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Iva, Letta cauto sullo stop: "È una vicenda complicata"

Il premier: "Pronto alle dimissioni se vedessi che mia permanenza peggiora situazione". Poi usa lo spauracchio della crisi per frenare sull'abolizione dell'aumento dell'Iva

Iva, Letta cauto sullo stop: "È una vicenda complicata"

Adesso Enrico Letta passa alle minacce. Dopo aver ripetuto allo sfinimento che non intende entrare nel dibattito sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore, il presidente del Consiglio prova a smorzare i toni dello scontro ventilando le dimissioni. Le sventola sotto il naso della maggioranza che da giorni si tirano bordate a destra e a manca fino ad arrivare lì lì a far saltare il tavolo. E, in particolar modo, sotto il naso dei notabili del Pd (Matteo Renzi compreso) che da un po' di tempo a questa parte si sono fatti prendere dalla smania di andare a elezioni anticipate. "Non possiamo essere io e il presidente della Repubblica gli unici parafulmini - mette in chiaro a Porta a Porta - occorre da parte di tutti una partecipazione alla responsabilità". Un monito che, affiancato al logoro spauracchio della crisi economica e della volubilità dello spread tra Btp e Bund tedeschi, punta a sedare gli animi caldi che vogliono andare al voto quanto prima.

L'antidoto migliore è la paura. Già collaudato ai tempi dello spread impazzito sotto i colpi della speculazione finanziaria, l'allarmismo ingiustificato è la bieca leva con cui i poteri forti giocano per tenere lo status quo. Appelli alla stabilità politica arrivano da tutte le parti. Dal Forum Ambrosetti, dove era riunito il gotha della finanza mondiale. Dagli uffici del dicastero dell'Economia, dove Fabrizio Saccomanni fa di conto per abolire anche la seconda rata dell'Imu sulla prima casa e scongiurare l'aumento dell'aliquota Iva dal 21 al 22%. E pure da viale dell'Astronomia, dove gli industriali si sono spinti tanto in là fino a stringere un patto inaudito coi sindacati. Non è da meno Letto. Da giorni va ripetendo sempre lo stesso refrain: "A marzo e ad aprile eravamo in bilico, e quelle condizioni non sono venute ancora meno". A differenza di qualche mese fa, però, c'è il Partito democratico che scalpita per far cadere tutte: c'è chi come il segretario Guglielmo Epifani vorrebbe disfarsi del Cavaliere per tentare una nuova maggioranza coi grillini, ma c'è anche chi come il sindaco di Firenze che vorrebbe, invece, portare quanto prima gli italiani alle urne. Il Pdl, che non è disposto a stare a guardare i democrat che fucilano il Cavaliere nella Giunta per le elezioni, non intende andare avanti a sostenere l'esecutivo a tutti i costi. A farne le spese è, comunque, Letta. "In questi mesi a palazzo Chigi - spiega il premier a Bruno Vespa - non ho mai pensato di lasciare perché ho sempre pensato ci fosse la solidarietà del parlamento e una forte spinta del presidente della Repubblica". Ma, se le condizioni per governare venissero meno, Letta non ci metterebbe un attimo a "tirare le conseguenze". "Voglio richiamare tutti a una responsabilità che il Paese e i nostri figli ci chiedono - continua - non sono cambiate di colpo le condizioni che ci hanno portato sull’orlo del vulcano".

Oltre che per scongiurare la crisi politica, lo spauracchio del baratro cade ad hoc per prendere tempo sul nodo Iva. "Il barometro è sul variabile: siamo di fronte a scelte importanti e se la lancetta va da una parte è bene e se va dall’altra è un male", continua Letta assicurando che il governo sta ancora valutando l'aumento della tassa sui consumi. "Ne discuteremo, è una vicenda molto complicata - avverte - si tratta di cifre molto elevate. Ma faremo una riforma perché nel tempo si sono accumulate delle stranezze". In ogni caso, l'operazione non sarà alternativa alla riduzione del cuneo fiscale. Letta, però, sa bene che il taglio della pressione fiscale è alla base dell'accordo col Pdl. Il capogruppo alla Camera Renato Brunetta ha già messo in chiaro che, se il governo non dovesse scongiurare l'aumento dell'Iva, Letta cadrebbe nel giro di poche ore. "Se la tendenza sarà il caos politico di questo mese - avverte Letta come ad anticipare le critiche - ci sarà un miliardo di euro in più di costi. Se viceversa torniamo alla logica virtuosa, un miliardo in più". Quindi un'altra minaccia: "Se continua il caos politico, a pagare saranno le famiglie e le imprese.

Perciò bisogna rimettere le cose in stabilità".

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