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"L’Imu colpisce i più poveri giusta la protesta dei sindaci"

Il leader della Cisl Bonanni sulle nuove tasse: così ci rimettono i soliti noti. E i consumi degli italiani cadono a picco

"L’Imu colpisce i più poveri  giusta la protesta dei sindaci"

Roma - Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, siete contro l’Imu ma i sindacati sono stati i primi a chiedere una patrimoniale. Qualcosa è andato storto?
«Siamo partiti con la patrimoniale per i ricchi e ci siamo ritrovati con una che colpisce soprattutto i poveri e quelli che già pagano le tasse fino all’ultimo centesimo. Avevamo chiesto una tassa sui grandi patrimoni e ci siamo ritrovati con un’Ici al quadrato, anzi al cubo visto che c’è anche la revisione delle rendite catastali. Il risultato è che i soliti noti ci rimetteranno una mensilità di pensione o di stipendio all’anno».

L’Imu colpirà le seconde case, in questo caso va bene?
«Non capisco perché nessuno tiene conto del fatto che l’Italia nell’ultimo quarantennio è stata teatro di migrazioni che non hanno precedenti, dal Sud verso il Nord e dalla campagna verso la città e spesso le seconde case sono solo piccoli immobili nei paesi d’origine. Salariati e pensionati dovranno pagare per questi oltre a tutte le altre tasse. Mi pare una ingiustizia e anche un errore dal punto di vista economico».

Perché?
«I consumi stanno andato a picco e non potrebbe essere altrimenti, con gli italiani caricati come muli di tasse e imposte. Poi si parla sempre di politiche anticiliche, ma si colpisce l’edilizia che è un volano formidabile soprattutto in tempo di crisi e di diffidenza verso altri investimenti. Con l’Imu si fermeranno costruzioni e ristrutturazioni e quindi ci saranno entrate fiscali in meno. I sindaci lo sanno bene, anche per questo sono contrari».

I comuni annunciano proteste e iniziative contro la nuova imposta. Condivide la protesta dei sindaci?
«Fanno bene, sono fedeli ai loro elettori e si stanno muovendo per rifiutare l’applicazione dell’imposta. Invece di indicarli come irresponsabili, bisognerebbe ascoltare le loro ragioni. Per me sono più che responsabili, anche perché si sono detti disponibili a trovare alternative».

Dovrebbero cominciare a tagliare anche loro?
«Se si sono mossi in questa direzione significa che hanno idee. Ce ne sono 600, se ne aggiungeranno altri e noi li stimoleremo a fare questa scelta. Appoggeremo i sindaci che, fedeli al loro mandato, cercheranno il modo di non pesare sui cittadini. D’altronde già negli anni passati ci fu un confronto sindacati-autonomie locali sul fisco e con alcuni sindaci trovammo soluzioni positive, come l’eliminazione o la riduzione delle addizionali».

Quindi non è d’accordo con il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri che ha ricordato ai primi cittadini il loro ruolo istituzionale?
«Non voglio entrare in polemiche sulle affermazioni di singoli ministri, ma vorrei fare notare che, prima di mettere in vendita la vita delle persone, sarebbe meglio dismettere il patrimonio demaniale dello Stato. Sappiamo che sono 500 miliardi e basterebbe ad abbattere di un quarto il debito pubblico. Non capisco perché di questo non si parla più».

Insomma il governo tecnico non è immune da errori...
«Io non ho mai avuto un atteggiamento negativo nei confronti del governo tecnico. Semmai il contrario. Ma questa vicenda è direttamente collegata alla loro convinzione che governare significa non discutere con i sindacati, con le imprese e nemmeno con il Parlamento. Mi auguro che ci siano elementi politici e culturali in grado di riequilibrare questa situazione, altrimenti l’Imu sarà solo il primo di una lunga serie di danni. Serve un patto sociale. E non mi vengano a dire che la concertazione è consociativismo».

Tesi che peraltro molti condividono...
«La concertazione è trasparente e quando non c’è, le lobby scorrazzano».

Anche lei è critico con la scelta di affidare i tagli alla spesa ad Amato, Bondi e Giavazzi?
«Riconosco il valore delle persone, ma la scelta mi pare la dimostrazione più lampante del fatto che, più delle soluzioni, si cerca il clamore. Più che il confronto responsabile, l’abbrivio. Un metodo che non funziona. Abbiamo visto come è finita con le pensioni. Hanno voluto fare da soli e ancora siamo alle prese con il nodo degli esodati.

Se si fossero confrontati non sarebbe successo».

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