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L'allarme degli agricoltori: "Torna l'Imu? Per noi è finita"

La denuncia di Guidi, presidente Confagricoltura: "Se dovremo pagare la seconda rata su terreni e fabbricati verrà meno la fiducia nello Stato. Siamo stati traditi dall'esecutivo"

L'allarme degli agricoltori: "Torna l'Imu? Per noi è finita"

Roma - «Se come pare le aziende agricole dovranno pagare la seconda rata dell'Imu su terreni e fabbricati rurali si creerà un vulnus nel rapporto di fiducia con lo Stato». Si sente tradito Mario Guidi, presidente di Confagricoltura. Si sente tradito lui come tutti gli imprenditori di un settore («e meno male che si chiama primario») che si sente il Calimero dell'economia italiana. Pare infatti quasi certo ormai che gli agricoltori saranno gli unici a pagare l'Imu per il 2013. «Credo che ci siano pochissime possibilità di evitarla, ormai».

Guidi, qual è il conto finale?
«Stiamo parlando di 346 milioni, forse di più perché i Comuni per recuperare parte del mancato gettito delle prime case potrebbero alzare l'aliquota al 7,6 per mille».

Eppure a fine agosto il pericolo sembrava scampato e voi celebravate la possibilità di reinvestire quei soldi...
«Per questo tutto ciò fa doppiamente male. Noi non abbiamo nemmeno il diritto di sapere su quali soldi possiamo contare per gli investimenti. Dobbiamo programmare. Non facciamo promesse che non possiamo mantenere, noi».

Un salasso che fa seguito ad altri salassi.
«Già nel 2012 la base imponibile era insopportabile. Grazie alla manovra targata Monti la vecchia Ici per le imprese agricole si era moltiplicata per due, per tre, per cinque. E pensare che i principi cardine della fiscalità dovrebbero essere equità e gradualità. Non solo. Nel 2012 c'è stato un extragettito da Imu agricola di 170 milioni. Soldi che in base alla clausola di salvaguardia il fisco ci avrebbe dovuto restituire. Naturalmente non l'ha fatto. E poi nel 2012 per la prima volta abbiamo dovuto accatastare i fabbricati rurali. Alla mia azienda solo questo scherzo è costato 20mila euro».

Si fa presto a sentirsi perseguitati...
«La sensazione è che non veniamo considerati un settore così importante. Noi siamo sacrificabili, evidentemente».

Chi è il colpevole?
«Non so chi sia colpevole di questa situazione. Certamente alcune parti politiche si sono battute contro l'Imu agricola, ma del resto anche il consiglio dei ministri ci aveva dato garanzie... C'è stata certamente della superficialità. Magari qualcuno è stato vittima di logiche di schieramento, ma le vere vittime siamo noi. È come se la politica potesse mandare messaggi a vuoto».

Che cosa vorrebbe dire al premier Letta?
«Certamente Letta e il ministro dell'Economia stanno facendo una vera opera di ingegneria finanziaria. Ma avremmo potuto parlarne, avremmo potuto cercare tutti insieme un punto di equilibrio. Invece la cosa che mi fa più male è che non abbiamo avuto nessun interlocutore diretto».

Ma tra le imprese chi sta messo peggio?
«Guardi, una grande impresa può pagare 80mila euro di Imu agricola. Ma lo scorso anno qualche impresa più piccola ha avuto un conto per l'Imu più alto dei propri utili».

Siamo all'erario che si mangia tutti i profitti.
«Certo. E questo deriva dalla specificità del nostro settore, che evidentemente il fisco ignora. Vede, non ci vuole molto a capire che per fare agricoltura ci vuole una grande quantità di patrimonio. Ma quel patrimonio ha una produttività bassissima, dall'1 al 3 per cento del valore, la più bassa in assoluto. Non solo. Ogni azienda ha capannoni abbandonati, magazzini inutilizzati.

Pagare l'Imu anche su essi non è giusto, è come tassare una scatola vuota».

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