Politica

Professori in guerra contro l’aumento dell’orario di lavoro

Blocco delle attività extradidattiche. Correzione dei compiti in piazza. Flash-mob davanti al ministero. Occupazione delle scuole. I docenti hanno proclamato per il 24 novembre lo sciopero generale. Il nemico è la legge di stabilità e in particolare la norma che prevede l’aumento delle ore di lezione da 18 a 24

Blocco delle attività extradidattiche.Correzione dei compiti in piazza. Flash-mob davanti al ministero. Occupazione delle scuole. I docenti hanno dissotterrato l’ascia di guerra e hanno già proclamato per il 24 novembre lo sciopero generale. Il nemico è la legge di stabilità ed in particolare la norma che prevede l’aumento delle ore di lezione, le cosiddette frontali, da 18 a 24. Insomma sei ore di lavoro in più in classe senza aumenti di stipendio e soprattutto, accusano i sindacati senza alcuna trattativa.

Il premier, Mario Monti, dopo la prima alzata di scudi dei professori, si è detto pronto a correggere dove si può il testo ma sempre a saldi invariati. E dato che dall’aumento dell’orario dei docenti lo stato prevede di incassare oltre 700 milioni di euro di risparmio annui non sarà facile trovare un modo alternativo per reperirli.Nella relazione tecnica allegata alla legge di stabilità predisposta dal ministero dell’Economia si osserva che con sei ore in più di lezione per docente si ridurrebbero sostanziosamente gli spezzoni di orario e si potrebbe finalmente avviare a regime l’organico di diritto perchè si attuerebbe una forte riduzione se non una totale cancellazione delle supplenze.

Le ore di “buco“ sarebbero coperte dai docenti già in organico nella scuola con risparmio di tempo e di denaro. Quasi 130 milioni di euro all’anno si risparmierebbero perchè i docenti che fanno supplenze oltre le 18 ore vengono pagati in più in mentre se passa la legge le dovrebbero fare “gratis“. Si ridurrebbero poi anche le supplenze annue con un risparmio pari a 265 milioni di euro e si potrebbe limitare l’organico degli insegnanti di sostegno con un ulteriore risparmio di 328 milioni. Un bel “tesoretto“ al quale il ministero dell’Economia non sembra proprio voler rinunciare. Ma questa volta i docenti non sembrano disposti a cedere. I toni e l’unità ritrovata fra tutti i sindacati del settore ricordano un’altra battaglia vinta dai professori: quella contro il concorsone dell’allora ministro dell’Istruzione, Luigi Berlinguer che voleva introdurre un sistema di valutazione diretto sui docenti tramite concorso. L’idea di Berlinguer naufragò e il ministro finì per dimettersi.

I sindacati uniti, Cisl, Uil, Snals e Gilda hanno scritto una lettera aperta a tre segretari di partito, Angelino Alfano (Pdl); Pierluigi Bersani (Pd); Lorenzo Cesa (Udc) chiedendo di sostenere le ragioni dei docenti.

L’aumento dell’orario, dicono i sindacati, è inaccettabile per varie ragioni. Non c’è stato alcun confronto con i sindacati pur essendo l’orario di lavoro materia di contrattazione. Per decreto, accusano, si annulla il contratto di lavoro, si abbassa la qualità dell’istruzione e si sottraggono opportunità di lavoro a decine di migliaia di docenti precari. In questo modo si riducono di fatto le retribuzioni che sono già tra le più basse in Europa. La dura presa di posizione dei sindacati sembra comunque aver già smosso le acque visto che il sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi Doria, ha promesso che comunque «non ci saranno tagli ai posti di lavoro».


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