili in una settimana!», dice soddisfatta), una giovane donna di certa bellezza. Il presidente si presenta poco dopo. «Allora, direttore, si comincia?». Il fotografo Livio scatta, Berlusconi e Francesca camminano per mano nel parco, Dudù si infila in ogni foto. 

Presidente, lei ha detto che, per affrontare la disoccupazione giovanile, occorre sgravare di tasse le aziende che assumono giovani.
«Il dramma dell'occupazione è oggi la prima questione da risolvere. Solo la riduzione delle imposte può creare maggiori consumi, più produzione e più posti di lavoro, ma per ottenere questo risultato occorre cambiare la politica di rigore e austerità impostaci dall'Europa».

Qual è l'impresa che le ha dato maggiori soddisfazioni, non solo economiche?
«Le maggiori soddisfazioni sono i miei cinque figli, sono tutti speciali e ricambiano il mio amore con totale dedizione. Le maggiori delusioni: la politica, per i tanti casi di ingratitudine ma soprattutto perché non sono ancora riuscito a cambiare l'Italia come avrei voluto. Ma i miei avversari possono rassegnarsi: io non ho mai abbandonato un compito senza portarlo a termine».
Lei è nonno di sei bambini bellissimi. È vero che li vizia?
«Per coccolarli e per viziarli vorrei avere molto più tempo di quello che ho effettivamente. Mi piace tanto stare con loro, farli giocare, inventare storie, scherzi, sorprese. Sono una delle poche oasi di serenità in una stagione piena di amarezze».
È vero che Francesca ha applicato una sorta di spending review ad Arcore?
«Come in ogni famiglia o azienda, ogni tanto si vede se si può spendere meno o spendere meglio. Credo sia un dovere farlo, anche per rispetto ai tanti italiani che vivono in difficoltà economiche. Tutto qui. Francesca se ne è occupata con l'abilità, l'intelligenza e il dinamismo che mette in ogni cosa».
Lei ha sempre avuto un debole per il Sud e anche per il temperamento dei suoi abitanti: è così?
«Certamente sì. La simpatia, l'intelligenza, la vivacità di chi vive nel Sud mi hanno sempre affascinato. Così come la laboriosità, il senso civico, l'apertura mentale di chi vive al Nord. Ma attenzione a non cadere negli stereotipi. Non esistono i meridionali o i settentrionali, esistono singole persone, ognuna con le sue caratteristiche».
Dei suoi figli, chi le ha dato il maggior sostegno? E come padre ha qualche rimorso?
«Non farò mai una scelta fra i miei figli, sarebbe impossibile. Ognuno di loro mi è stato straordinariamente vicino, in questo periodo in particolare. Come padre, sono orgoglioso di avere dei figli così capaci di darmi affetto, sostegno, consigli. Ho un rimorso verso di loro: se non mi fossi occupato della cosa pubblica, non sarebbero stati colpiti anche loro dalle calunnie e dalle volgarità che sono state inventate sulla mia vita privata».
Se potesse tornare indietro nel tempo, quale scelta non farebbe?
«Non rimpiango nulla. Ho soltanto commesso l'errore di credere che in politica valessero le stesse regole della vita normale, come la lealtà, l'amicizia, il rispetto della parola data. In tanti mi hanno deluso, ma io continuo a credere nei valori che mi hanno inculcato i miei genitori e che io ho insegnato ai miei figli».
Come ha accettato l'affidamento ai servizi sociali?
«Con animo combattuto, perché da un lato ho l'amarezza di chi è stato condannato ingiustamente, ma dall'altro perché non riesco a considerare quella di occuparmi degli anziani come una punizione. Al contrario, è in un certo senso un privilegio. Tanti anziani, pur colpiti da malattie gravissime come l'Alzheimer, sono in grado di trasmettere con la loro umanità e la loro stessa fragilità il senso di quello che conta nella vita».
Lei ha detto che Francesca è una sinfonia.
«Francesca mi aiuta anche semplicemente con il fatto di esserci. La sua presenza accanto a me dona serenità alle mie giornate. Mi viene in mente l'Inno alla Gioia di Beethoven. Le sue bellissime parole, la sua splendida musica, che spazzano via l'amarezza, le sofferenze, il pessimismo. Ecco, Francesca è proprio così, l'Inno alla Gioia di questa stagione della mia vita».
Qual è la dote di Francesca che apprezza maggiormente? E qual è stato il primo regalo che le ha fatto?
«Faccio fatica a scegliere tra le sue qualità. La determinazione, la dedizione, la gioia di vivere, la dolcezza inattesa e sorprendente. Come si fa a non farsi conquistare da una ragazza che ti ha fatto volare sopra la testa un aereo con la scritta “Silvio mi manchi”? Direi che Francesca è entrata a poco a poco e con naturalezza nella mia vita. Il primo regalo? Le sembrerà una cosa banale: una mia foto con dedica, come mi chiedono in tanti. Ma per lei ho scritto una dedica molto particolare, molto personale. Che non racconterò».
Quali sono gli impegni più importanti che la aspettano?
Sono convinto che le elezioni politiche non siano lontane ed è una sfida che dobbiamo attrezzarci a vincere. I cambiamenti che riteniamo indispensabili sono sostanzialmente tre: un presidente del Consiglio dotato degli stessi poteri dei suoi colleghi delle democrazie occidentali. Una sola Camera, auspicabilmente dimezzata nel numero dei suoi componenti, che approvasse i disegni di legge nel termine perentorio di 90-120 giorni. E soprattutto l'elezione diretta del presidente della Repubblica. Solo così potremo diventare un Paese davvero governabile, nel quale si possano realizzare anche le altre riforme indispensabili: quella della burocrazia, quella fiscale e quella della giustizia.

Questo è il mio sogno.

*direttore di «Gente»

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